Michael Jackson, l’enigma della sessualità – racconto ventitreesimo

La fine del 1993 per Michael Jackson rappresentò uno dei momenti più difficili del passaggio sulla terra: aveva dovuto interrompere il “Dangerous  world tour”, ricoverarsi in una clinica neuropsichiatrica e disintossicarsi;  la Pepsi Cola, suo maggiore sponsor, gli aveva revocato il contratto;  la sua immagine pubblica era infranta.

Espropriato del danaro e della identità, devastato dal tradimento di La Toya, turbato dall’angoscia della madre,  l’ equilibrio psico-fisico cedette a una grave depressione. Non aveva più fiducia nella vita e la sensazione di essere sfruttato, provata sin da bambino, diventò acrimonia. Terrorizzato, attendeva il momento in cui i suoi guai giudiziari si sarebbero conclusi. Per scacciare l’ansia passava il tempo in un sonno  indotto da stupefacenti,    surrogato pericoloso della serenità, tregua a un dolore cronico inestirpabile. Contando sul fatto che il Natale per Katherine, testimone di Geova , non avesse significato,  restò a casa  in compagnia di Liz  Taylor e suo marito Larry Fortensky.

Liz e Larry si erano sistemati in un’ala appartata di Neverland, dove di giorno Michael dormiva e la notte, tutti e tre,  facevano le ore piccole: complici, amici , in qualche modo “parenti d’elezione”.  Michael trovava tenera l’ammirazione di Larry per Liz,   il suo sentirsi miracolato tra le braccia della grande diva. La luna di miele dei due aveva portato una ventata di dolcezza “nell’isola che non c’è”. In una di quelle sere a cena, mordendo una fetta di pane imburrato, Larry disse:
Il matrimonio è bello Michael… hai mai pensato a sposarti?
Non ancora, ma non lo escludo…
E dimmi, come va con Lisa Maria ? –   Liz guardò il re del pop con ansioso interesse, si riferivano all’amicizia sbocciata di recente tra Jacko e la figlia di Elvis Presley ,  proprio  nel periodo in cui lui frequentava Jordan Chandler. La novità fugava ogni pettegolezzo, aveva messo tutti in subbuglio e faceva sperare chi voleva bene alla popstar.  
Michael sorrise:
Lisa Maria è carina, gentile, mi piace… – fece una pausa bevendo del the –  ha avuto anche lei problemi di farmacodipendenza… abbiamo passato ore a discuterne… si preoccupa per me… vuole venirmi a trovare.
–    Che bello! Cosa aspetti?  – esclamò Liz.   Lei e il marito fidavano in qualcosa di miracoloso che cancellasse i tristi presagi dello scandalo.
Che si concluda l’affare giudiziario – disse il re del pop
Andrà  bene, non temere
Il problema  mi ossessiona… vorrei finisse subito, sarei disposto a pagare… Evan Chandler ha rifiutato l’offerta di trecentocinquantamila  dollari… –  e Michael all’improvviso prese a singhiozzare – gli darei quello che vuole purché si tolga dai piedi!
L’idea che il cantante volesse pagare per mettere tutto a tacere gelò i presenti.
Ma che dici?! Un accordo non deporrebbe a tuo favore… – Larry Fortensky, da bravo concreto operaio, lo guardò trasecolato –  di soldi ne guadagni,  ma quanti ne butti dalla finestra!
Non sopporterei un processo lungo, lo capite?! Sono già abbastanza distrutto… –  Jacko si asciugò una lacrima – Larry forse hai ragione… i soldi quando ne hai avuti troppi, non contano…
Fortensky emise un mugugno a bocca piena:
Cristo Michael! Se non hai fatto niente perché preferisci pagare?!
Voglio che finisca… vorrei dormire… darei tutto l’oro del mondo per dimenticare!

***

La vigilia di Natale Liz Taylor e il marito la passarono a preparare pacchetti, addobbarono l’albero, decorarono la sala, mentre Jacko era in camera sua. Lo chiamarono la sera, quando i doni dovevano essere scartati. Materna,  preoccupata e disinteressata, l’attrice lo soccorse con sincerità. Il primo Natale di Michael Jackson,  il suo punto di non ritorno ai testimoni di Geova. Lui sembrava rinfrancato ma le paure inconsce non lo lasciavano mai del tutto. Aprendo scatole natalizie il re del pop  disse nervoso:
Perché la gente crede che io sia gay? E’ colpa dei miei occhi, del mio naso, del mio modo di muovermi? La mia voce è troppo aggraziata?
Non è una voce bianca –  Liz lo apostrofò come si fa con un bambino  – però sei  sinuoso, bello come una ragazza… ma smettiamola di pensare a queste cose! Vieni piccolo, spacchettiamo… è ora….

Il primo Natale di Michael Jackson – video familiare

Le speculazioni sulla sua sessualità avevano fatto molto soffrire Michael Jackson.  Erano state leggenda fin dall’infanzia, vi aveva contribuito  la sua timidezza, la ritrosia, il non correre dietro alle groupies. In ultimo anche le rivelazioni di La Toya in “Growing up in the Jackson family”, dove diceva di essere stata molestata dal padre: qualcuno aveva fantasticato fosse accaduto anche a Michael,  che ora riproponeva  ciò che aveva subito. Quando ebbe diciannove anni era girata voce che lui  e Clifton Davis – afroamericano, autore e compositore della celeberrima “Never can say goodbye” interpretata con successo dai Jackson 5  – fossero amanti. I due erano comparsi su un tabloid mano nella mano e la stampa specializzata  in gossip era arrivata a scrivere che il re del pop si sarebbe fatto operare per cambiare sesso e sposare il suo amico. Michael lo aveva scoperto per caso. Mentre si trovava al reparto musica di un grande magazzino una fan gli era corsa incontro gridando:
Per favore dimmi che non è vero! Dimmi che non è vero!
Cosa non è vero? – Michael aveva sbarrato gli occhi
I giornali dicono che cambi sesso!
Dio mio, e dove lo hai letto?!
Su Jet magazine…
Oh, per carità… perché credi a queste cose? Certo che non è vero!

Nel 1979 Randy Taraborrelli –  giornalista, suo amico d’infanzia, suo biografo più accreditato, autore di  “Michael Jackson, la magia e la pazzia”,  settecento pagine non ancora tradotte in italiano –  durante un’intervista si era spinto a fargli la spinosa domanda:
Solo per la cronaca, Michael sei o non sei omosessuale?
No, non sono gay –  era scattato il re del pop – non sono omosessuale. La gente si inventa storie sul fatto che sono gay perché non ha nient’altro da fare… non voglio avere un esaurimento nervoso perché credono che faccia sesso con i ragazzi… – poi Michael aveva puntato il dito contro Randy – Secondo te perché mi ritengono gay? Cosa glielo fa pensare?
Randy Taraborrelli non aveva risposto. In verità riteneva che Michael non avrebbe mai permesso a se stesso, anche se avesse avuto propensione verso un altro uomo, di istaurare una relazione di quel tipo. Lo faceva troppo puritano, troppo condizionato dai Testimoni di Geova  che predicavano la fine del mondo per i lussuriosi e un numero esiguo di sopravvissuti all’Olocausto… Randy sapeva che per il suo amico  salvezza significava non essere omosex, rispettare i rigidi principi della sua Chiesa. Se anche avesse avuto certe tendenze, pensava,  mai le avrebbe accettate. Conosceva l’ educazione di Michael Jackson e lo riteneva incapace di non conformarsi ai suoi dettami, sapeva che la stampa avrebbe sborsato cifre astronomiche per accaparrarsi  scoop sensazionali, sia che si trattasse di donne, sia di uomini. Sapeva che per la star una relazione omosessuale avrebbe significato la fine della carriera, la fine dei  rapporti familiari. Un prezzo troppo alto da pagare.

Il 25 gennaio 1994 tra Michael Jackson e i Chandler, con il saldo di 20 e forse più milioni di dollari,  come richiesto dagli accusatori, fu raggiunto un accordo legale e il processo non si fece. I termini dell’accordo, i risvolti privati, sono rimasti segreti. Incassati i soldi la famiglia del piccolo Jordie, soddisfatta come avesse conquistato lo scopo, non pensò minimamente a sporgere denuncia penale contro l’artista. Per i colpevolisti il patteggiamento significò l’evidenza del crimine di Michael,  la fretta di concludere paura di approfondire il caso.  Per gli innocentisti fu soltanto dimostrazione del disperato bisogno di evadere, dell’infelicità di scoprirsi violentato. Non si può negare che l’epilogo lasciò molti nel dubbio, e ancora oggi rende molti incapaci di prendere posizione convinta.

***

Lisa Marie , figlia di Elvis Presley,  credeva all’innocenza di Michael Jackson. Lei aveva visto il re del pop,  per la prima volta, a sette anni a Las Vegas,  mentre si trovava con il padre nella capitale del gioco d’azzardo e  lo aveva poi, prevedibilmente, dimenticato. Fino al 1993, anno in cui, per caso, gli ritornò alla memoria perché si era imbattuta  in lui ad una festa tra amici. Lisa gli era andata incontro, incuriosita e divertita.
Michael Jackson che piacere!
Tu sei la figlia del grande Elvis?!
Diciamo…
Come diciamo?!
Sai com’è…
Scoppiarono in una risata complice e fragorosa. La discendente di un mostro sacro della musica leggera non era una persona qualunque: Michael ne subiva il fascino e prese a corteggiarla. Divennero amici, scoprirono di aveva molte cose in comune, la sera si telefonavano:
Anch’io  ho avuto un’esistenza condizionata dalla celebrità – spiegava Jacko
Ma tu per la tua – incalzava Lisa Marie –   essere “figli di”  è più difficile…
Qualche vantaggio lo avrà dato… io ho fatto tutto da solo!
Andavo in jet a sciare in Colorado…
Caspita!
Non credere che la felicità dipenda dal danaro… – ribatteva Lisa Marie – la relazione di mia madre con John Condor è stata un problema… mi aveva molestata… ho iniziato a usare stupefacenti…
Michael imbarazzato evitava di approfondire.
Dunque comprendi la mia dipendenza dagli antidolorifici…
Sono preoccupata per te…
Anche tu quando finiva l’effetto ti deprimevi?
Volevo morire!
Oh Lisa! Quando vieni a trovarmi?
Presto.
Promesso?
Si…

***

Il caso Chandler si concluse con uno strascico di sospetti che l’epilogo del 2009, imprevisto come molte cose vere, mitigò. Il dentista Evan Chandler, all’età di 65 anni, qualche mese dopo la morte di Michael Jackson, si suicidò sparandosi un colpo. Dicono avesse fatto numerose plastiche facciali per timore di essere trovato e punito dai fan della popstar: condizione che appare più spia di una  malattia mentale,  che di reale eventualità. Suo figlio Jordan, dopo la scomparsa del padre,  si suppone tormentato dai rimorsi, dichiarò alla stampa di aver mentito, indotto dal genitore, persona problematica, che aveva il solo scopo di arricchirsi. Jordan chiese pubblicamente scusa a Michael Jackson, ormai in  cielo. Molti si interrogarono sul perché del ritardo: un altro perché senza risposta. Vicenda tragica, per la quale “tutti hanno pagato” ha commentato un poliziotto di Los Angeles. Vicenda chiusa con dolorosi quesiti tuttora aperti.

Archiviato il triste intermezzo, che pesò su Michael  per sempre,  alla vigilia di cambiamenti dettati anche dallo scandalo,  non si può non lasciargli la parola su un mistero che nessuno ha svelato. Non lo ha fatto neanche Randy Taraborelli nella sua biografia monumentale. Segreto che forse nessuno dissiperà: quello della sessualità del re del pop,  enigma candidato a restare tabù e leggenda. Chi potrebbe illuminarlo, del resto,  se  lui per primo,  potrebbe aver  represso, per paura e vergogna,  le sue vere inclinazioni?  

Ma avendo raccontato  anche i fatti per i quali è stato accusato di perversione, “Michael Jackson, una fiaba nera” vuole tentare, almeno un po’,   di comporre come tessere di un puzzle  quei frammenti di realtà che rendono decifrabile in superficie l’ avventura tragica e straordinaria dell’usignolo di Gary. Di Michael Jackson si è detto tutto e il suo contrario: ancora oggi c’è chi giura  su una relazione omosessuale tra lui e il produttore discografico David Geffen e chi crede non abbia mai avuto rapporti fisici per tutta la vita. Alcuni giornalisti, pur  non avendo prova delle relazioni sessuali e affettive che gli attribuivano, hanno scritto articoli romanzeschi. Qualsiasi supposizione sarebbe menzogna. Facciamo un salto in avanti nel tempo e sentiamo come risponde Michael Jackson, in un reportage da lui voluto,  alle accuse che gli vennero rivolte :

Michael Jackson – Take Two (Traduzione COMPLETA) Parte 1/9

(continua)

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