Borse tormentate sulle questioni monetarie, rientra lo spread

TRIESTE – Ottava di Borsa ancora all’insegna della marcata volatilità e dell’incertezza, con uno scenario macroeconomico globale decisamente sotto tono per tutta la Zona Euro, anche se qualche timido progresso di alcuni indici (PMI, indicatore composito dell’attività manifatturiera; IFO, rilevatore della fiducia degli imprenditori tedeschi) lascia sperare in una seconda metà del 2013 all’insegna di un miglioramento della situazione generale.

Per contro, sull’altra sponda dell’Atlantico, l’andamento dei consumi appare oggi assai più positivo, trainato dal miglioramento dei fondamentali: l’indicatore della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan continua a salire e  si trova sui propri massimi dall’estate 2007, il mercato immobiliare continua a crescere e le quotazioni azionarie sono salite ulteriormente; i dati di aprile indicano un moderato incremento dell’occupazione e degli utili, quindi del mercato del lavoro, fattore determinante nelle scelte di politica monetaria degli Stati Uniti per il resto dell’anno. Trascorsi cinque anni dall’adozione del QE (Quantitative Easing, alleggerimento quantitativo) e nonostante ammontare ed obiettivo delle misure, la ripresa dalla crisi finanziaria è stata molto lenta ed il mercato del lavoro rimane comunque debole, tanto da spingere i critici a sostenere che il sistema necessiti di cambiamenti strutturali e che la politica monetaria da sola non riesca a colmare il gap quando viene colpita l’economia reale.

Resta un fatto: in tutto il mondo la politica si è adoperata in vari modi per fornire ai mercati quegli strumenti, dai bassi tassi d’interesse alle regolamentazioni tolleranti passando per il Quantitative Easing, atti a  fare in modo che il deprimente ciclo di recessione non virasse verso la depressione; l’attuale fase attraversata dai mercati non è tale da alimentare preoccupazioni eccessive sullo stato della ripresa mondiale, ma seria abbastanza per lasciare spazio ad ulteriori allentamenti della politica monetaria.

La conferma dei dati sull’inflazione tedesca a maggio (+1,5% su base annua) ed il suo incremento in Francia (+0,8%) ed in Italia (+1,1%), nonché il miglioramento rispetto alle attese della produzione industriale europea (+0,5% su base mensile), hanno portato la Banca Centrale Europea (BCE) a dichiarare che l’Italia, uno dei Paesi che dal 1999 al 2012 ha registrato la più cospicua flessione a livello mondiale delle quote di mercato delle esportazioni, dovrà «attenersi con rigore al percorso di moderazione del disavanzo» per mantenere sempre entro la soglia del 3% il rapporto tra deficit e PIL (Prodotto Interno Lordo, il valore totale dei beni e servizi prodotti).

Sempre per restare in tema di Bel Paese, sin dall’inizio della settimana  il Ministero dell’Economia e delle Finanze si è trovato di fronte alla necessità di smentire indiscrezioni relative all’ipotesi di introdurre un prelievo dello 0,8% sui depositi bancari, puntualizzando che si tratta di voci completamente prive di fondamento; stamane invece la Banca d’Italia ha comunicato che ad aprile il debito pubblico italiano ha superato i 2.041 miliardi di euro, livello più elevato in assoluto mai raggiunto; ad inizio 2013 il disavanzo ammontava a 1.989 miliardi, 1.907 era invece il deficit a gennaio 2012.

Seduta positiva per i listini asiatici con Tokyo che rialza la testa dopo il tonfo di ieri (-6%), seppur contenendo il rimbalzo (+1,94%) al termine delle contrattazioni: un guadagno tecnico probabilmente limitato al leggero rialzo dello yen e sostenuto dal recupero di Wall Street, che ieri ha interrotto la più lunga serie di ribassi del Dow Jones dall’inizio dell’anno. Più limitati i guadagni sui listini di Shanghai (+0,3%) ed Hong Kong (+1%), dove le valutazioni dei titoli sono ritornate ad essere estremamente convenienti nonostante negli ultimi mesi queste Borse siano state meno volatili, con gli operatori convinti che gli indici possano ritornare ai loro massimi grazie ai prezzi molto favorevoli delle azioni.

In questo contesto, dopo un avvio al rialzo proseguito con una seduta altalenante e nervosa a causa dei dubbi sulle valutazioni di molti titoli, complicata ulteriormente dai numeri forniti della Banca d’Italia di cui si è riferito sopra, Piazza Affari (FTSE Mib +0,23%, FTSE Italia All-Share +0,33%) in frazionale rialzo e le principali Borse europee in ordine sparso: Londra e Madrid invariate alla fine dell’ultima sessione di ottava, Francoforte (+0,4%) e Parigi (+0,19%) in territorio positivo.

A Milano giornata particolarmente pesante per il settore bancario, con Monte dei Paschi in ribasso dell’1,04% dopo un promettente inizio di sessione (+3%) ed Unicredit in calo dello 0,36%; pesanti vendite anche su Rcs Mediagroup, che ha perso il 6,32% dopo i forti rialzi messi a segno nelle ultime due sedute. Tra i petroliferi senza direzione spicca Eni (+1,26%), dopo che gli analisti di Bernstein hanno migliorato il rating sul Cane a sei zampe.

Sul fronte del debito sovrano leggera contrazione dello spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci, con la differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp maggio 2023) e quello tedesco scesa a 277 Bp (Basis point, punti base) dai 284 di ieri, con un tasso pari al 4,28%; in flessione anche lo spread tra i titoli con scadenza a due anni, portatosi a 184 Bp con un rendimento tornato all’1,95%.

Infine il differenziale tra i titoli spagnoli e tedeschi ha chiuso a 306 Bp con il tasso dei Bonos al 4,58%.

Concludiamo il nostro commento con alcuni dati relativi alle aste di Bot e Btp tenutesi questa settimana.

Collocati tutti i 7 miliardi di euro di Bot con scadenza 14 giugno 2014 offerti dal ministero dell’Economia e delle Finanze, con un rapporto di copertura (rapporto tra ammontare richiesto e quantitativo offerto) di 1,49, in aumento rispetto all’asta di metà maggio; il rendimento lordo di aggiudicazione è cresciuto allo 0,962%, fatto scontato a causa dell’aumento delle tensioni sui mercati finanziari evidenziatasi recentemente: l’importanza di collocare i titoli al di sotto della soglia psicologica dell’1% corrisponde ad un aumento di appetibilità presso gli investitori istituzionali esteri.

Anche la sesta tranche dei Btp 1° settembre 2028 è stata collocata al massimo della forchetta indicata dal ministero dell’Economia e delle Finanze con un tasso di copertura pari a 1,73, in forte aumento rispetto all’1,32 dell’asta di metà aprile; ha molto sorpreso la forte domanda registrata sul titolo a 15 anni, molto superiore alle attese, mentre qualche perplessità è venuta sul titolo a 3 anni, che ha registrato un rapporto di copertura stabile: quest’ultima scadenza è quella che la BCE utilizzerebbe nel piano OMT (Outright Monetary Transactions, acquisto diretto da parte della banca centrale di titoli di Stato a breve termine emessi da Paesi in difficoltà macroeconomica grave e conclamata) la cui legittimità è in discussione da parte della Corte costituzionale tedesca, fatto che potrebbe portare alla richiesta di un premio maggiore per accettare queste scadenze e che il Tesoro in questo momento non è disposto a concedere.

 

 

 

 

 

 

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