Prosegue l’odissea dei lavoratori Milano 90

ROMA – “Chiediamo fortemente di essere tutelati con ogni mezzo dalle istituzioni governative per cui abbiamo, indirettamente, lavorato per tanti anni. Chiediamo un’azione concreta di salvaguardia del nostro posto di lavoro da parte della Camera dei Deputati e di Roma Capitale”.

E’ quanto denunciano i  450 lavoratori della Milano 90, dopo 9 mesi di trattative sindacali e politiche relativamente alla procedura di mobilità che li riguarda, aggravata dal mancato pagamento degli stipendi che ancora non trova un’adeguata soluzione. Insomma una vera e propria odissea nella quale a pagare la cosiddetta spending review di Camera dei Deputati e Roma Capitale saranno solo i lavoratori e le lavoratrici. 

“Questa specifica revisione di spesa tanto decantata, in particolare da alcune forze politiche – sottolineano i lavoratori della Milano 90 Srl – incide in misura minima, se non del tutto marginale, sui bilanci delle istituzioni in questione”.  Il costo delle locazioni della Camera dei Deputati pagato alla Milano 90 Srl (circa 31 milioni di euro annui) corrisponde più o meno al 1,80% delle spese totali nel bilancio annuale della Camera dei Deputati, che ammonta a 1.717.732.418,86 milioni di euro (come rilevabile dal sito Internet della stessa Camera-Progetto di bilancio per l’anno finanziario 2014).

“All’interno di questo bilancio sono ben altre le spese che incidono – sottolineano i lavoratori – come per esempio le indennità e i rimborsi per i deputati (146.893.619,78), il trattamento previdenziale e i rimborsi per gli ex deputati (157.193.058,07), le spese per il personale in servizio (258.384.894,10) e per quello in quiescenza (243.555.566,79)”.

La stessa cosa accade con il bilancio previsionale 2014 di Roma Capitale, consultabile sul sito Internet dell’ente: purtroppo esso si presenta non dettagliato (si evidenzia soltanto un risparmio del 20% sui fitti passivi).

“Sappiamo comunque che i contratti di locazione con Milano 90 Srl – specificano – ammontano a circa 12,5 milioni di euro, su un bilancio complessivo di 6,5 miliardi di euro. 

È, comunque, pur sempre un risparmio e come cittadini non si può che muovere un plauso a questi tentativi: ma sono una goccia nel mare dei costi (o degli sprechi) della politica e non andrebbero sbandierati come processi ‘rivoluzionari’.

In tutta questa drammatica situazione pesa anche l’atteggiamento di totale indifferenza per le sorti dei lavoratori e delle lavoratrici, che per anni hanno garantito con il loro impegno servizi indispensabili per le istituzioni in questione, che Camera dei Deputati e Roma Capitale hanno assunto nei confronti della forza lavoro che, è bene ricordarlo, guadagnano in media circa 1000 euro mensili! – continuano i dipendenti della Milano 90 Srl – La procedura di mobilità non fa altro che scaricare i costi dei lavoratori sull’Inps: e quindi sarebbe tutta la cittadinanza a farsi carico del problema”.

Gli incontri avvenuti presso la Regione Lazio fra Milano 90, Camera dei Deputati e Roma Capitale non hanno portato finora nessuna conclusione positiva e il 2 luglio si chiuderà la procedura di mobilità per 426 lavoratori. Mentre qualche spiraglio relativamente ad un accordo con la Camera dei Deputati sembra esserci, seppur con numeri occupazionali molto inferiori a quelli attuali (si parla di circa 120 unità), la trattativa con Roma Capitale è del tutto tramontata: entro la fine del mese infatti i due palazzi affittati dall’immobiliarista Sergio Scarpellini a Roma Capitale, siti in via delle Vergini e Largo Loria a Roma, saranno definitivamente dismessi  e gli uffici trasferiti presso altre sedi.  

Questa drammatica situazione è aggravata dai ritardi sul pagamento degli stipendi e delle altre forme retributive: il paradosso che si viene a creare è che oltre a perdere l’impiego questi lavoratori e lavoratrici si ritroveranno a dover combattere per ciò che non hanno percepito in questi lunghi mesi di false promesse. 

Tutto ciò ha comportato gravissime conseguenze a livello personale e sociale per i dipendenti Milano 90, costretti a rimanere senza retribuzione per mesi e mesi ingiustamente: bollette non pagate, rate di mutui ed affitti in ritardo cronico, visite mediche rimandate alle calende greche.

In particolare, possiamo ricordare la tragica situazione di una lavoratrice Milano 90, esemplificativa di ciò che cattive politiche lavorative a livello nazionale e locale possono provocare a livello individuale. Questa donna, separata dal marito e con un minore a carico, si è trovata per otto mesi senza stipendio per il mancato pagamento della retribuzione da parte della Milano 90 e per il disinteresse delle istituzioni committenti: una situazione peraltro riportata anche dai mezzi di informazione. L’ex marito ha dunque approfittato delle difficoltà economiche della signora in questione per richiedere l’affidamento esclusivo del minore, cercando di allontanarla quindi da ciò che è più caro per colpe non sue. Ora una parte degli stipendi arretrati è stata corrisposta ma ciò non riporterà indietro la situazione e le umiliazioni e le difficoltà che questa lavoratrice ha vissuto e continua a vivere rimarranno: anche perché le retribuzioni ancora non percepite e l’incombente chiusura della procedura di mobilità non assicurano certo un futuro roseo.

A dimostrazione di quanti aspetti umani, etici e sociali passano sotto silenzio nel marasma e nel dissesto lavorativo ed occupazionale che sta travolgendo il nostro paese. 

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