8. STANCO (prima parte)

 

Che brutta cosa è l’abitudine. Una persona se ne va per sempre e dopo un po’ di dispiacere e di malessere tutto comincia a passare e piano piano si ritorna alla vita di sempre, quasi dimenticandosi della persona che se ne è andata. Soffrire per poi dimenticare e ricominciare a soffrire.

Sembra una specie di tortura” – pensava il nostro Orazio accendendosi una canna seduto su una panchina di un parco vicino a casa. Paz era stata al carnevale di Ourense, famoso per la sua festa ininterrotta e per il suo delirio. Orazio non era potuto andare. Cominciava a sentirsi stanco di tutta quella festa. Quattro giorni senza sapere niente di Paz e poi all’improvviso ecco che suona il campanello… Era lei tutta distrutta dalla festa che voleva vederlo e stare con lui. I due come sempre fecero all’amore tutta la notte fino a che Paz cominciò a fargli alcune domande che estraniarono Campanin. Una di queste fu: “ti piacerebbe essere il mio ragazzo?”. Orazio rispose contento di si, però non era finita. Paz dopo gli disse che in tal caso doveva rivelargli una cosa; ovvero che durante il carnevale si era baciata con un altro ragazzo. Orazio non poteva crederci, tutte le paranoie di quei giorni si erano avverate; il mondo gli crollò addosso. Paz quando vide che Orazio se ne andò cominciò a piangere e gli chiese di non uscire dalla sua vita. Orazio pensò molto, solo per il fatto che la vide piangere e sembravano lacrime sincere. Decise quindi di darle un’altra possibilità e da quel giorno le cose cambiarono totalmente. I due innamorati passarono una settimana intera insieme 24 ore su 24, facendo all’amore e baciandosi ogni secondo. Chissà per quanto sarebbe durata. Si perché le storie d’amore sono un ciclo e l’amore prima o poi finisce la sua forza e si spegne rifugiandosi forse nell’abitudine. Orazio non riusciva a capirci niente di queste cose, pur pensandole per ore, aveva paura che quei momenti indimenticabili svanissero da un momento all’altro per colpa dei soliti detti sulle storie d’amore. L’amore, le persone e le cose hanno equilibri troppo complicati da intendere, tutto all’improvviso si può trasformare come non cambiare mai. Quanto era bello fare il cameriere in un bar per Campanin adesso che dopo otto mesi aveva trovato un lavoro. Ma anche questo per sua sfortuna non gli avrebbe permesso di rimanere a Santiago  perché non lo chiamavano quasi mai e i giorni che lavorava non gli permettevano di guadagnare il denaro necessario alla sua sussistenza. Il miglior amico di Orazio, Juan, stava aspettando un altro figlio e per questo era tutto contento, sempre alla ricerca di luoghi disabitati dove andare a vivere. Orazio era stanco, stanco di cercare, stanco dell’eterno ritorno delle sue paranoie, dei suoi vizi e della fottuta realtà che non voleva lasciarlo vivere tranquillo. Cosa fare? Era aprile e non era cambiato niente dopo otto mesi. Aveva anche pensato di lasciare Paz, così dal nulla. In realtà non voleva soffrirne la distanza.

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