Fillea. Si muore di lavoro e di non lavoro. L’iniziativa a Trapani nel nome di Burgarella

In Sicilia persi 52 mila posti di lavoro nel settore delle costruzioni.Fallite 500 imprese

ROMA – Appello a continuare le operazioni di recupero di Mario Cardinale, l’operaio sepolto vivo con il suo escavatore  nella provincia di Agrigento, viene dal segretario generale Fillea Cgil Walter Schiavella. “Ci stringiamo al dolore della famiglia e di tutti i cittadini che hanno manifestato davanti alla cava di Galbasa a Villafranca Sicula per continuare le ricerche” nelle quali “ci auguriamo siano coinvolte le migliori competenze, dalla Protezione Civile all’esercito, non lasciando intentata alcuna strada per recuperare il corpo del lavoratore.”

Ma in Sicilia in questo periodo “si muore sia di lavoro che di non lavoro” prosegue amaramente Schiavella, riferendosi alla tragedia accaduta dieci giorni fa a Trapani, dove Peppe Burgarella, iscritto e quadro Fillea Cgil, si è ucciso per denunciare l’assenza di lavoro e la latitanza dello stato di fronte al dramma della disoccupazione. Ed era stata proprio la Fillea di Trapani, d’accordo con il  fratello Giovanni, a rendere pubblica la storia  “perché questo avrebbe voluto Peppe – ricorda Schiavella – il suo gesto è stata una disperata denuncia, un disperato richiamo ai valori costituzionali, a quell’articolo 1 di cui chiedeva il rispetto e per cui aveva scelto di impegnarsi nel sindacato e, purtroppo, per cui ha voluto sacrificare la propria stessa vita.”

E proprio per ricordare Peppe Burgarella, la Fillea e la Cgil siciliane hanno deciso di spostare da Palermo a Trapani (domani, 13 febbraio, ore 9,30 Palazzo della Provincia) una iniziativa già  programmata da tempo per presentare le proposte del sindacato e denunciare la drammatica crisi occupazionale della Sicilia, come confermano gli ultimi dati congiunturali: 95mila posti persi in totale, di cui 52mila solo nelle costruzioni, un crollo verticale (- 60%) del numero delle gare pubbliche. In quattro anni per gli edili massa salari e ore lavorate  giù del   25% e del 20%,  quasi 500 le imprese di costruzioni fallite  “numeri  che raccontano la disperazione non solo del settore delle costruzioni ma di una regione intera,  che non può più aspettare”- continua Schiavella-  e er questo occorre togliere al più presto  i lucchetti ai cantieri, occorre che arrivino quelle risorse su cui gli ultimi due governi hanno fatto il medesimo giochino delle tre carte, senza mai  spenderli davvero. Dove sono i soldi del Cipe per le opere? Dove sono i soldi per rimettere a posto migliaia di scuole che non sono a norma antisismica? In Sicilia le costruzioni possono essere il volano della ripresa – conclude Schiavella  – dando una risposta coerente alle due maggiori priorità  dell’isola, quella di generare lavoro e quella di proteggere uno dei territori più fragili del nostro paese, e con esso tutta la sua popolazione. “

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