La Cgil in piazza: risposte dal Governo o sciopero generale

ROMA – Debutta in una piazza S. Giovanni gremitissima Susanna Camusso, neoleader della Cgil alla sua prima manifestazione da segretario generale. Una piazza rumorosa, colorata e pacifica che chiede al governo risposte su lavoro e occupazione, su quel futuro che la crisi economica di questi due anni ha messo duramente alla prova.

A cominciare dai giovani, dai precari, dai lavoratori in cassa integrazione, dalle donne ma anche dagli immigrati e dagli studenti. È lungo l’elenco che Camusso srotola dal palco all’indirizzo di palazzo Chigi, da una riforma dell’Università «che va ritirata»; alla scuola che «deve tornare ad essere pubblica, nazionale e laica», da un ddl sul lavoro «crudele e ingiusto» alle deroghe ai contratti «un danno anche per le imprese»; da un piano per il Sud «pieno per ora solo di buone intenzioni» alla necessità di un nuovo fisco che alleggerisca e ossigeni i redditi da lavoro. È per questo che la Cgil guarda nuovamente all’eventualità di un nuovo sciopero: «il governo ha tanto parlato ma in questi due anni non ha fatto nulla per lavoro, occupazione e futuro», dice dal palco incalzando: «per il Paese abbiamo scioperato e continueremo a scioperare». Perchè, come spiegava prima del comizio finale, «dopo questa manifestazione il governo dovrà dare le risposte che gli abbiamo chiesto e soprattutto cominciare ad avere delle politiche di contrasto alla crisi che finora non ha avuto». E sarà proprio su questa base che poggerà la scelta del sindacato di Corso Italia di optare per nuove mobilitazioni, per un nuovo sciopero, generale, come torna a chiedere ancora oggi l’area di minoranza del sindacato e la Fiom, o meno. «Lo valuteremo sulla base dei risultati di questa manifestazione», spiegava.

Ma il governo, per la Cgil, sembra arrivato decisamente al capolinea. «Anche se riceverà la fiducia, questa maggioranza politica è in crisi», aggiunge Camusso duramente critica sull’idea di complotto contro l’Italia sollevata dal Premier, Silvio Berlusconi, in merito alla vicenda Finmeccanica. «Il presidente del Consiglio deve sapere che non si può tenere sotto allarme un paese. Se ha delle cose concrete le dica, se no smetta di far finta di essere la vittima del mondo», lo incalza. Ma è una certa classe politica che non è più all’altezza del suo compito: «questo paese non si merita questa classe politica, questo degrado e questa esibizione di machismo e virilità, questo governo dei potenti», scandisce dal palco riscaldando la piazza. E al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, stupita della presenza in piazza di studenti che sfilavano con i pensionati, ribatte: «il ministro forse non sa come è fatto questo paese. Non sa che dietro agli studenti ci sono famiglie e un paese che li difende». Poi l’affondo: «la smetta di fare appelli su Youtube, vada in Parlamento, dica che ritira il ddl di riforma sull’Università e apra un tavolo di confronto. Solo così si costruisce una vera riforma», dice, ribadendo l’idea che di scuola ha il sindacato: «la scuola deve tornare pubblica, nazionale e laica. E l’aver tolto ‘pubblicà dal nome del suo ministero non la autorizza a privatizzare la scuola e a finanziare quella privata». Ma nel ‘futuro-non futurò del Paese c’è anche Confindustria e la partita contrattuale. «Gli diremo e continueremo a dire no alle deroghe al contratto, con tutta la nostra forza. Il contratto è un diritto universale e le deroghe sono un danno per i lavoratori ma anche per le imprese. Tra appalti al massimo ribasso e le deroghe non c’è differenza, sono la stessa cosa: concorrenza sleale non certo sviluppo».

E poi il ddl lavoro, la ‘controriformà, come l’ha sempre definita il sindacato; «una legge crudele e ingiusta come sono tutte le leggi che costringono qualcuno a decidere in solitudine. È una legge che limita i diritti», denuncia ancora, ricordando come il provvedimento abbia tagliato i tempi previsti per l’impugnazione di un eventuale contratto illegale. «Dobbiamo dire a tutti che hanno 57 giorni per impugnare un contratto irregolare, illegale, a progetto senza progetto, oppure per chiedere giustizia. Sappiamo che è una scelta difficile tra la speranza di un lavoro, seppure precario, e la volontà di giustizia. Ma noi siamo pronti ad ascoltarli perchè noi, sì, non lasceremo solo nessuno», aggiunge. Forti perplessità anche sul piano per il Sud, fresco di varo da parte del Consiglio dei ministri:«vogliamo capire se è un elenco di buone intenzioni o è un piano concreto perchè ci siamo stupiti che nel giro di un pomeriggio da 75 miliardi le risorse siano arrivate a 100. E poi ci dicono che non ci sono mai soldi».E ai migranti, presenti con una foltissima delegazione alla manifestazione, la Cgil ribadisce il proprio impegno criticando duramente il ministro dell’Interno Maroni: «non si dica che questo è un paese di clandestini perchè sono le leggi che rendono clandestini gli immigrati, negandogli i diritti», dice accusando il ministro «di una grande faccia tosta» sulla vicenda della truffa dei permessi di soggiorno. Il futuro, dunque, «è dei giovani e del lavoro perchè questo è il nostro impegno: studio e lavoro sono parole che uniscono le piazze, le torri e le gru del paese vero. È il nostro progetto», conclude prima di accompagnare con un vigoroso battimani le note di ‘Bella Ciaò, con cui i Modena City Ramblers chiudono la manifestazione. E i numeri sull’affluenza? «Ci dicevano che sarebbe stata una grande manifestazione ed eccola qua», taglia corto al termine Camusso, che per la prima volta si sottrae alla consueta guerra di cifre. Un ‘nuovo corsò, dunque, come quello che sembra essere stato inaugurato dall’assenza di striscioni e cori contro Cisl e Uil.

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