Napolitano e calo dello spread incoronano Piazza Affari regina d’Europa

TRIESTE –  Risolto, dopo interminabili polemiche e lunghi tentennamenti il nodo dell’elezione del Presidente della Repubblica con la riconferma di Giorgio Napolitano, decisione che, secondo gli operatori, consentirà all’Italia di uscire dallo stallo e formare rapidamente un nuovo Governo, nella contrastata settimana tra il 15 ed il 19 aprile il FTSE Mib, il più significativo paniere di Borsa Italiana rappresentativo di circa l’ottanta per cento della capitalizzazione di questo mercato, ha registrato una minima flessione dello 0,12%, portando al 3,15% il deprezzamento totale dell’indice da inizio anno.

Sembra dunque che, dopo le buone performance di inizio anno, l’antico adagio «Sell in may and go away» (vendi a maggio e vai lontano) trovi conferma ad opera di un contesto andatosi progressivamente sempre più a complicare a causa della crisi, tanto che i più recenti dati Istat riferiti alle famiglie italiane parlano di ben un milione di nuclei i cui componenti attivi sono tutti senza alcun reddito da lavoro, proprio quando FMI (Fondo Monetario Internazionale) e Banca Mondiale evidenziano che la nuova sfida dei vertici economici mondiali è quella di ridurre la povertà estrema a zero entro il 2030.
Da segnalare, a tal proposito, la presa di posizione dei ministri delle Finanze del G20 che hanno rilevato che l’economia mondiale ha evitato «i rischi maggiori» pur mantenendosi «disuguale» a livello globale; nel loro comunicato finale hanno ribadito la necessità di continuare a portare avanti il rigore e la disciplina del bilancio: «la sostenibilità fiscale nelle economie sviluppate rimane essenziale», si legge nella nota, perché anche  «se sono stati fatti progressi, sono richieste ulteriori azioni per rendere la crescita forte, sostenibile e bilanciata», esortando a tal fine «tutti gli Stati a progredire verso lo scambio automatico di informazioni» nel settore bancario rendendolo «una regola generale», da imporre a livello mondiale ed in grado di portare all’annullamento del segreto bancario.
Il direttore generale di Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, in questi giorni a Washington per gli incontri del G20 finanziario e del Fondo Monetario, ha preferito invece soffermarsi sull’entità del differenziale tuttora intercorrente negli investimenti sul debito pubblico italiano piuttosto che su quello tedesco: «Siamo tutti contenti di uno spread intorno ai 300 punti – ha osservato – ma è ancora alto. Tenendo conto di quello che ha fatto il Giappone, dell’Omt (le operazioni monetarie dirette della BCE) e considerato quello che ha fatto l’Italia – ha aggiunto Saccomanni – lo spread dovrebbe essere a 100 e invece paghiamo ancora uno spread troppo elevato», senz’altro a causa di prospettive di crescita ancora troppo contenute.
Per quanto concerne i mercati asiatici, questa mattina la Borsa di Tokyo ha chiuso la prima seduta della settimana in forte rialzo, spinta dal deprezzamento dello yen dopo l’assenso dato dal G20 alla politica monetaria in Giappone, con l’indice Nikkei avanzato dell’1,89% a 13.568,37 punti, il massimo degli ultimi cinque anni, mentre l’indice MSCI della regione ha chiuso la seduta in progresso dello 0,6% grazie soprattutto ai titoli legati alle esportazioni.
Anche Piazza Affari e le principali Borse europee hanno registrato un ottimo avvio di ottava, frenando l’entusiasmo però in chiusura di seduta;  Milano è risultata essere la migliore del Vecchio Continente con un rialzo dell’1,66% del FTSE Mib e del’1,48% del FTSE Italia All-Share, mentre Londra è retrocessa dello 0,09% in antitesi alla parità di Parigi ed al frazionale incremento di Francoforte (+0,24%).
A tirare la volata di Borsa Italiana i titoli del comparto finanziario, spinti dal calo dello spread: forte rialzo dei bancari (Banco popolare +4,46%, UBI Banca +4,41%, Intesa Sanpaolo +1,78%) con il solo Monte dei Paschi di Siena in controtendenza (-0,2%).

Tra alti e bassi i petroliferi, con Eni (+046%) e Saipem (+1,65%) in leggero rialzo e giornata negativa per Telecom Italia (-1,79%) in occasione dello stacco cedolare.
Seduta altalenante per la galassia Fiat (Fiat +0,29%, Fiat Industrial -2,88%), caratterizzata dal pagamento dei dividendi e dalle dichiarazioni di Sergio Marchionne: secondo il numero uno del Lingotto, Fiat e Chrysler non potranno sopravvivere se resteranno indipendenti così come, dopo questo difficile periodo, resisteranno solo 5 o 6 grandi produttori automobilistici a livello mondiale.
La conferma del capo dello Stato al Quirinale ha dunque ridotto l’incertezza politica nel Bel Paese e con essa si è allentata anche la tensione sul debito pubblico: il deciso calo del rendimento dei titoli di Stato a due anni è sprofondato ai minimi dal 1993, il livello più basso mai rilevato da Bloomberg, ed anche lo spread è sceso a 282 punti, sotto la soglia obiettivo a suo tempo indicata dal premier uscente Mario Monti (287 punti), portando il rendimento del titolo decennale (BTP novembre 2022) sotto il 4,1%.

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