Italia, Paese di vecchi, crollo nascite. La crisi incide

ROMA  – Gli italiani continuano ad invecchiare, frutto del calo delle nascite, dell’allungamento della vita e dei flussi di immigrazione.

E’ quanto emerge dal report dell’Istat sugli indicatori demografici. Al primo gennaio 2017 i residenti hanno in media un’eta’ di 44,9 anni, due decimi in piu’ rispetto al 2016 (corrispondenti a circa due mesi e mezzo) e due anni esatti in piu’ rispetto al 2007. Sotto il profilo dell’incremento, assoluto e relativo, che ha subito nel medesimo periodo la popolazione in eta’ anziana, gli individui di 65 anni e piu’ superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale (11,7 milioni nel 2007, pari al 20,1%). 

Nella piramide dell’eta’, i valori piu’ bassi – continua l’Istat – che si rilevano nella classe 0-4 anni riflettono il calo delle nascite registrato negli ultimi cinque anni. Per rilevare una coorte di nascita di consistenza numerica inferiore ai nati nel 2016 occorre risalire alla generazione dei nati nel 1936, ossia agli ottantenni di oggi. I valori piu’ alti e piu’ bassi delle classi di eta’ nella piramide del 2007 sono ancora ben visibili in quella del 2017 con uno scivolamento in su di dieci anni. Nel 2007 le prime 15 coorti di nati per consistenza numerica erano quelle superstiti tra i nati del 1961-1975. Dieci anni piu’ tardi le medesime coorti, che nel frattempo transitano da un’eta’ compiuta di 31-45 anni a una di 41-55, sono ancora le piu’ consistenti. Se oggi tali coorti presidiano la popolazione in tarda eta’ attiva, in una prospettiva non remota esse sono progressivamente destinate a far parte della popolazione in eta’ anziana. 

Colpa anche della crisi

Il nuovo crollo delle nascite registrato nel corso del 2016, “e’ da attribuire principalmente allo stato di difficolta’ e incertezza economica in cui versano le famiglie italiane”. Lo afferma il Codacons, commentando il report Istat sugli Indicatori demografici. “La situazione di indeterminatezza e di generale impoverimento del ceto medio registrata in Italia negli ultimi anni, ha reso sempre piu’ difficile per le famiglie mettere al mondo un figlio – spiega il presidente Carlo Rienzi – I costi per mantenere un bambino, infatti, sono costantemente saliti, arrivando a sfiorare nei primi anni di vita, quota 10mila euro all’anno tra alimentari, biancheria, carrozzine, passeggini, culle, spese mediche, asili nido, baby sitter, ecc. A fronte di tali costi in crescita, il potere d’acquisto e la capacita’ di spesa delle famiglie hanno subito una forte contrazione, rendendo impossibile per una consistente fetta di popolazione permettersi le spese legate alla nascita di un figlio”. “Senza dubbio oggi molti italiani non possono piu’ permettersi di mettere al mondo un bambino, e sono costretti a rimandare a tempi migliori il proposito di diventare genitori, in assenza anche di un sostegno concreto da parte dello Stato, come attestano i dati diffusi oggi dall’Istat”, conclude Rienzi.  

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