Edilizia. Presentato VII Rapporto Ires-Fillea. Dati allarmanti sui lavoratori migranti

ROMA – “Il lavoro dei migranti nelle costruzioni, possibile risorsa contro la crisi”.

Questo il titolo dell’assemblea svoltasi questa mattina presso la sede nazionale Fillea in via G.B. Morgagni a Roma. Durante l’incontro, è stato presentato il VII Rapporto Ires-Fillea sui lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni. La crisi economica fa sentire sulle spalle dei lavoratori un peso che diventa giorno dopo giorno più insostenibile. Per le maestranze straniere, poi, i problemi si amplificano. La scure della depressione – seconda solo a quella del ‘29’ – fece capolino intorno al 2007.  In principio ci furono gli alti prezzi delle materie prime. Poi vennero due crisi spaventose che si affacciarono con prepotenza sul palcoscenico globale: quella alimentare e quella creditizia con relativo crollo delle borse. Il fallimento della Lehman Brothers fece il resto. Fu il colpo di grazia che scatenò quel ‘Big bang’ economico i cui effetti sono ancora devastanti (vedere il calo generalizzato del Pil nei vari stati occidentali). La ripresa – benché iniziata – è ancora lenta. La grande depressione oggi colpisce un po’ tutti: famiglie e imprese. Soprattutto quelle piccole e medie. E in tale contesto, reso ancor più fosco dal vuoto di interventi strutturali e dall’assenza di immediate prospettive di ripresa, come hanno risposto alle difficoltà le imprese del settore delle costruzioni, per la gran parte piccole e piccolissime? Riducendo i costi.

 

Questo implica minori diritti, salari, qualità del lavoro, maggiore evasione ed elusione, lavoro  nero, irregolare, falso autonomo. E maggiori carichi di lavoro. In questa generalizzata corsa al ribasso, la condizione delle maestranze straniere – più ricattabili e fragili –  ha assunto contorni dalle sfumature particolarmente incerte e preoccupanti. E’ questo, in sintesi, il quadro che emerge dal VII rapporto Ires-Fillea Cgil sui lavoratori immigrati nel settore delle costruzioni, presentato stamattina nel corso dell’Assemblea Nazionale dei lavoratori immigrati della Fillea. Apertura e chiusura dei lavori affidate al segretario generale Walter Schiavella e al segretario confederale nazionale Vera Lamonica. A presiedere il convegno, il Responsabile ‘Politiche Immigrazione Fillea’, Mercedes Landolfi. Sono intervenuti anche lavoratori, delegati e dirigenti immigrati in rappresentanza di tutte le strutture Fillea territoriali. Il VII Rapporto Ires-Fillea Cgil è stato, invece, presentato al pubblico da Emanuele Galossi e da Giuliano Ferrucci. I dati emersi sono allarmanti. Nel corso degli ultimi quattro anni la forbice del differenziale retributivo tra italiani e stranieri si è ulteriormente allargata passando dal 4,1% del 2009 al 10,5% del 2012. Nel settore delle costruzioni, gli stranieri guadagnano in media 133 euro mensili in meno dei loro colleghi italiani, con punte di 195 euro per i manovali. Dai dati emerge, inoltre, un crescente ricorso alla Cassa Integrazione soprattutto tra i lavoratori immigrati. Nel corso del semestre del 2012, sul totale dei cassa integrati afferenti il settore delle costruzioni, il 33% è di nazionalità straniera,  contro il 19% del peso complessivo degli immigrati sul totale degli occupati. L’utilizzo della manodopera straniera si concentra in attività maggiormente dequalificate: il 58% degli stranieri nel 2011 ha lavorato come operaio comune rispetto al 29,5% dei lavoratori italiani, mentre gli operai specializzati e di IV livello rappresentano l’11,5% della forza lavoro straniera a fronte del 35% degli italiani. Il VII Rapporto Ires-Fillea fornisce anche altre indicazioni. Il 90% delle professioni esercitate degli stranieri è “di cantiere”. Solo l’1% è il peso delle professioni tecniche, mentre per gli italiani il cantiere pesa per il 60%, la professione tecnica per il 15%. Il settore delle costruzioni continua ad essere quello in cui è più alta la presenza di infortuni per gli stranieri. Per la prima volta, nel 2011 e 2012,  si arresta la crescita occupazione immigrata nel settore. I lavoratori immigrati, infine, si attestano a quota 346mila, ovvero il 19.2% del totale della manodopera.

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