Brusa borse. Come Sara sconfisse la crisi col riciclo

SPERLONGA (LT)- Un consiglio spassionato potrebbe essere, se vi trovate lungo la riviera di Ulisse, tra il Monte Orlando e il Promontorio Villa di Tiberio, nel basso Lazio, quello di fermarvi. Se siete a Gaeta, spostatevi a Sperlonga, uno dei borghi considerati tra i più belli d’Italia.

Si respira ancora un po’ l’aria che fu del passato, tra affreschi medievali che raccontano cruente battaglie con i Saraceni e strade dal soffitto a volte dipinto come una notte stellata. Ci si sente un po’ come in un romanzo, se avete molta fantasia, ma comunque sia, anche se non ne avete troppa, ci si sente bene. Perché l’aria di questo posto incantevole fa bene allo spirito e alla mente, in estate, quando è assediata dai visitatori e si respira lo stesso a pieni polmoni, come in inverno, quando si svuota. Tra le botteghe del centro, arroccato su di una collina che guarda il mare e più in là la grotta di Tiberio con l’omonima villa, c’è una ragazza con una bancarella molto caratteristica.

La noti subito, è l’unica. Che tu venga dal mare o dalla pista ciclabile al lato opposto, la trovi comunque. Lei si chiama Sara Sugoni, è una giovane romana adottata da Sperlonga, e qui ha trasportato la sua passione. Vende borse. il suo banco ne è pieno zeppo. Borse di tutte le fogge. Ma non borse normali, le sue, perché Sara le fa lei con le sue mani. Ebbene sì, Sara è un’artigiana. Le sue creazioni sono fatte in iuta, hanno l’odore di paesi lontani e il loro aspetto “povero” è in linea con quella filosofia del risparmio che in tempi di crisi stiamo riscoprendo. Ma c’è dell’altro: queste borse hanno la particolarità di avere come manico cravatte vintage degli anni ‘60 e ’70 che non solo sostengono, ma decorano. La iuta è quella dei sacchi di caffè, sacchi che ogni giorno vengono scaricati nei nostri porti dal Brasile e dall’Argentina e poi finiscono nei grandi magazzini. “La mattina presto io vado lì e faccio una selezione: scelgo i sacchi che più mi ispirano, quelli più belli, con le scritte più affascinanti. Devo scegliere bene, e fare in modo che il disegno non venga tagliato quando prendo le forbici e inizio a lavorarci su” dice Sara mentre non sa quale borsa prendere per mostrarmela. Ha l’aria di chi lavora tutto il giorno con ago, forbici e filo ma non pare stanca: negli occhi ha una luce che negli ultimi tempi è come quella di un faro. Mi sa proprio che quella luce la dice lunga su quanto Sara ami il proprio mestiere, riuscendone a fare, con intelligenza ammirevole, un lavoro soddisfacente.

“L’incontro con i sacchi di caffè è avvenuto un po’ per caso; non saprei spiegare neanche io come. Semplicemente ho avuto l’intuizione e le cose sono arrivate poco alla volta: prima i sacchi di caffè, poi le cravatte vintage e infine la registrazione.” Sì, perché Sara Sugoni ha avuto la prontezza di registrare il suo marchio per evitare grane e tutelare il prodotto. Oggi le sue creazioni si chiamano Brusa borse anche per l’Ufficio brevetti e marchi. E la storia prende una piega diversa.

“Le mie borse sono una ragione di vita. È soprattutto qui a Sperlonga che espongo, ma anche a Roma lo faccio e trovo persone interessate.”

Non solo turisti quindi, ma anche persone appassionate che del riciclo ne han fatto uno stile di vita. Perché delle volte anche i propri accessori possono aiutare l’ambiente e chi lo frequenta , soprattutto se sono espressione della creatività più vera: quella di una ragazza che nel suo laboratorio cuce tutto il giorno, dalla mattina alla sera, e poi espone, vende, chiacchiera con chi le chiede come le sia venuta in mente, un’idea così.

E guardi sul banco e non sai quale scegliere: da quelle a tracolla per le più giovani, a quelle a mano per le più grandi, e poi piccole, grandi, allungate. Non solo borse ma anche borselli e beauty-case. Tutte molto capienti e dal fascino usurato, con un minimo comune denominatore: la trasformazione di una cosa in un’altra dal valore superiore. Espressione, questa, di uno stile che dovrebbe affermarsi con più forza: agire su un oggetto per renderlo migliore e più utile. Brusa borse utilizza rifiuti tessili, materiali che  stanno per finire in discarica e li sforma, gli dà una nuova vita. Il rinnovamento, la decostruzione e l’evoluzione in nuovi prodotti sembrano essere il mantra di questa giovane artigiana che con poco è riuscita a fare molto. E mi pare, sinceramente, che questo sia il giusto spirito per non farsi ammazzare dalla crisi. E per uscirci, soprattutto.

Se volete contattare Sara Sugoni:

[email protected]

Fb: brusa borse.

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