Commesse in rivolta contro la liberalizzazione degli orari

ROMA – Le commesse e i commessi scendono in piazza contro il decreto sulle liberalizzazioni degli orari commerciali.  Una manifestazione che toccherà diverse città italiane.

Alla base della protesta, per l’appunto, la cosiddetta “deregulation” ovvero la possibilità per gli esercizi commerciali di restare aperti 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Inizialmente sembrava che questa possibilità potesse creare nuovi posti di lavoro. Invece le commesse non solo si ritrovano a lavorare anche nei giorni festivi, ma la loro busta paga è aumenta di pochissimi spiccioli. Insomma il gioco vale davvero la candela? Si chiedono le lavoratrici e i lavoratori del settore. “Abbiamo le buste paga più basse d’Europa, e di conseguenza anche gli straordinari, ai quali non possiamo rinunciare, sono davvero bassi. Una presa in giro.”, ci racconta una di loro.
La protesta era nata su Facebook, su alcune pagina chiamate “Domenica No grazie”, che fanno riferimento ognuna alla propria regione o città.

Da qui l’iniziativa ha iniziato a prendere piede, fino alla prima iniziativa di oggi, “OccupySunday“. Assieme alle commesse si sono aggiunti anche i piccoli commercianti, quelli schiacciati dalla concorrenza spietata dei centri commerciali.
Ora le commesse attandono il verdetto della Consulta che a novembre dovrà decidere se accogliere il ricorso presentato da alcune regioni contro la deregulation,ritenuta addirittura incostituzionale, sulle aperture degli esercizi. Tuttavia il vero nodo della questione rimane il salario. Troppo basso per sopravvivere dignitosamente.

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