Investire nelle materie prime nell’ultimo trimestre 2016

La domanda dei trader neofiti è ben nota: conviene investire nelle materie prime in quest’ultima parte d’esercizio?

Alla domanda, però, non vi è una risposta univoca: la “convenienza” è infatti spesso legata al solo intuito della direzione che assumeranno le quotazioni dell’asset. E spesso è legata altresì a visioni di breve o brevissimo termine. Niente vieta, però, di cercare di comprendere quale sarà la piega che assumeranno le quotazioni delle materie prime, e in particolar modo le  quotazioni del petrolio, alla luce delle novità degli ultimi giorni.

Per far ciò, cominciamo con il ricordare che il petrolio è rimbalzato ai massimi da un mese dopo che qualche giorno fa l’OPEC ha inaspettatamente raggiunto un accordo sul primo taglio della produzione in 8 anni, nonostante prima del meeting sia Arabia Saudita che Iran avessero suggerito che un accordo era quanto meno improbabile. Oltre al petrolio, anche la maggior parte delle restanti materie prime ha seguito il greggio in una fase di rialzo: in particolar modo, sono stati i metalli industriali a salire in misura corposa, in virtù delle crescenti aspettative che più elevati prezzi di equilibrio del petrolio possano aumentare i costi di produzione e il contemporaneo interesse speculativo verso il comparto delle commodity.

Ad ogni modo, guai ad illudersi. L’accordo OPEC raggiunto ora ad Algeri non sembra essere facilmente formalizzabile poiché alcuni membri (Iraq su tutti, ma non solo), hanno già annunciato che non intendono ridurre le proprie quote di produzione o, meglio, non intendono perdere quote di mercato. Pertanto, i giochi sono ampiamente aperti: un comitato OPEC nelle prossime settimane valuterà il bilancio di mercato e in novembre, al meeting ufficiale a Vienna, suggerirà quote di produzione cumulate e individuali, con l’esenzione dell’Iran.

Quanto sopra, a nostro giudizio, significa fondamentalmente una cosa: nonostante le positive reazioni di mercato, permane un profondo scetticismo che un taglio relativamente piccolo (probabilmente meno di 1 milione di barili al giorno, forse non più di 750 mila barili) sia sufficiente a mantenere in bilancio il mercato: un impegno congiunto da parte di alcuni selezionati produttori non-OPEC volto almeno a congelare il proprio output sarebbe pertanto necessario. Inoltre, sarà un processo molto difficile quello di assegnare le quote individuali e renderle vincolanti. Insomma, attenzione a non dare per consolidato il rialzo del greggio, che potrebbe pertanto invertire la propria tendenza.

Discorso similare, e derivato, è dunque possibile tradurlo anche per il comparto dei metalli. L’annuncio dell’OPEC ha infatti generato una politica di short-covering nei metalli a fronte di persistenti stimoli economici in molte delle principali economie e segnali di un’economia cinese in miglioramento. La decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi americani vicini ai minimi storici ha beneficiato i risky assets in generale, le commodity in particolare. 

L’impressione è comunque che il mondo delle materie prime rimarrà fermamente incentrato sull’evoluzione del greggio nel corso delle prossime settimane, e che dunque dipenderà principalmente da esso il nucleo di scelte di investimento sulle commodities.

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