Aziende in fuga dalla capitale. La verità? “Licenziare personale”

ROMA – “Chi alimenta lo spauracchio della fuga da Roma? Chi guadagna dalla smobilitazione di pezzi di industria e servizi che prendono la via di Milano? Ma soprattutto cosa c’è dietro la decisione di grandi aziende e multinazionali di chiudere le loro sedi nella capitale?

La risposta è drammatica perché trasforma l’apparente fuga verso un mercato più efficiente in uno stratagemma, un sistema ormai diffuso che nasconde la finalità primaria di queste operazioni: licenziare personale” si legge oggi sulle pagine di Roma de Il Messaggero: ” Il primo dato che aiuta a comporre il puzzle arriva dalla Cgil secondo la quale nelle ultime crisi di aziende che hanno delocalizzato a Milano solo il 20% del personale ha accettato il trasferimento. Il resto si è accontentato di una magra buonuscita e ha lasciato il lavoro”. “Ci troviamo di fronte a un fenomeno di licenziamenti mascherati – dice Michele Azzola, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio – e i numeri lo dimostrano. La maggior parte delle persone coinvolte accettano pochi soldi perché non possono lasciare la loro casa e questo le aziende lo sanno bene”, “le grandi imprese così come le multinazionali conoscono benissimo lo stato familiare dei loro dipendenti. Sanno quanti figli hanno, il lavoro dei partner, e riescono a calcolare al millesimo i vincoli economici che li legano alla città. In questo modo possiamo oggi dire che lo spostamento delle sedi può diventare un processo di licenziamento cesoiato, calcolato al dettaglio”. Il sindacato assicura che anche le storie degli ultimi giorni concorreranno a chiudere il cerchio di una prassi che sembra destinata a ripetersi. “Molti dei 50 giornalisti e 90 tecnici coinvolti dallo spostamento della sede di Mediaset – si legge in una nota – sarebbero intenzionati ad accettare le proposte economiche dell’azienda pur di non lasciare Roma. A loro si aggiungono oggi anche i 76 lavoratori di Consodata ai quali è stato annunciato un trasferimento lampo che dovrebbe concludersi entro il 17 luglio. Il caso Consodata è significativo perché la società, controllata dal gruppo ItaliaOnline ex-Seat Pagine Gialle, si occupa in realtà di direct marketing, mailing, raccolta dati, e lavora principalmente online senza un bisogno logistico di una sede fisica”.  

“La situazione è grave — prosegue il segretario generale della Cgil di Roma – e non c’è un solo soggetto che può risolverla. Da parte nostra abbiamo apprezzato il tentativo della Regione Lazio di mettere un argine, ma questo non è sufficiente. Ci vuole un’azione condivisa di comune, regione e governo per frenare questo esodo, anche perché i rischi si stanno verificando anche su settori chiave come il farmaceutico dove Milano sta incentivando la nascita di un polo di ricerca e sviluppo”. Sul futuro di Roma e l’allarme sulla drammatica situazione occupazionale era intervenuta la scorsa settimana la leader della Cgil: “Il Piano per Roma, sottoscritto tra la sindaca Virginia Raggi, Cgil, Cisl e Uil – ha detto Susanna Camusso – segna una vera discontinuità con un passato recente fatto di contrapposizioni sterili e potrà essere un importante esempio di nuovo e moderno dialogo sociale”, “per ripartire, il Paese ha bisogno anche di una Capitale. Ma Roma da sola non può farcela e la sua crisi, come il degrado che ne offusca l’immagine, è un tema nazionale da affrontare unendo tutte le forze sane del Paese”, “il governo colga dunque questa sollecitazione e convochi un tavolo che metta in sinergia gli sforzi delle parti sociali e delle istituzioni locali, a cominciare dalla Regione Lazio che ha dato segnali positivi in tal senso. Si faccia, insieme al sindacato e agli Enti Locali, promotore attivo di una rinascita della città, a partire da azioni concrete e risorse destinate allo sviluppo dei settori strategici e dei servizi”. 

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