Lavoro. A rischio 200 mila posti. Ocse: sarà sempre peggio

ROMA – La situazione del lavoro in Italia è grave e peggiorerà di molto nei prossimi mesi. Ad annunciarlo sono i dati diffusi dall’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, e gli artigiani della CGIA di Mestre. Nel mese di luglio rende noto l’Organizzazione con sede a Parigi, nell’area euro la disoccupazione, dopo 13 mesi di continui aumenti, si è fermata al livello dell’11,3%, ben 4 punti al di sopra del minimo storico del 7,3% segnato nel marzo 2008.

Anche in Italia il tasso di disoccupazione complessivo è stabile al 10,7%, confermando il medesimo livello del mese di giugno. Il dato complessivo è composto da un tondo 10% per gli uomini, come a giugno, e dall’11,8% per le donne, in lieve aumento rispetto all’11,7% fatto registrare a giugno.
Lasciando da parte le aride statistiche quel valore percentuale corrisponde 2,764 milioni di persoone in cerca di occupazione contro i 2,767 a giugno. I disoccupati nei paesi dell’area Ocse sono un totale di 47,9 milioni di persone, ben 13,1 milioni in piu’ rispetto al minimo del 2008 e di questi ben 11,9 milioni sono giovani, che restano i più colpiti dalla crisi.
Insieme a Spagna e Repubblica Slovacca, l’Italia è il Paese i cui giovani soffrono il più alto tasso di disoccupazione. Nei paesi dell’area Ocse il tasso medio di disoccupazione è infatti del 16,1%, tasso che si impenna al 22,6 per cento nell’Eurozona, con il massimo in Spagna, al 52,9%, in Italia al 35,3% e nella Repubblica Slovacca al 37,8%.
Il paese con il maggior tasso di disoccupazione complessivo è la Spagna con un tasso del 25,1% a luglio scorso, in aumento dello 0,2% sul mese precedente, seguita dal Portogallo, 15,7% come a giugno, ed Irlanda con il 14,9%,+0,1% su Giugno.
Dal lato giusto della graduatoria si piazzano invece Australia, Austria, Germania, Giappone, Sud Corea, Lussemburgo, Messico e Olanda, tutti con tassi di disoccupazione al di sotto del 5,5%.

Nerissime le previsioni  della CGIA di Mestre

Nerissime sono poi le previsioni degli artigiani della Cgia di Mestre, che incrociando i dati occupazionali dell’Istat e quelli di previsione realizzati da Prometeia, sono arrivati a conclusioni numericamente preoccupanti.
Sarebbero infatti  ben 202.000 posti di lavoro a rischio nel secondo semestre di quest’anno e di questi ben 172.000 delle piccole e medie imprese. 
La perdita di 202.000 posti di lavoro deriverebbe dai circa 30.000 esuberi di addetti occupati nelle grandi aziende che hanno aperto un tavolo di crisi presso il ministero dello Sviluppo economico con gli altri 172.000 che sono alle dipendenze delle piccole e medie imprese.
Giuseppe Bortolussi, il segretario della Cgia, premettendo che negli ultimi quattro anni il numero di posti di lavoro è sempre diminuita nella seconda parte dell’anno, ha definito la variazione prevista per il 2012 come  “peggiore solo al dato di consuntivo riferito al 2009′. “Purtroppo, ha poi proseguito Bortolussi, in queste ore non si sta consumando solo la drammatica situazione dei lavoratori dell’Alcoa o dei minatori del Carbosulcis, ma anche quella di decine e decine di migliaia di addetti delle Pmi che rischiano di rimanere senza lavoro’.
Da sottolineare infine la differenza che Bortolussi evidenzia tra quanto accade oggi e quanto accadeva venti o trent’anni fa. “Le ristrutturazioni industriali avvenute negli anni ’70, ’80 e nei primi anni ’90  presentavano un denominatore comune: chi veniva espulso dalle grandi imprese spesso rientrava nel mercato del lavoro perché assunto in una Pmi. Oggi anche queste ultime sono in difficolta’ e non ce la fanno più a creare nuovi posti di lavoro”

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