Siglata intesa tra Cgil, Cisl e Uil e confindustria. Cremaschi: “Camusso si dimetta”

ROMA – La scorsa notte è stato firmato l’accordo unitario su contratti e rappresentanza sindacale tra la Confindustria e i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Accordo che il governo ha salutato con estrema soddisfazione: “Grazie a Bonanni, Angeletti, Camusso e Marcegaglia per quello che hanno fatto oggi nell’interesse del Paese”, ha detto il ministro Giulio Tremonti al quale ha fatto eco il ministro Sacconi: “In un Paese in cui il pluralismo sindacale è particolarmente accentuato e le relazioni industriali sono intense, è essenziale che tutte le grandi organizzazioni dell’industria abbiano raggiunto un accordo sul sistema delle regole comuni”.

Insomma sembra quasi vero. Pace fatta tra sindacati, come ha voluto ribadire la presidente di Confinsustria Emma Marcegaglia: “Si chiude una lunga stagione di divisioni  tra industriali e sindacati – dice  la Marcegaglia –  – L’accordo unitario sui contratti  è un passo importante, un esempio di responsabilità e va nella direzione delle istanze Fiat”. E poi aggiunge. “Parleremo con Fiat. L’accordo va nella logica di rendere più esigibili e certi i contratti aziendali”.

Anche i tre firmatari hanno espresso piena soddisfazione. Per Susanna Camusso  l’accordo è  un contributo, in una situazione difficile, a rimettere valore del lavoro e centralità della contrattazione al centro dell’ attenzione del Paese. Bonanni, numero uno della Cisl, arriva addirittura a definirlo  “il miglior contributo che potevamo dare ai lavoratori e al sistema Italia. Mentre per  Angeletti della Uil è un accordo importante, che permette di superare conflitti e lacerazioni.

Tuttavia l’accordo non è stato accolto da un coro di appalusi, come forse qualcuno prevedeva.

Cremaschi: “Camusso dimettiti”
Per Giorgio Cremaschi, membro della Segreteria Nazionale della Fiom, il quale lancia aspre critiche contro i firmatari. “L’accordo sottoscritto anche dalla Cgil è un accordo liberticida, che viola le libertà sindacali e contrattuali dei lavoratori e che apre la via allo smantellamento del contratto nazionale”. E poi aggiunge: “Ritengo che la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, debba dimettersi, per aver mancato ai suoi doveri di rappresentanza dell’organizzazione. La firma a questo accordo da parte della Cgil va ritirata e dobbiamo tutti mobilitarci per ottenere questo risultato”.  

“Nel merito – aggiunge Cremaschi –  l’accordo prevede  la più ampia derogabilità al contratto nazionale, ipocritamente chiamata  intese modificative . Inoltre stabilisce un mostruoso principio per cui se la maggioranza delle Rsu approva un accordo, la minoranza non si può opporre, naturalmente senza che i lavoratori abbiano mai votato. Lo stesso naturalmente vale per il contratto nazionale”.

Insomma per il leader della Fiom questo accordo inficerà ulteriormente su quelle piccole rappresentanze di lavoratori spesso inascoltate.

Usb: “la santificazione della dottrina Marchionne”
Dello stesso parere anche l’Unione Sindacale di Base, USB che definisce l’accordo come : “uno degli atti più vergognosi nella storia delle relazioni sindacali”. “Con buona pace – aggiunge l’Usb – di chi per mesi ha raccontato la favoletta che la Cgil era diversa, che assumeva la democrazia nei luoghi di lavoro come tratto fondante del proprio agire”.
E non è finita la polemica. Sempre per l’USB “il contratto nazionale  non c’è più, rimane semplicemente un velo di copertura che dovrebbe evitare le efferatezze più brutali, ma è in totale balia della contrattazione aziendale che può stravolgerne legittimamente il contenuto per adattarlo alle esigenze delle aziende in cui si deve applicare. E per farlo – spiega l’Usb – basta il 50% più uno delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie), la maggioranza democratica sembrerebbe salva, peccato che non c’è, nell’accordo, nessun accenno alla scomparsa della riserva di un terzo dei seggi delle Rsu ai firmatari di contratto, e così il 50% diventa immediatamente 33% e così un terzo delle Rsu decide sul contratto aziendale che deroga quello nazionale e nessuno può metterci bocca, tantomeno i diretti interessati, cioè i lavoratori che quell’accordo dovranno digerire”.

Fismic: “Accordo antidemocratico”
Critica amchje la posizione di Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic: “L’accordo su contrattazione e rappresentanza siglato da Confindustria e sindacati è  pieno di buone intenzioni ma, come si sa, di buone intenzioni è lastricata la strada per l’inferno». Sulla rappresentanza – afferma – l’accordo rivela un disegno egemonico a favore di Confindustria per la parte datoriale e di Cgil, Cisl e Uil per quella sindacale. E questo è inaccettabile, antidemocratico”.

“L’intesa – spiega – non è in grado di risolvere le problematiche aperte dai recenti accordi di Pomigliano, Mirafiori, ex Bertone, e dai Ccnl dei metalmeccanici e del commercio. Ritengo indispensabile che sulla materia dell’estensione erga omnes ci debba essere a breve un intervento legislativo che definisca in modo più compiuto un sistema di regole efficaci e di sanzioni per i comportamenti ostativi”.

Una cosa è certa: un tempo non troppo lontano, esattamente nel maggio del 2008 il segretario nazionale della Cgil Guglielmo Epifani parlava di un presunto ritorno al partenalismo ottocentesco e apriva i lavori della Conferenza di organizzazione con queste parole: “Il sindacato deve tornare a sporcarsi le mani”. Infatti anche oggi abbiamo l’ennesima prova che il sindacato  non è tornato a sporcarsi le mani, ma le mani se l’è proprio lavate per sempre.

In sintesi i punti dell’accordo
CERTIFICAZIONE E RAPPRESENTATIVITÀ, SOGLIA 5%. Vale il mix tra deleghe (certificate dall’Inps e trasmesse al Cnel) ed i voti nelle elezioni delle Rsu, da rinnovare ogni 3 anni. Per negoziare è necessario che il dato della rappresentatività per ciascuna organizzazione sindacale superi il 5% del totale dei lavoratori della categoria cui si applica il Ccnl.

CONTRATTO NAZIONALE RESTA CORNICE. Il contratto nazionale ha la funzione di garantire «la certezza» dei trattamenti economici e normativi «comuni» per tutti i lavoratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale.

CON OK MAGGIORANZA RSU, CONTRATTI AZIENDALI VALIDI PER TUTTI. I contratti aziendali sono «efficaci» per tutti i lavoratori e «vincolano» tutti i sindacati se approvati dalla maggioranza delle Rsu elette.

SE RSA, REFERENDUM CON QUORUM 50%. In presenza delle Rsa (che non sono elette ma nominate, in carica 3 anni), quando le stesse approvano, sempre a maggioranza, i contratti aziendali, questi devono «essere sottoposti al voto» dei lavoratori. Per la validità della consultazione è necessaria la partecipazione del 50% più uno degli aventi diritto. L’intesa è respinta con il voto espresso dalla maggioranza semplice dei votanti.

CLAUSOLE TREGUA SINDACALE. I contratti aziendali che definiscono clausole di tregua sindacale per garantire «l’esigibilità» degli impegni assunti sono vincolanti per tutte le rappresentanze sindacali dei lavoratori ed i sindacati, non per i singoli lavoratori.

PUNTO FIAT. Il settimo punto che indirettamente incide sulla questione Fiat, sostanzialmente sancisce l’efficacia dei contratti collettivi aziendali già conclusi con «intese modificative» del contratto nazionale sulla disciplina della prestazione lavorativa, degli orari e dell’organizzazione del lavoro. Più in generale, per il futuro, si affida allo strumento dei contratti aziendali la possibilità – pur non usando mai esplicitamente il termine deroghe – di indicare regole per «aderire alle esigenze degli specifici contesti produttivi» modificando il contratto nazionale. DA

GOVERNO INCENTIVI A CONTRATTAZIONE SECONDO LIVELLO. Le parti chiedono al governo di continuare ad incentivare il secondo livello contrattuale, rendendo strutturali le misure di «riduzione di tasse e contributi».

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