Crisi. Diminuisce il Pil, cresce il rischio povertà

ROMA – I dati odierni dell’Istat non sono altro che l’ennesima conferma di una tragedia annunciata, da tempo.

Produzione industriale in caduta libera (l’ultimo dato attesta un calo del -6,2%), consumi in continua contrazione (secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il 2012 si chiuderà al -5%), potere di acquisto in discesa (-13,2% dal 2008), disoccupazione ai record storici (11,1%): sono questi solo alcuni dei fattori che testimoniano come l’economia del nostro Paese ed i bilanci delle famiglie stiano peggiorando di giorno in giorno.
Di fronte ad una situazione simile non sorprende che il Prodotto Interno Lordo segni una contrazione del -2,4% sull’anno (confermando in pieno, purtroppo, le drammatiche previsioni che avevamo già fatto all’inizio dell’anno).
Come rilevato dallo stesso Istituto di Statistica, nel 2011 oltre un quarto degli italiani era già a rischio povertà o esclusione sociale.
Un andamento sicuramente aggravato dall’azione del Governo Monti, troppo impegnato nel rimettere in sesto i bilanci senza preoccuparsi delle gravi conseguenze che ciò comportava sulle tasche già povere e sulle precarie condizioni di vita dei cittadini.
IMU, IVA, accise sui carburanti, aumenti delle addizionali hanno contribuito in maniera determinante ad aggravare gli oneri per le famiglie, che oggi si ritrovano di fronte ad uno dei natali più rigidi mai vissuti (il calo della spesa per i consumi squisitamente natalizi sarà di circa il -11%).
Per questo è fondamentale che, comunque si evolva la situazione politica, si agisca necessariamente per un rilancio del potere di acquisto delle famiglie, specialmente quelle a reddito fisso, cioè lavoratori e pensionati.
Le risorse per intervenire in tal senso andranno ricercate attraverso una maggiore lotta all’evasione fiscale ed agli sprechi, nonché attraverso una maggiore tassazione sugli alti redditi.
Se non si interviene il prima possibile in tale direzione l’economia italiana andrà sempre peggio e continuerà ad avvitarsi sulla spirale depressiva da cui, ad oggi, non si intravede via d’uscita.

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