Fra le pareti nude
di una casa abbandonata
l’odore di muri scrostati
e frastagliati riempie il vuoto.
Quanto vorrei abbandonarmi
in un passato innocente
dove gli affanni del cuore
non tormentano l'anima.
Quelle terre così lontane
al di là del mare.
Quel suolo natio
dove l’anima mia vola
come l’ape di fiore in fiore.
Lasciai macerie, una guerra
dei sassi un canto selvaggio.
Terra scossa inchiodata
da un coperchio di bara.
Portasti collari e catene
lasciasti insepolto colui
rimasto poi ignoto.
Ora che il piede tocca
la terra sacra degli avi
sento che risplende ancora.
Mormorano i torrenti
le piante sussurrano
il loro canto placa i pensieri.
Come l’amante trova la sua amata
io verso lacrime di gioia
per questa patria ritrovata.
Terra mia che il tuo abbraccio
sciolga il dolore della solitudine
e il meriggio perda la sua afa
il tuono la sua voce e il mare
ondeggi come un campo di grano.
Si depone ogni corazza i pensieri
di guerra si disperdono.
Scacciato da dove vissi
faccio ritorno con un piccolo
fardello di sogni che la pietà
mi ha dato per il mio cammino.
Mirella Narducci
Non siamo come ci vogliono gli altri
siamo noi, con le nostre storie di fatica per la vita
che ci strappiamo a denti stretti
(dedicata a Carmela, stuprata a 12 anni, a Taranto per 4 giorni, suicidatasi due mesi dopo, il 15 aprile 2007)
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prenderà forma la follia
disegnerà l’esile figura
di un pazzo giustiziere.
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