Banche giù e Piazza Affari maglia nera di un’Europa allo sbando

TRIESTE – Ennesima ottava di Borsa all’insegna dell’avversione al rischio, con i mercati che da inizio maggio hanno cominciato a scontare la possibile fine delle politiche monetarie accomodanti e dei tassi di interesse prossimi a zero sino ad oggi applicati dalle Banche Centrali.

La grande volatilità attuale è conseguenza di quell’annuncio della Federal Reserve relativo ad una prossima riduzione della fase di Quantitative Easing (alleggerimento o facilitazione quantitativa) connessa alle dinamiche del quadro macroeconomico ed alle condizioni del mercato del lavoro USA, in pratica una progressiva riduzione degli ottantacinque miliardi impiegati attualmente in acquisti mensili di titoli (Buoni del Tesoro e garantiti da ipoteca). Come se non bastasse, nella riunione del FOMC (Federal Open Market Committee, il principale strumento per influenzare i tassi di interesse sui mercati monetari e finanziari) di metà giugno, il miglioramento del contesto americano ha indotto la Fed a specificare che il tapering, la finestra in cui dovrebbe verificarsi il progressivo disimpegno, potrebbe avviarsi già quest’anno per poi terminare entro la metà del 2014, prospettiva che, a causa della riduzione di liquidità che causerebbe sul mercato, ha alimentato l’attuale instabilità.

Nei paesi asiatici le dinamiche commerciali dell’intera area sono state invece penalizzate dalla riduzione delle stime di crescita dei paesi più sviluppati, tali da mettere in crisi modelli di sviluppo basati su investimenti e spesa pubblica: in Cina, ad esempio, il crollo delle esportazioni ha evidenziato la debolezza di un sistema fortemente incentrato sulla domanda estera, fatto di investimenti strutturali, produzione e consumi finanziati da un indebitamento pubblico favorito da anni di politiche monetarie espansive, così come le decisioni di politica monetaria e fiscale sono alla base della volatilità del Sol Levante.

Nel frattempo la Zona Euro si dibatte nella seconda fase recessiva in cinque anni, tanto che per gli analisti di Standard & Poor’s una ripresa «degna di questo nome, però, appare ancora lontana», anche se la congiuntura «potrebbe aver toccato il punto minimo nel secondo trimestre del 2013»; così, nonostante le vendite al dettaglio in Germania abbiano evidenziato una crescita dello 0,8%, l’agenzia di rating ha deciso di tagliarne le stime sull’andamento del PIL (Prodotto Interno Lordo, il valore totale dei beni e servizi prodotti) ad un +0,4% dal precedente +0,8%; salite dello 0,5% le spese per consumi anche In Francia, mentre in Italia l’inflazione (generale e continuo aumento dei prezzi di beni e servizi che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta) si è attestata all’1,2%.

Una situazione ben nota al presidente della BCE (Banca Centrale Europea) Mario Draghi, che ha dichiarato che l’istituto centrale rimane pronto ad agire ancora se sarà necessario, mantenendo accomodante la propria politica monetaria ed attivo lo scudo antispread OMT (Outright Monetary Transactions, operazioni monetarie definitive: acquisto diretto di titoli di Stato emessi da Paesi in difficoltà grave e conclamata); quanto alla crescita, è suo parere che il taglio delle spese improduttive e l’abbassamento del peso fiscale, che sta danneggiando l’attività economica e la creazione di posti di lavoro, siano i metodi corretti con cui supportarla.

Sempre in tema di istituzioni del Vecchio Continente da segnalare l’accordo, che entrerà in vigore dal 2018, sul meccanismo di risoluzione delle crisi degli istituti bancari sancito dall’Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione Europea, che ha definito anche il ruolo dell’ESM (Meccanismo Europeo di Stabilità) in caso di collasso di un’istituzione finanziaria.

Sostanzialmente, in linea con i principi già definiti nell’incontro di maggio, le autorità nazionali disporranno di una maggiore flessibilità in termini di esecuzione del salvataggio “interno” (bail-in), con i depositi dei singoli privati e delle piccole e medie imprese ad avere prelazione rispetto ai creditori non garantiti ed ai depositanti di grandi multinazionali, con l’onere del salvataggio a gravare su azionisti, obbligazionisti e depositanti con più di 100mila euro; solo successivamente il Governo potrà intervenire con denaro pubblico per aiutare l’istituto in difficoltà. La direttiva impone anche l’obbligo di costituire fondi nazionali per la risoluzione delle crisi, con una dotazione pari ad almeno lo 0,8% dei depositi garantiti, finanziati da contributi annuali delle istituzioni finanziarie; soltanto dopo aver percorso tutte queste strade si potrà potenzialmente attingere ai fondi ESM, diventati quindi un’opzione di ultima istanza.

Seduta positiva per i listini asiatici, trainati dall’ottima performance della Borsa di Tokyo (+3,5%) sull’incoraggiante dato della produzione industriale di maggio, il più alto dal 2011, e sul beneficio indotto dal forte deprezzamento dello yen, che ha favorito i titoli delle società esportatrici; al rialzo anche i listini cinesi (Shanghai +1,6%, Hong Kong +1,5%) dopo le dichiarazioni del presidente della Banca del Popolo Zhou Xiaochuan secondo le quali la Banca Centrale cinese userà tutti gli strumenti a propria disposizione per immettere la quantità di moneta necessaria a stabilizzare i mercati.

Avvio di contrattazioni all’insegna della positività anche per le principali Borse europee che, dopo una seduta contrastata, hanno ceduto in chiusura sul mix di dati americani sulla fiducia dei consumatori e delle aspettative dei manager manifatturieri, entrambe in flessione: Francoforte -0,39%, Londra -0,45%, Parigi -0,62%, Madrid -1%.

Peggior performance continentale per Piazza Affari (FTSE Mib -1,24%, FTSE Italia All-Share -1,11%), affondata da un comparto bancario (Unicredit -3,38%, Intesa Sanpaolo -2,15%, Banco Popolare -4,39%, Ubi Banca -3,67%) che, secondo il responsabile della Vigilanza della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo, necessiterebbe di ulteriori 9 miliardi di euro per raggiungere i parametri di adeguatezza del capitale previsti dagli accordi di Basilea 3. Da segnalare il progresso di Mediaset (+2,76%), che gli analisti di Credit Suisse ritengono poter fare meglio del mercato, e la buona prova di Finmeccanica (+1,26%) dopo l’accordo con le  Organizzazioni Sindacali nazionali per il piano di riassetto e rilancio della controllata Selex ES; infine fragoroso esordio per Italia Independent (+16,15%) che, secondo quanto dichiarato dal numero uno della società Lapo Elkann, investirà le risorse rivenienti dal collocamento per acquisire minorities e nella crescita del gruppo.

Sul fronte del debito sovrano abbiamo registrato un calo dello spread tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni portatosi a 275 Bp (Basis point, punti base), una decina in meno rispetto alla chiusura del giorno prima ed ai massimi dalla metà dello scorso aprile; il rendimento del titolo italiano (Btp maggio 2023) è ora del 4,462%.

Il differenziale della Spagna si è invece attestato a 302 Bp con un rendimento dei Bonos al 4,74%.

 

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