Redditi delle famiglie italiane. Sempre più in basso

ROMA – Sulla questione economica nazionale non si spendono mai abbastanza parole. E forse non si spendono per una scelta precisa.

Prendiamo i dati Istat relativi all’andamento dei redditi delle famiglie italiane, dati che hanno subito un vero e proprio collasso visto che nel 2006 il reddito delle famiglie fece segnare un più 3,5 per cento mentre nel 2009 il medesimo indice segna un gravissimo meno 2,7 per cento.
La notizia potrebbe essere già tutta qui in un indice negativo, seppur negativo per la prima volta dagli anni ’90 del secolo scorso.
La qualità di quel dato, la sua composizione, è però peggiore del dato stesso. Il reddito delle famiglie è composto principalmente da redditi da lavoro e da redditi da capitali. In 18 delle 20  regioni italiane il reddito è diminuito, solo Calabria e Sicilia hanno fatto segnare un seppur lieve incremento del reddito, ma in alcune regioni c’è stato un vero e proprio tracollo, in Piemonte i redditi da lavoro sono passati dai 52,381 milioni di euro del 2008  ai 50,600 del 2009. In Lombardia i redditi da capitale sono passati addirittura dai 49,964 milioni di euro del 2008 agli ‘appena’ 39,076 del 2009.

Cosa comporterà nel prossimo futuro una tale riduzione dei redditi familiari?
Una famiglia che vede ridursi il proprio reddito complessivo comprime i consumi, comprime il risparmio, concentra il consumo sui beni essenziali.
La compressione dei consumi comporterà, in una economia come quella italiana che esporta sempre meno ed importa sempre di più, un aggravarsi o perlomeno un persistere di quella situazione di crisi che molti davano già per superata. I cittadini consuma meno, le aziende vendono meno, riducono la produzione e licenziano, altre famiglie consumano meno.
La famiglie comprimeranno però anche il risparmio, sia nel senso che risparmieranno di meno e sia nel senso di ‘vivere sui risparmi’ ovvero consumando quanto messo da parte sinora, anche questa è una cosa che potrebbe portare conseguenze gravi, meno risparmi che affluiscono, ad esempio, alle aste dei titoli di stato potrebbero comportare un costo maggiore dell’immenso debito nazionale, essendoci minori richieste di sottoscrizioni il tasso che lo Stato potrebbe essere costretto ad offrire tenderebbe infatti a salire. Ma minori risparmi potrebbero comportare anche minori afflussi di soldi freschi a Piazza Affari, in un mercato borsistico provinciale come quello italiano una componente maggioritaria dei fondi investiti è di provenienza nazionale.

La concentrazione dei consumi sui beni essenziali, ovvero lo spendere solo per assolvere ai bisogni primari, non poteva capitare in un momento peggiore. E’ di oggi infatti l’allarme della FAO che denuncia come non siano mai stati così cari i beni alimentari; cattivi raccolti, inondazioni e caro petrolio le cause più gettonate, ma l’effetto finale è quello di spingere un altro passettino verso il baratro molte famiglie italiane.

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