Musica. “Kid A”, fenomeno Radiohead

Nel 2000 esce l’album del definitivo successo internazionale

“I Radiohead sono stati tra i grandi protagonisti del rinnovamento del rock britannico a cavallo tra i Novanta e il Duemila. Partendo dalle tradizioni pop d’oltre Manica, hanno saputo coniare un linguaggio musicale peculiare, che combina cupe visioni futuriste con uno spleen malinconicamente decadente”

(Onda Rock)

L’evoluzione del rock del 21° secolo

Lo scorso secolo è stato caratterizzato dai primi grandi fenomeni musicali e di costume come Elvis Presley e i Beatles che ebbero un grande impatto sulla prima generazione di giovani dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Dagli anni ’60 in poi artisti come Bob Dylan, Frank Zappa, Lou Reed, Who, David Bowie e i Pink Floyd e altri hanno contribuito in maniera determinante all’evoluzione del rock’n’roll. Dopo i fenomeni del punk e della new wave in cui emersero figure come i Police e i Talking Heads, dagli anni ’80 in poi pochi gruppi rock hanno saputo rinnovare un linguaggio musicale così amato in tutto il mondo. Una delle band più innovative e originali che si sono formate

all’inizio degli anni ’90 sono sicuramente gli inglesi Radiohead. Il primo nucleo del gruppo composto da Thom Yorke e Colin Greenwood prese forma presso la Abingdon School di Oxford nella seconda metà degli anni ’80. Poco tempo dopo entrò nel gruppo anche Jonny Greenwood, fratello minore di Colin, come tastierista, ma in seguito diventò la chitarra solista della band. La prima esecuzione dal vivo della band si tenne alla Jericho Tavern di Oxford nel 1986. Dopo aver raggiunto una certa notorietà negli ambienti del college di Oxford, alcune case di discografiche si interessarono al gruppo che già all’epoca aveva un suono e uno stile originale. La Emi mise sotto contratto il gruppo nell’inverno del 1991. Il nome Radiohead fu preso da una canzone dei Talking Heads presente nell’album “True stories”. “Drill”, il primo singolo, in parte influenzato dai Rem, U2, Nirvana e Joy Division,  fu pubblicato nel maggio del 1992 ma non ebbe un successo di vendite. I Radiohead non si persero d’animo e registrarono l’album “Pablo Honey” che fu pubblicato nel febbraio del 1993. Grazie al successo del singolo “Creep”, che è una sorta di inno per una generazione di perdenti ed emarginati, la giovane band inglese raggiunse la notorietà internazionale. Ecco come Jonathan Greenwood ricorda quel periodo: “Il successo di Creep ci ha messo in difficoltà soprattutto perché avevamo messo in piedi una band con l’obiettivo di suonare e di comporre nuova musica, e invece ci siamo ritrovati ad essere delle specie di jukebox rotti, di quelli che ripetono sempre la stessa canzone”.

L’album arrivò al 22° posto in Gran Bretagna e al 32° negli Stati Uniti, un ottimo risultato per un gruppo che suonava un tipo di musica di non facile ascolto e fruizione. Con il successivo “The Bends” (1995), il suono e le composizioni si fecero più mature e con “Ok Computer” (1997), arrivò la svolta verso sonorità elettroniche e ambient. I Radiohead dopo appena tre album erano considerati come una delle realtà più originali e significative degli anni ’90. Con loro il rock subisce nuove trasformazioni e cambiamenti sia nelle melodie che nella ritmica. L’uso dell’elettronica (che può ricordare l’opera di Brian Eno) è abilmente fuso con una sapiente ricerca melodica che appare creativa e innovativa. Si può in parte affermare che i Radiohead portano avanti il discorso iniziato dai Talking Heads: una sorta di rottura degli stilemi classici del rock’n’roll. Il gruppo di David  Byrne si distinse per la ricerca sonora e per l’uso delle poliritmie africane, mentre la band dei fratelli Greenwood si concentrò sulle atmosfere, sulle sensazioni di tappeti sonori a volte malinconici e decadenti. Con “Kid A” i Radiohead firmarono un altro disco molto ambizioso che li catapultò nel nuovo secolo.

“Kid A”, la maturità artistica

“E’ stato il nostro primo tentativo di lavorare sui suoni delle canzoni in studio. Volevamo capire maggiormente alcuni dei mezzi moderni per creare musica, come ad esempio i moduli di suono e i sampler, frammenti di musica estratti da canzoni preesistenti per comporre canzoni ex-novo. Eravamo anche interessati a ricreare suoni freschi usando vecchi sintetizzatori analogici e batterie elettroniche. Alla fine suonare dal vivo ci piace ancora molto”

(Radiohead)

Per il nuovo album la band si prese molto tempo. E’ un periodo di profonde trasformazioni nella ricerca musicale del gruppo. I dieci brani furono composti tra il gennaio del 1999 e l’aprile del 2000 con la produzione di Nigel Godrich e degli stessi Radiohead, sempre più attenti e consapevoli dell’importanza del suono come simbolo della propria cifra stilistica e compositiva. In questo disco appaiono più evidenti i punti di riferimento dei fratelli Greenwood: Tangerine Dream, Kraftwerk e Brian Eno. La musica diventa sempre più concettuale e ‘sposa’ le armonie tipiche dell’ambient sound così caro a Brian Eno e Robert Fripp. In “Kid A” i Radiohead hanno suonato anche Onde Martenot, uno strumento a tastiera analogica caratterizzato da due oscillatori che possono produrre intervalli inferiori al semitono, glissati e diversi timbri. E’ stato impiegato da artisti del calibro di Pierre Boulez e Edgar Varese.  La ricerca sonora attraverso l’uso di strumenti particolari come il citato Onde Martenot o il Mellotron per creare tappeti di archi, fa di “Kid A”, uno degli album più innovativi, creativi e originali di questo primo decennio del 21° Secolo. Nell’album hanno suonato Thom Yorke, chitarre, basso, tastiere e pianoforte, Jonathan Greenwood, chitarra, tastiere sintetizzatori, one Martenot, Ed O’Brien, batteria elettronica, percussioni e chitarra, Colin Greenwood, basso, tastiere e percussioni, Phil Selway, batteria e percussioni.

L’album, pubblicato il 2 ottobre del 2000, nonostante la complessità dei brani è un successo internazionale. “Kid A” raggiunse il primo posto sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna. 

Condividi sui social

Articoli correlati