Filcams Cgil Salviamo Fnac, salviamo la cultura. A Milano la protesta

ROMA – Hanno manifestato questa mattina a Milano le lavoratrici ed i lavoratori della Fnac Italia, catena francese di libri e multimedia.

Lo sciopero nazionale indetto dalle organizzazioni sindacali è stato organizzato davanti alla Borsa di Milano in piazza Affari, in occasione del convegno Pambianco 2012 al quale tra i relatori era presente Francois Henri Pinault, amministratore del gruppo PPR, di cui faceva parte fino a qualche mese fa anche Fnac.
Il consiglio di amministrazione di PPR infatti ha di recente approvato all’unanimità il progetto di scissione di tutto il gruppo Fnac. Questo progetto però prevede anche operazioni di rilancio e contestuali tagli dei costi.
In particolare per l’Italia è confermata la volontà di interrompere l’investimento entro fine 2012, ma se non sarà trovato un acquirente entro due mesi, tutti gli 8 negozi Fnac rischiano la chiusura, con conseguente perdita di 600 posti di lavoro.
L’azienda è latitante, risposte vaghe alle richieste dei sindacati e dei lavoratori e tante incertezze; lo stesso, Pinault destinatario di più lettere da parte dei sindacati, non si è mai scomodato a dare risposte che potessero far comprendere il destino dei dipendenti. Neanche questa mattina, pur avendo circa 150 dipendenti proprio fuori dalla sede del convegno a cui è intervenuto.
L’assessore alla Cultura di Milano Stefano Boeri ha espresso la propria solidarietà ai dipendenti della Fnac invitando una delegazione alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa “Book city Milano”.
“Da quasi un anno” spiega alla folta platea composta da persone vicine agli ambienti culturali Daria Banchieri della Filcams Cgil Nazionale, “i dipendenti di Fnac Italia sono in attesa di una spiegazione per capire quale sarà il loro destino, ma non hanno mai smesso di lavorare con responsabilità e professionalità”.
Nonostante le belle parole di Pinault di questa mattina, che lodava il “made in Italy”, il gruppo PPR, proprietario anche di Gucci e Bottega Verde, ha deciso di investire nel lusso e abbandonare la cultura in Italia.
“Andremo avanti con la nostra mobilitazione” conclude Daria Banchieri “sempre al fianco e a sostegno dei 600 dipendenti italiani.”

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