Quando la cura rischia di uccidere il malato. Timore effetto Cipro deprime le Borse

TRIESTE – Inizio della nuova ottava di Borsa dominato dai timori per la situazione finanziaria di Cipro, dove il Governo ha predisposto – probabilmente fino a mercoledì – la chiusura delle banche per arginare la massiccia fuga di capitali dall’isola dopo che il recente vertice UE ha imposto, in cambio di un piano di aiuti per 10 miliardi di euro finalizzati a sostenere il sistema bancario messo a dura prova negli dalla crisi greca e dalla ristrutturazione del debito di Atene, verso il quale le banche cipriote erano molto esposte, una dura tassazione dei depositi bancari (6,75% per le giacenze sotto i 100mila euro e 9,9% per gli importi superiori), mettendo così a rischio il sistema economico di un piccolo paradiso fiscale con depositi per 68 miliardi di euro ed un PIL (Prodotto Interno Lordo) di soli 17 miliardi.

La crisi dell’Eurozona torna così ad essere la prima voce di preoccupazione sui mercati, con tutti i sintomi che la accompagnano: mercati azionari sotto pressione, euro in calo e spread che si allarga. Ecco dunque spiegata la mancanza di direzione di Piazza Affari nella settimana appena conclusasi che, tra l’11 e il 15 marzo, ha visto il FTSE Mib, il suo più significativo indice azionario comprendente le azioni delle 40 società italiane ed estere quotate ed a maggior capitalizzazione sui mercati gestiti da Borsa Italiana, registrare una flessione dello 0,88%, corrispondente ad un ribasso complessivo da inizio anno dell’1,3%.
Guardando all’altra sponda dell’Atlantico, da rilevare che il Dow Jones ha fermato la sua corsa trascinando in rosso Wall Street nella seduta di venerdì scorso, fatto che, unitamente ai timori per la citata situazione finanziaria di Cipro, ha provocato quest’oggi un’apertura negativa dei mercati asiatici, al peggior tracollo registrato negli ultimi otto mesi.
Seduta fortemente negativa alla Borsa di Tokyo, passata dai nuovi massimi da 54 mesi di venerdì scorso all’odierno ribasso, il peggiore degli ultimi dieci, e chiusura in rosso anche per i listini cinesi; molti i fattori che hanno influenzato le vendite, dal taglio del rating da parte di JP Morgan alle speculazioni circa i fattori che potrebbero frenare la crescita del Dragone: la costante salita dei prezzi degli immobili potrebbe anche implicare una facile concessione del credito con il rischio di impattare, a breve, sui bilanci delle banche.

Nonostante il miglioramento a gennaio 2013 del deficit della bilancia commerciale (conto nel quale viene registrato l’ammontare delle importazioni e delle esportazioni), attestatosi a 1,6 miliardi di euro quale differenza tra un surplus di 700 milioni con i paesi dell’Unione Europea e di un deficit pari a 2,3 miliardi con i paesi extra UE, Piazza Affari e le principali Borse europee hanno iniziato la settimana con gli indici in ribasso (Parigi -0,82%, Francoforte -0,95%, Londra -0,47%) anche se lontani dai minimi segnati in avvio di seduta, trascinate a fondo dal comparto bancario e da quello assicurativo, i più sensibili ed esposti ai nuovi venti di crisi.
A Milano il FTSE Mib è sceso del 1,15% mentre il FTSE Italia All-Share ha ceduto l’1,04%, segno che la medicina imposta dalla Troika (UE, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) costituisce un precedente che inquieta i mercati, ora a speculare sulla possibile applicazione di simili misure anche agli altri paesi in difficoltà, in primis Spagna, Portogallo ed Italia.
Sul fronte del debito sovrano tali timori sono responsabili della nuova crescita dello spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni, balzata a 325 punti base rispetto ai 315 della chiusura di venerdì; il rendimento del titolo domestico (Btp novembre 2022) ha superato il 4,7%.

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