Eurozona in crisi: economia in frenata, borse al tappeto

TRIESTE – Il taglio dei tassi operato dalla BCE (Banca Centrale Europea) e la liquidità riversatasi sui mercati a seguito delle politiche espansionistiche adottate dalla Bank of Japan (BoJ) hanno rincuorato gli investitori che, spinti anche dal superamento dello stallo politico ad opera della fiducia ottenuta dal nuovo Esecutivo, nella settimana appena trascorsa (29 aprile – 3 maggio) hanno consentito al FTSE Mib, il più significativo  indice azionario di    Borsa italiana, di progredire del 2,16%, limando il ribasso da inizio anno al 3,99%.

Dopo i buoni risultati conseguiti la scorsa settimana, la nuova ottava apertasi ieri sembra intonarsi sul tema delle prese di profitto, con l’attenzione degli investitori focalizzata  sul modo migliore per uscire da una crisi finanziaria che non sembra voler allentare la propria stretta: secondo l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea Eurostat, che raccoglie ed elabora dati dagli Stati membri, l’indice PMI (Purchasing Managers Index) dei servizi, pur risultando leggermente migliore delle attese segnala che il settore terziario europeo permane in una fase di contrazione: in leggero miglioramento in Francia, in progresso più deciso nel Bel Paese ed in calo in Germania, ma pur sempre inferiore alla soglia di quel fatidico “valore 50” che funge da spartiacque tra espansione e recessione, quest’ultima confermata anche dalla flessione delle vendite al dettaglio, che hanno registrato un calo di ben il 2,4% su base annua.
Questi quindici mesi consecutivi di peggioramento dell’economia continentale si riverberano anche sulle stime che l’Istat ha elaborato per l’Italia, dove la riduzione in termini reali del Prodotto Interno Lordo (PIL, il  valore totale dei  beni e    servizi prodotti nel   Paese) quest’anno sarà pari all’1,4% mentre il suo recupero nel 2014, dovuto sostanzialmente ad un aumento della domanda interna, corrisponderà ad una moderata crescita dello 0,7%.
Quasi a voler smorzare l’impatto negativo di simili premesse giungono le parole del numero uno della BCE Mario Draghi che proprio ieri, in occasione del conseguimento di una laurea honoris causa presso l’università Luiss di Roma, ha confermato che la politica monetaria europea resterà accomodante, con la banca centrale pronta ad eventuali nuovi tagli dei tassi di interesse; al fine di mitigare gli effetti recessivi indotti dalle politiche di bilancio adottate per il risanamento dei conti, secondo il banchiere è necessaria una maggior attenzione all’equità ed ai crescenti problemi delle fasce più deboli, da accompagnarsi ad opportune riduzioni tanto della tassazione quanto della spesa pubblica.
In pratica, essendo compito principale della BCE preservare il potere di acquisto della moneta unica e quindi assicurare il mantenimento della stabilità dei prezzi nell’Area dell’euro, le possibilità di un ulteriore allentamento dei saggi di riferimento aumenterebbero qualora dovessero perdurare calo dell’inflazione (e quindi dei consumi) e rallentamento della crescita in Germania, alle prese con un rallentamento delle esportazioni e relativo calo di competitività, dovuto ai più recenti sviluppi dei tassi di cambio esteri.
Prosegue intanto il momento particolarmente felice dei listini asiatici che, dopo aver registrato un incoraggiante +0,8%  dell’indice MSCI Asia Pacifico (escluso il Giappone) in avvio di settimana grazie ad un forte rialzo del prezzo delle materie prime, a sua volta sostenuto dai dati macro degli Usa, anche quest’oggi ha chiuso positivamente con un nuovo rialzo dell’1,3%; a sostenere i listini l’ottima performance di Tokyo (+3,6%) dopo la chiusura di ieri per festività ed il taglio dei tassi d’interesse effettuato dalla Banca centrale australiana, ora ai minimi storici, che ha sostenuto le sedute di Shangai (+0,2%) ed Hong Kong (+0,38%).

Non altrettanto si può dire per il Vecchio Continente dove l’avvio di ieri della settimana borsistica, complice la chiusura della piazza di Londra, ha prodotto sedute deboli chiusesi con il segno meno: in affanno Piazza Affari (FTSE Mib -0,35%, FTSE Italia All-Share -0,26%) e le principali Borse europee sulle preoccupazioni prodotte dai dati macroeconomici sopra esposti, con vendite concentrate sul settore utility, tra i più penalizzati dal calo dei consumi.
Sul fronte del debito sovrano, lunedì la differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp novembre 2022) e quello tedesco è risalita a 263 Bp (Basis point, punti base) dai 258 della chiusura del venerdì precedente, portando la redditività del decennale a sfiorare il 3,9%; in  leggero aumento anche lo spread tra i titoli biennali, dove la resa ha superato l’1,3%.
In chiusura segnaliamo i principali appuntamenti economici di questa ottava di Borsa: all’alba di giovedì verranno comunicati i dati e le prospettive relativi all’inflazione cinese, seguiti a metà mattinata dalla pubblicazione del report mensile della BCE e dalle decisioni di politica monetaria della BoE (Bank of England); venerdì pomeriggio si terrà invece il periodico discorso di Ben Bernanke, presidente della Fed (Federal Reserve System) la banca centrale degli Stati Uniti d’America, sullo stato del sistema bancario.

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