Musica. Robbie Williams, ex bad boy

 

Dal successo con i Take That alla carriera solista con l’apice di “Swing when you’re winning”

“Se non fossi diventato una popstar sarei diventato molto grasso. Andavo bene a scuola ma non ho imparato nulla. Forse sarei diventato uno spacciatore di marijuana”. 

Quando arrivo sul palco sembro così sicuro e invece sono terrorizzato. Sono un automa che continua a ripetersi di fare schifo”

(Robbie Williams)

Il successo travolgente di una rock star difficile

E’ sicuramente difficile convivere con il successo quando si è poco più che adolescenti. Lo “star system” è un luccicante meccanismo infernale che spesso ‘divora’ chi (e sono molti) non riesce a gestire l’improvvisa popolarità. Come nel mondo del cinema, anche l’industria della musica segue e persegue logiche durissime e ciniche che non ammettono chi è debole, chi è troppo insicuro. In quei casi, la vita può trasformarsi in una sorta di inferno con tragiche cadute verso droga e alcol. Dopo gli ‘eroi tragici’ degli anni ’60 (Brian Jones, Janis Joplin, Jimi Hendrix e Jim Morrison) anche nei decenni successivi la folle industria del rock distrusse le vite di personaggi eccentrici come Keith Moon e John Bonham, batteristi degli Who e dei Led Zeppelin, Sid Vicious, bassista e cantante dei Sex Pistols, Bon Scott, voce degli Ac/Dc, Nick Drake, il leggendario Elvis Presley e il tormentato Kurt Cobain.

Per un vero e proprio miracolo non fa parte di questa tragica lista Robbie Williams, uno dei migliori cantanti inglesi emersi negli ultimi venti anni. Anche lui come le rock star del passato, arrivare al successo a soli 16 anni, ha comportato un’infinità di problemi comportamentali, l’abuso di droghe e alcol e, un pessimo rapporto con i critici musicali. L’improvvisa e immensa fama ha portato Robbie Williams ad essere per molti anni un vero e proprio “bad boy”, una sorta di disadattato di successo, incapace di convivere con la popolarità e con forti tendenze autodistruttive. Per fortuna una serie di circostanze come l’essere diventato padre, aver raggiunto una certa maturità ed essere riuscito a superare le dipendenze dagli stupefacenti e la consapevolezza di essere un talento naturale del canto, lo hanno letteralmente salvato dal declino psicofisico che lo avrebbe sicuramente portato verso il barato. Robbie Williams stesso ha dichiarato che negli anni ’90 aveva più volte pensato al suicidio.

“Swing When you’re Winning”, a tutto swing e jazz

Robbie Williams dopo aver militato cinque anni con i Take That, popolarissima band di ragazzini, fu letteralmente cacciato per i suoi comportamenti eccentrici, violenti, maleducati e per il suo smodato uso di droghe e alcol. Anche se già era evidente che Williams fosse il più talentuoso cantante del gruppo, pochi avrebbero scommesso che la sua carriera solista sarebbe stata di successo. Il giovanissimo cantante smentì tutti. Il suo primo album solista, “Life thru a lens” vendette oltre sei milioni di copie in tutto il mondo. Anche il successivo “I’ve bebb expecting you” ebbe un grande successo di vendite. Il cantante inoltre con i primi due dischi aveva piazzato ben dieci singoli tutti balzati ai primi posti delle classiche mondiali. Con la sapiente produzione di Guy Chambers, il cantante ottenne un successo sensazionale grazie alla miscela delle sue indiscutibili doti canore, insieme al suo essere un vero e proprio “animale da palcoscenico” e proponendo un pop-rock semplice ed efficace. Con il terzo album Robbie Williams stupì per il repentino cambiamento musicale e per l’ambizioso progetto di riproporre classici swing e jazz degli anni ’40 e ’50. Con “Swing when you’e winning”, Robbie Williams raggiunse una maturità artistica impensabile solo alcuni anni prima. Sempre con l’attenta produzione di Guy Chambers le registrazioni dell’album impegnarono il cantante per gran parte del 2001. Il repertorio musicale del disco era completamente differente dal suo modo di cantare e dalle canzoni dei primi due album solistici. Con il nuovo progetto, Robbie Williams voleva dimostrare al mondo che non era solo un bravo cantante di canzoni pop dal comportamento maleducato. Il rocker britannico voleva mostrarsi come un artista serio che affrontava con rispetto e dedizione brani che hanno fatto la storia della musica swing e jazz. La sfida non era affatto facile e il cantante era consapevole dei rischi. I suoi fans erano abituati a canzoni orecchiabili e semplici. Il successo dell’operazione non era scontato. Il produttore Chambers e lo stesso Williams scelsero per il nuovo album canzoni come “Do nothin’till you hear from me” di Duke Ellington, “Well, did you evah” di Cole Porter, “They can’t take that away from me” di George Gershwin e la strepitosa “It was a very good year” in cui Robbie canta con Frak Sinatra. Nato dalla grande passione di Williams per Frank Sinatra, l’album venne inciso ai Capitol Studios di Los Angeles, e pubblicato simbolicamente proprio sotto etichetta Capitol (storica casa discografica di Sinatra). Il disco contiene duetti con gli attori Rupert Everett, Nicole Kidman, Jon Lovitz e Jane Horrocks, e la partecipazione speciale del vecchio amico di Robbie ed ex-coinquilino Jonathan Wilkes.  In aggiunta, l’album si avvalse della partecipazione della London Session Orchestra. Il brano d’apertura dell’album, “I Will Talk and Hollywood Will Listen”, è l’unica nuova song originale presente sul disco. La canzone è un’ironica riflessione dell’artista, tra il serio e il faceto, sulle proprie ambizioni di diventare una stella di Hollywood con versi del tipo: “Kevin Spacey would call on the phone, but I’d be too busy” (“Kevin Spacey mi chiamerà al telefono, ma io sarò troppo occupato”) e “Mr Spielberg look just what you’re missing” (“Signor Spielberg guarda cosa ti stai perdendo”). 

Con questo repertorio sofisticato, di altissima qualità e complessità Robbie Williams ha dato il meglio del suo essere cantante e artista. La sua splendida voce appare matura e perfettamente a suo agio in un contesto così diverso dal repertorio del cantante. Il successo dell’album fu eccezionale, superiore alle più rosee previsioni. “Swing when you’re winning” fu pubblicato il 19 novembre del 2001 e raggiunse il primo posto in Austria, Svizzera, Norvegia, Nuova Zelanda, Irlanda, Germania e Gran Bretagna, il secondo posto in Belgio, Ungheria e Polonia, il terzo posto in Australia, Danimarca e Grecia, il quarto posto in Svezia e il quinto posto in Italia. Le vendite complessive ammontarono a oltre sette milioni di copie in tutto il mondo.

 

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