Istat. 7 milioni di persone in grave difficoltà. Cresce la disuguaglianza

ROMA  – Sempre più italiani vivono in condizioni di gravi difficoltà economiche: nel 2011 quasi 7 milioni di persone (6,7 milioni per la precisione), secondo il rapporto Bes redatto da Istat e Cnel e presentato oggi a Montecitorio alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Si tratta di 2,5 milioni di persone in più in un anno (erano 4,2 milioni nel 2010).

E la situazione economica non migliora nel nostro Paese: stando ai dati Istat quest’anno il Pil perde già l’1%.  Tornando allo studio Cnel-Istata, se nel 2010 la percentuale di famiglie in condizioni di deprivazione era al 6,9%, accompagnata da una sostanziale stabilità dei tassi di
rischio di povertà e di povertà assoluta, nel 2011 la percentuale è schizzata all’11,1%. La causa di questo disagio è da ricercarsi in particolare nella caduta verticale del  potere d’acquisto delle famiglie, sceso di cinque punti percentuali dal 2007 al 2011. Una contrazione che, tuttavia, si è riflessa solo in parte sui consumi che in termini reali sono diminuiti solo dell’1,1%. Questo perchè, spiega l’analisi, nei  primi anni della crisi le famiglie hanno intaccato il patrimonio e risparmiato meno nel tentativo di mantenere il proprio standard di vita. Nello stesso quadriennio, sottolinea l’Istituto di statistica, la propensione al risparmio è passata dal 15,5% al 12% per arrivare all’11,5% nel secondo trimestre del 2012. Una condizione che ha contribuito a peggiorare il rapporto tra i cittadini e le istituzioni e la politica.

Riguardo alla fiducia nelle istituzioni nazionali e locali, a marzo del 2012 si è registrato il picco più basso con un giudizio di 2,3, su una scala da 0 a 10, riservato ai partiti politici. Cresce anche il livello di disuguaglianza, quello misurato attraverso il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero che ha registrato valori crescenti, dal 5,2% del biennio 2008-2010 al 5,6% del 2011 (il che significa che il 20% più ricco delle popolazione percepisce un ammontare di reddito più elevato del 5,6% rispetto al 20% più povero). Come detto, l’Istat ha diffuso oggi i dati sul Pil. La variazione acquisita per il 2013 è pari a -1%. L’Istituto conferma che il prodotto interno lordo ha registrato una flessione del 2,4% nel 2012. Nel quarto trimestre il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito invece dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 2,8% nei confronti del quarto trimestre del 2011. L’Istat sottolinea che c’è stata una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una in più rispetto al quarto trimestre del 2011.

Cresce la disuguaglianza
Come  riporta il Rapporto Ista  BES 2013, cresce anche il livello di disuguaglianza in Italia, quello misurato attraverso il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero che ha registrato valori crescenti, dal 5,2% del biennio 2008-2010 al 5,6% del 2011 (il che significa che il 20% più ricco delle popolazione percepisce un ammontare di reddito più elevato del 5,6% rispetto al 20% più povero).  
L’indagine sottolinea anche come i valori italiani siano al di sopra della media europea e prossimi a quelli di Irlanda e Regno Unito, inferiori a quelli di Spagna, Grecia e Portogallo. Come nel resto dei Paesi industrializzati, anche in Italia la distribuzione è molto più concentrata di quella del reddito. Dal 2004 la concentrazione della ricchezza è tornata a crescere e la quota di ricchezza posseduta dal 10% più ricco della popolazione è salita al 45,9% nel 2010, contro il 44,3% del 2008.

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