Ast di Terni. Niente accordo con i sindacati, rischio licenziamento per 550 dipendenti

TERNI – La vertenza della Ast Acciai Speciali Terni, che vede coinvolti 550 dipendenti a rischio licenziamento, è ancora in alto mare.

Ieri c’è stato l’ennesimo incontro tra ministero per lo Sviluppo Economico del Governo Renzi, Federica Guidi, i rappresentanti sindacali Fiom, Uilm, Fim e Ugl, l’amministratore delegato dell’Ast, ma la trattativa si è conclusa con un nulla di fatto. Non sono infatti state accolte le richieste delle organizzazioni sindacali, come sottolinea Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm,  in particolare quelle relative al costo del lavoro e al numero di esuberi,  risulta inoltre inaccettabile,sottolinea il sindacalista,  la clausola che prevede già da ora il licenziamento dell’eventuale residuo esubero dopo i 24 mesi di Cigs. 

Quella di ieri avrebbe dovuto essere una riunione decisiva, visto che le parti si erano impegnate, i primi di settembre, a chiudere la vertenza entro un mese.  Lo stesso Maurizio Landini ieri a Milano aveva affermato ”Siamo di fronte a momenti cruciali per la vertenza sulla Ast di Terni. Se il governo sposerà la linea dell’azienda noi non escludiamo nulla, nemmeno l’occupazione della fabbrica. Non possiamo accettare una piattaforma che prevede licenziamenti e diminuzione dei salari”. 

Matteo Renzi si dice molto preoccupato per la situazione della Ast.  “La proposta di mediazione che ha fatto il governo non è stata accolta. Cercheremo di riaprire la discussione”, ha detto il premier.  “Le parti sono ancora troppo lontane – ha  poi aggiunto – continueremo a lavorarci anche con il sottosegretario Graziano Delrio”.

Intanto da questa mattina sono previste assemblee nello stabilimento siderurgico di Terni per illustrare la situazione ai lavoratori che ora attendono di conoscere il loro futuro. Il governo ha chiesto inoltre alla proprietà dello stabilimento di Terni di attendere prima di compiere atti unilaterali.

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