Argol, inizia il conto alla rovescia per 76 lavoratori

Roma- Inizia il conto alla rovescia per i 76 lavoratori di Argol spa che al 31 di gennaio saranno licenziati. Questo pomeriggio si è tenuto l’incontro tra le organizzazioni sindacali e la giunta Polverini.

“La vertenza Argol potrà avere una soluzione positiva solo con il contributo di tutte le parti coinvolte. Per questo motivo l’incontro odierno è stato aggiornato a breve, per dare la possibilità ad Argol, Alitalia ed Enac di definire un percorso per i 76 dipendenti di Fiumicino che rischiano di perdere il posto di lavoro. È quanto dichiara in una nota, l’assessore al Lavoro e Formazione della Regione Lazio, Mariella Zezza, al termine del tavolo convocato in Regione per la vertenza Argol. La possibilità di attivare ogni iniziativa regionale utile – spiega Zezza – deriva inevitabilmente da una precedente intesa tra tutti i soggetti coinvolti. La Giunta Polverini, come è stato assicurato direttamente ai lavoratori, è pronta a fare la sua parte e a favorire un dialogo costruttivo per ridurre al minimo l’impatto sociale di questa vertenza”.

Intanto all’aeroporto di Fiumicino continua il presidio permanente dei lavoratori della società Argol, che per contestare i prossimi licenziamenti, a fine mese scade il contratto di lavoro con Alitalia e non sarà rinnovato, si sono arrampicati su una gru appoggiata all’Avio 6, l’hangar della verniciatura. Da otto giorni all’addiaccio, sospesi a metri d’altezza ‘gridano’ la loro disperazione.

Il paradosso di tutta questa vicenda è che se da una parte si parla di ampliamento del sedime aeroportuale e previsione d’incremento del traffico passeggeri, dall’altra si permette il licenziamento di 76 persone, che con la clausola sociale potrebbero essere assorbite da Alitalia CAI nell’internalizzazione del servizio. A questo va aggiunta la denuncia dei sindacati che affermano che tale servizio verrebbe svolto da personale precario.

La questione, in tempi di crisi, appare ancora più pericolosa poiché se oltre alle aziende in crisi che aprono procedure di cassa integrazione e mobilità, anche quelle in fase di sviluppo licenziano, si rischia d’innescare una spirale distruttiva cui nessuno potrà porre fine.

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