Prove di rimbalzo in Europa in attesa della Fed e del G8

TRIESTE – Si apre oggi un’ottava di Borsa ricca di importanti appuntamenti per Piazza Affari, dove oggi tiene banco l’aumento di capitale di RCS Mediagroup.

Mercoledì i riflettori attraverseranno l’Atlantico per puntarsi sulla FED (la banca centrale degli Stati Uniti), che comunicherà le proprie decisioni in materia di politica monetaria e le aspettative sullo stato dell’economia e dei tassi di interesse americani, fornendo così preziosi segnali sul futuro delle attività di  Quantitative Easing (QE, alleggerimento quantitativo: iniezione di moneta nel sistema finanziario ed economico); venerdì polarizzato invece dall’Investor Day organizzato da Mediobanca.
Come avemmo già a segnalare nel nostro precedente commento, lo scenario macroeconomico globale è ancora caratterizzato da incertezza e marcata volatilità, con una Zona Euro decisamente sotto tono ed un andamento al rialzo di Wall Street, dove nelle ultime settimane si è registrata un’impennata di transazioni compiute sfruttando la leva del debito (cioè, stante il rialzo di Borsa, gli Americani si sono indebitati per acquistare azioni): un fenomeno che va monitorato attentamente, sia perchè in passato dinamiche simili hanno sempre scatenato violente correzioni, sia perché la sensazione è che il mercato sia “tirato” e che basti veramente poco per innescare il finimondo.
Un momento dunque difficile per Piazza Affari che, nel periodo compreso tra il 10 ed il 14 giugno, ha visto il FTSE Mib, il paniere che racchiude le azioni delle 40 maggiori società per capitalizzazione quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana, accusare il colpo e ritracciare del 3,22%, corrispondente ad un calo da inizio anno dello 0,74%.
«È meglio essere ottimisti e avere torto che essere pessimisti ed avere ragione», frase attribuita ad Albert Einstein che ben si coniuga agli ultimi sviluppi della crisi europea: la lettura degli indici PMI manifatturieri (Purchasing Managers Index, indicatore composito dell’attività che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi elaborato intervistando i responsabili degli acquisti delle aziende) fornisce dati superiori alle attese pur permanendo negativi quelli sui consumi, mentre l’avvenuta formazione del Governo ed i suoi primi provvedimenti  (come ad es. lo sblocco dei pagamenti della Pubblica Amministrazione) hanno rilanciato la fiducia delle imprese italiane oltre ogni precedente aspettativa.
L’indice di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea è salito, anche se il dato è lontano dalla media storica ed in linea con un PIL (Prodotto Interno Lordo HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/PIL” \l “cite_note-pil-1” , il valore totale di beni e servizi prodotti in un Paese) ancora negativo, segnale che l’economia europea ha probabilmente toccato il fondo ma è ancora distante da una solida ripresa: prova ne sono i dati sulla disoccupazione, dove il numero dei senza lavoro ha raggiunto il 12,2% con punte preoccupanti in Spagna e Grecia (27% circa, con picchi superiori al 50% per il lavoro giovanile); dati negativi anche per l’Italia (12%), mentre sostanziale stabilità in Germania.
In sintesi: l’Europa sta facendo progressi sulla strada del rilancio, ma non si può ancora parlare di crescita economica soprattutto perché le banche non stanno allentando i cordoni del credito; la Commissione Europea ha esteso le scadenze sulla riduzione dei deficit a Spagna, Francia ed Olanda ed ha tolto l’Italia dalla procedura per deficit eccessivo così da far proseguire il processo di stabilizzazione, tutti fattori che portano a pensare che l’attuale aumento di volatilità fatto registrare dalle Borse del Vecchio Continente sia dovuto alle normali dinamiche di mercato, tanto più perché realizzatosi dopo un periodo di buona crescita.
Non a caso il G8, il forum dei Governi e dei  Ministri dell’Economia delle otto principali potenze  (Canada,   Francia,   Germania,    Giappone,   Italia,    Regno Unito,    Stati Uniti e dal   1998 anche   Russia) che si riunisce oggi e domani a Lough Erne, in Irlanda del Nord, ha tra le principali questioni all’ordine del giorno quelle che il premier britannico David Cameron ha definito le tre T («Trade, Tax and Transparency», cioè commercio, tasse e trasparenza), con l’obiettivo di fondo di rilanciare l’ancora debole economia globale.
Chi sta beneficiando di quest’incertezza sono ancora una volta i listini asiatici, ad una nuova seduta positiva:  grazie al recente indebolimento dello yen dopo gli apprezzamenti della scorsa settimana, che favorisce i titoli maggiormente esposti ai mercati esteri, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo del 2,7% mentre l’indice Msci Asia Pacific ha registrato un progresso dell’1,3% spinto dalle aziende legate al business dell’energia solare che, secondo le speculazioni della stampa cinese, dovrebbero beneficiare di nuovi provvedimenti governativi.
Avvio di settimana incoraggiante anche per i listini del Vecchio Continente, in una seduta avviatasi con un timido rialzo generale al quale la partenza sprint di New York ha dato poi una spinta in più; le principali Borse europee hanno chiuso tutte in territorio positivo, con Francoforte che ha messo a segno un +1,15%, Parigi +1,54%, Londra +0,33% e Madrid +0,81% mentre Piazza Affari,  nonostante un avvio in rosso per il freno a mano tirato da Saipem, che prima non fa prezzo e poi crolla bruscamente dopo una  nuova    revisione al ribasso delle stime per il 2013, riesce comunque a girare in positivo in chiusura (FTSE Mib +026%, FTSE Italia All-Share +0,12%)

Sul fronte del debito sovrano ulteriore leggera contrazione dello spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, con la differenza di rendimento tra il titolo italiano (Btp maggio 2023) e quello tedesco scesa a 274 Bp (Basis point, punti base) dopo aver oscillato nel corso della giornata tra i 275 e i 280 Bp, con un tasso pari al 4,26%; in flessione anche lo spread tra i titoli con scadenza a due anni, portatosi a 175 Bp con un rendimento sceso all’1,9%.
Infine il differenziale tra i titoli spagnoli e tedeschi ha chiuso sostanzialmente invariato a 304 Bp, con il tasso dei Bonos al 4,56%.

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