Banche. Un conto corrente costa il 225% in più rispetto alla media UE

ROMA – Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha affermato che le banche italiane hanno sopportato il peso della crisi che ha colpito l’Italia negli ultimi anni, senza che lo Stato effettuasse salvataggi come accaduto in altri Paesi.

Egli, però, non ha spiegato perché la gestione di un conto corrente in Italia costi in media 371 euro mentre nei Paesi Ue è di 114, né ha motivato perché il differenziale dei tassi di interesse sui mutui è più alto di 132 punti base rispetto alla media Europea.

Della presunta maggiore solidità delle banche italiane, in realtà, si sono dovuti far carico correntisti ed utenti dei servizi bancari, costretti  a pagare su un mutuo trentennale di 100.000 euro (fissato oggi in Italia al tasso del 5,11% contro il 3,79% dell’area euro) uno spread di circa 30.000 euro in più alla scadenza rispetto ai mutuatari europei.

Il tutto si traduce in maggiori oneri per famiglie e imprese per 6,7 miliardi di euro annui.

La associazioni Adusbef e Federconsumatori si oppongono a ricostruzioni parziali e di parte su un sistema bancario avido, che ha ottenuto dagli ultimi tre Governi tutta una serie di provvidenze corporative a danno della fiscalità generale: dai 7,5 miliardi di euro di rivalutazione delle quote di Bankitalia, comprensive dei ricchi dividendi pagati alle banche socie il 30 maggio 2014, ai regali fiscali sulla deducibilità delle perdite (19,8 miliardi di euro); dalla pubblica malleva sulla Cassa Depositi e Prestiti, per consentire di pagare dividendi alle Fondazioni bancarie, alla garanzia statale su swap legati a Bot e Btp, dopo che il decreto SalvaItalia di Monti (novembre 2011) aveva offerto garanzia statale di 7 anni per 848 mld di obbligazioni ibride; per finire, all’inaccettabile prestito vitalizio ipotecario.

Le due associazioni di consumatori chiedono, ancora una volta, a Governo e Parlamento di cancellare la norma inserita nel decreto sulla ‘Crescita’, spudoratamente rivendicata da Bankitalia, ossia della possibilità che gli italiani si trovino a pagare sui prestiti bancari interessi sugli interessi, attraverso l’odiosa pratica dell’anatocismo.

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