“Occupyamo piazza affari”. L’Italia alza la testa. LE FOTO

MILANO – Un serpentone di decine di migliaia di persone- oltre trenta mila secondo gli organizzatori- ieri pomeriggio ha attraversato le vie del centro  di Milano, davanti gli occhi curiosi dei cittadini, fino ad arrivare a piazza affari sede della borsa e luogo simbolo della finanza.

In testa lo striscione “No Debito”, il cui comitato ha promosso l’iniziativa, in contemporanea con molte altre manifestazioni europee.
“Un corteo sicuramente importante che ha occupato lo spazio vuoto della protesta politica e sociale alle scelte del governo dei banchieri”, ha spiegato l’Unione Sindacale di Base, che ha partecipato alla manifestazione, con un grande e colorito spezzone.  I migliaia di delegati dei sindacati di base, militanti, lavoratori, giovani, migranti e pensionati, arrivati da tutta Italia, hanno simbolicamente invaso la Milano delle banche in risposta ad un modello sociale ed economico dettato dalla troika in tutta Europa.  

Una piazza indignata, dunque, e consapevole che i sacrifici imposti dal governo Monti non solo  rischiano di catapultare indietro il paese di un secolo,  verso l’arretratezza sociale e la perdita dei diritti conquistati. Ma non serviranno a tirare fuori l’Italia da una crisi che appare sempre più sistemica e distante dal paese reale . E’ chiaro come la riforma del mercato del lavoro, unita a quella sugli ammortizzatori sociali sia un duro colpo a tutta la classe lavoratrice, la forbice tenderà ad allargarsi evidenziando sempre più’ le differenze tra i ricchi e i poveri, portando alla scomparsa del ceto medio. A questo bisogna aggiungere che la modifica dell’articolo 18 renderà ancor più efficace il ricatto del licenziamento, eliminando il reintegro del lavoratore in caso di illegittimo licenziamento per ragioni economiche. Ed è proprio il paese reale che non vuole vedersi precarizzato, che  non vuole pagare un debito che sente non appartenergli, che ieri è sceso nelle strade della capitale della finanza.

Non sono mancati attimi di tensione tra i manifestanti e le forze dell’ordine, dopo l’arrivo di un drappello di carabinieri in tenuta antisommossa davanti alla Unicredit di piazza Cordusio. Dopo pochi minuti, però, l’arretramento dei militari in via Tommaso Grossi, lontano dai manifestanti, ha riportato la calma. Poco prima un gruppo di giovani aveva steso macerie davanti all’ingresso dell’istituto di credito per rappresentare le macerie lasciate dalla crisi finanziaria e attaccato banconote giganti con l’effige di Mario Draghi, dal simbolico valore di 1.935.800 milioni di euro, ovvero l’entità del debito italiano. Tuttavia la protesta è stata pacifica, molte banche sono state simbolicamente “sanzionate” con scritte, fumogeni e cartelli; alcune addirittura murate e chiuse a ricordare il loro ruolo nella crisi che stiamo vivendo.

Galleria fotografica di Miriana Baraboglia

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Fra i tanti striscioni e cartelli, i riferimenti alla politica del governo Italiano sono stati evidenti, molte le immagini contro il ministro Fornero e il premier Mario Monti.
Lungo il colorato  corteo erano numerosi gli striscioni  dei No Tav, contro la grande opera che oltre a pesare svariati miliardi sulla pelle dei cittadini, provocherà  un danno ambientale catastrofico.

All’arrivo a piazza affari si è tenuta un’ assemblea aperta con gli interventi delle realtà di lotta, dai No Tav, Esselunga Pioltello ai ferrovieri e delle varie organizzazioni politiche e sindacali partecipanti , Usb, Rete28Aprile, Rifondazione, Cub, Fsd, Sinistra critica, Rete dei Comunisti.
Le parole d’ordine comuni a tutti i sono state “no al debito, no all’abolizione dell’articolo 18, no alle politiche della BCE, no all’introduzione nella Costituzione del pareggio di bilancio e si allo stop delle grandi opere, si all’allargamento dei diritti, si ai beni comuni, si a far pagare la crisi a chi l’ha creata e alimentata, si all’estensione dell’articolo 18 e al reddito di base”.

La manifestazione “Occupyamo piazza affari” è solo la prima risposta alle politiche economiche, sociali e del lavoro di un governo tecnico che sta facendo scelte politiche scellerate per il futuro dell’Italia-annuncia il comitato No debito in una nota.

Secondo L’USB, molto importante e’ stato anche il segnale politico venuto dal corteo la necessità politica di mettere assieme le realtà del conflitto sociale e politico per provare a ricostruire quella massa critica necessaria a mettere in campo un opposizione stabile e credibile.
Infatti, appare chiaro dall’alta adesione alla manifestazione, che la costruzione di un’opposizione sociale a questo governo, a questa Europa, a questa dipendenza ai poteri finanziari è solo agli inizi e che più che un punto di arrivo quello del 31 marzo a Milano è stato il punto di partenza di un paese che non si rassegna ad abbassare la testa.

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