Alitalia sempre più alla deriva. Si parla ancora di esuberi. Per Passera Air France resta

Per Passera il ‘Piano Fenice’ del 2008 ha salvato 30.000 posti di lavoro in Alitalia, indotto incluso

ROMA – “Scommettiamo un caffè? Air France rimane”. A sostenerlo è Corrado Passera, secondo il quale l’aumento di capitale per Alitalia è garantito. Lo ha dichiarato questa mattina in un intervista  a Mix24 su Radio 24, trasmissione di Giovanni Minoli. L’ex amministratore delegato di Intesa San Paolo, ex ministro delle Infrastrutture ed ex amministratore delegato di Alitalia/Cai,  parla della vecchia Alitalia come di un vero ‘disastro’, “5 miliardi persi solo nel fallimento, ma ne aveva già persi altri. Dopo di che hanno cercato anche di venderla ma non l’ha voluta nessuno”.  Passera poi sottolinea la ‘bontà’ del Piano Fenice del 2008, quello con cui i capitani coraggiosi su sollecitazione di Berlusconi  ‘salvarono’ Alitalia,  in nome dell’italianità e per stoppare  l’avanzata di Air France. In seguito al fallimento dell’ex compagnia di bandiera, crearono Cai, inglobando la compagnia Air One, anch’essa sull’orlo del fallimento, ma soprattutto indebitata proprio con Banca Intesa San Paolo. 

Passera, sempre nell’intervista, dichiara anche che quel piano garantì il salvataggio di 30.000 posti di lavoro compreso l’indotto.  “Fenice ha permesso di riassumere, o di non lasciare a casa 30.000 persone” e incalza “Seppure Air France dovesse mollare, “troveremo un altro socio internazionale”. E riguardo ai capitani coraggiosi: “Cominciamo a dire che ci hanno messo più di un  miliardo di soldi loro. Coraggiosi? Non lo so. L’hanno fatto per salvare un’azienda con 30.000 posti di lavoro diretti e indiretti”. In realtà Passera dimentica di dire che 4500 persone sono ancora fuori dal ciclo produttivo proprio in seguito a quel piano, persone  di età compresa tra i 40 e i 50anni, senza pensione e che difficilmente potranno ricollocarsi nel mondo del lavoro.  Passera forse dimentica anche che dall’avvio del Piano Fenice, non è mai esistito per Alitalia/Cai un vero piano industriale, capace di far ripartire veramente la compagnia, rendendola competitiva soprattutto sul lungo raggio. 

Di certo al momento c’è solo che la partita Alitalia non si è di fatto conclusa e che si continua ancora a parlare di esuberi,  con numeri che oscillano tra le 1000 e le 2500 unità. Questo almeno è quello che trapela in merito al cosiddetto piano ‘stand alone’ che Gabriele Del Torchio, amministratore della Compagnia,  sta preparando e che sarà pronto per la prossima settimana.  Ma non è tutto, addirittura di oggi l’indiscrezione che Air- France Klm, per partecipare alla ricapitalizzazione, abbia posto come condizione la soppressione di 5mila posti di lavoro. La compagnia franco olandese, tramite un portavoce del gruppo, ha però smentito categoricamente questa notizia allarmante. In realtà Air France non ha però mai nascosto la possibilità di un piano di riorganizzazione che preveda anche dei tagli, forse non in quest’ordine di grandezza.

Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, tuttavia  in relazione alla  possibilità di tagli occupazionali, nella trasmissione ‘Prima di tutto’ di Rai radio uno, ha dichiarato che saranno messi in campo una serie di meccanismi e ammortizzatori sociali per evitare il peggio. “Ora, ha aggiunto, “staremo a vedere cosa è previsto esattamente, ma non mi pare sia mai capitato che una grande impresa chiuda un pezzo della sua attività senza che ci sia un aiuto anche da parte dello Stato, in modo tale da non creare drammi sociali”.

Preoccupazione giunge anche dal Consiglio regionale della Pisana, a parlare è stato questa mattina  Massimilano Valeriani (Pd), ai microfoni di Radio Popolare Roma: “La svalutazione delle sue quote da parte di Air France è la dimostrazione di quanto il disegno del 2008 fosse illusorio. Avevamo a portata di mano il salvataggio della nostra compagnia di bandiera, con sacrifici sopportabili”. Allora- ha aggiunto- abbiamo rinunciato a oltre 2 miliardi, abbiamo affidato la compagnia scorporata dei suoi debiti ai cosiddetti capitani coraggiosi. Praticamente gliela abbiamo regalata. Dopo poco tempo siamo di nuovo all’ennesimo fallimento della compagnia col potenziale disastro sociale che si scarica sull’economia di Roma e del Lazio. Dalla Pisana siamo molto preoccupati – ha concluso – e ci auguriamo che questo governo sappia prendere finalmente in mano, con una politica industriale seria, il settore del trasporto aereo, una delle dorsali del sistema economico nazionale”.

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