Record a Wall Street ed Europa sprint; spread ai minimi 2006

TRIESTE – Ultima seduta di ottava per Piazza Affari, che oggi consuntiva tanto i progressi del mese appena trascorso, quanto gli usuali temi di politica macroeconomica. Il FTSE Mib, il più significativo   indice azionario che comprende le 40    società   italiane ed estere a maggior capitalizzazione quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana, si è finalmente ripreso dopo i cali subiti a febbraio e marzo, favorito dallo sblocco della situazione politica conseguente il varo del nuovo Esecutivo guidato da Enrico Letta e dalle benefica onda lunga delle pratiche ultraespansive adottate dalla Bank of Japan (BoJ), trasformatesi in una massiccia dose di liquidità pronta ad essere investita sui mercati di tutto il mondo:

il principale indicatore delle sorti di Milano e della nostra economia ha conseguito un significativo progresso del 9,32% nel mese appena trascorso, portandosi a 16.768 punti.
Dopo che il primo maggio la Fed (Federal Reserve System, la   banca centrale degli    Stati Uniti) è stata spinta dalla modesta crescita economica a lasciare invariati i tassi d’interesse (tra lo 0% e lo 0,25%, ai minimi di sempre) ribadendo che tale politica monetaria non cambierà senza una ripresa dell’inflazione (e quindi dei consumi) ed un calo del tasso di disoccupazione (sotto al 6,5%), l’attenzione generale era puntata sulla riunione di ieri della BCE (Banca Centrale Europea), anch’essa chiamata ad esprimersi sul costo del denaro.
Come previsto (ed auspicato) dagli operatori, l’istituto centrale ha ridotto il saggio di riferimento dello 0,25%, portando gli interessi allo 0,50%, il primo taglio a far tempo dal luglio 2012.
Nel corso dell’usuale conferenza stampa a commento delle decisioni di politica monetaria, Mario Draghi, presidente della BCE, ha confermato il mantenimento di una linea di condotta accomodante sino alla metà del prossimo anno, non escludendo l’eventuale ricorso a nuovi ed ulteriori tagli che si dovessero rendere necessari; similmente anche il piano di rifinanziamento a lungo termine LTRO (Long Term Refinancing Operation), che consente alle banche di richiedere prestiti agevolati triennali in cambio di   obbligazioni governative (titoli degli stati membri dell’UE) anche prive di valore (come ad es. quelle della    Grecia, dichiaratasi insolvente), resterà attivo per lo stesso periodo di tempo.
Il numero uno della BCE ha anche ribadito che nel medio termine le aspettative sull’inflazione restano inferiori al 2%, confermando per la zona euro la previsione di una ripresa economica graduale a partire dalla seconda metà del 2013; ha auspicato inoltre un miglioramento dei bilanci degli istituti bancari basato su nuove ricapitalizzazioni, segnalando difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese ed evidenziando il perdurare della debolezza del mercato del lavoro.
La generale spossatezza del Vecchio Continente trova purtroppo ulteriore conferma nelle più recenti informative predisposte dall’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’UE che raccoglie ed elabora dati dagli Stati membri: a marzo il tasso di disoccupazione nella zona Euro è cresciuto al 12,1% rispetto al 12% del mese precedente (mentre in Germania ed Italia si è attestato al 6,9% ed all’11,5% rispettivamente, per entrambe invariato rispetto agli ultimi 30 giorni), mentre ad aprile l’indice PMI manifatturiero è sceso a 46,7 punti dai 46,8 del mese antecedente, indicando che il settore resta in fase di contrazione anche se con dati leggermente migliori rispetto alle stime elaborate dagli analisti (in progressivo miglioramento in Francia ed Italia, in regressione in Germania).

La decisione della BCE di tagliare i tassi di interesse seppur attesa dal mercato ha contribuito a ridare ottimismo sulla ripresa economica nel Vecchio Continente, una nota positiva dalla quale hanno tratto beneficio i listini asiatici: l’indice Msci Asia Pacifico (escluso il Giappone) ha guadagnato lo 0,2% sulle buone performances di Shanghai (+1,58%) ed Hong Kong (+0,29%), mentre Tokyo è rimasta chiusa per festività.
Piazza Affari e le principali Borse europee chiudono in rialzo l’ultima seduta della settimana,  frutto di una buona intonazione poi consolidatasi sugli incoraggianti dati dell’occupazione negli Stati Uniti, ad aprile portatasi ai massimi dal 2008; a Wall Street l’indice Dow Jones ha superato, per la prima volta nella sua storia, la soglia dei 15.000 punti, un’euforica galoppata che ha superato le sponde dell’Atlantico: a testa alta Milano (FTSE Mib +1,04%, FTSE Italia All-Share +1,06%) rispetto al massimo storico di Francoforte (+1,95%),rialzi nell’ordine del punto percentuale anche per Madrid (+1,58%), Parigi (+1,32%) e Londra (+0,84%).
Tra i migliori titoli di Piazza Affari da segnalare le buone sedute di Fiat (+1,49%), nonostante una flessione delle vendite (-14,1%) superiore alla contrazione delle immatricolazioni in Italia (-10,8%), e Fiat Industrial (+1,66%), gravata dal taglio delle stime sull’utile apportato dagli analisti di Goldman Sachs, nonché di una buona seduta per i titoli finanziari.   
Dopo la discesa di ieri pomeriggio, lo spread tra il Btp e il Bund con scadenza a dieci anni prosegue la propria discesa, portandosi in prossimità dei minimi di gennaio: la differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp novembre 2022) e quello tedesco si è attestata a 257 Bp (Basis point, punti base) dai 263 della chiusura di ieri, anche se in avvio di seduta il differenziale aveva toccato i 251 Bp; il rendimento è sceso a poco meno del 3,7%, livello prossimo a quello del febbraio del 2006.
In flessione anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, con una cedola scesa sotto l’1,23%.

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