Nel 2014 a Mosca, Serghiei Kirillov, un giovane operaio, si suicida in diretta Skype mentre gli altri utenti lo incitano a compiere il gesto.
Era solo e disperato Serghiei. In preda all’alienazione dei giorni tutti uguali e al fallimento di una vita che non riserva un’ attimo di felicita’.
Mi ha colpito questa storia, non solo preche’ in ognuno di noi si nasconde questa zona d’ ombra
La pesantezza di vivere in un mondo troppo leggero.
Una pesantezza che per alcuni diventa un buco nero.
Mi ha colpito soprattutto il voyeurismo oscuro della nostra società’
Non c e’ rispetto neanche davanti la disperazione.
MI CHIAMO SERGHIEI
Mi chiamo Serghiei, ma non conta.
Non conta quando la vita sembra andare in pezzi e tu non sei in grado di raccogliere anche un solo frammento che identifichi chi sei
Mi chiamo Serghiei, ma potrei essere chiunque
Un uomo o una donna di questa società’ di individui tutti uguali
Ma cosi diversi da sentirtisi soli in uno sciame farneticante
Mi chiamo Serghiei e faccio l operaio
Ma anche questo non conta, soprattutto se ti considerano un pezzo di un inutile ingranaggio
Inizio il mio congedo a questo mondo
Con un bicchiere di Vodka e le ferite delle schegge della mia vita andata in frantumi.
Lo faccio in diretta davanti alla ferocia di questa società’ guardona ma indifferente
La degenerazione non e‘ nel mio gesto, ma nell‘ animo di chi guarda e incita la fine
Mi chiamo Serghiei, ma non conta.
Non conta, per chi ha costruito esistenze liquide, avvelenate dall individualismo abbiente della società
Per chi davanti alla richiesta di aiuto, preferisce lo spettacolo atroce del suicidio di un uomo solo.
Susi Ciolella