L’instabilità politica pesa su Piazza Affari e fa schizzare lo spread

TRIESTE –  Ottava di Borsa ancora all’insegna di una qual certa calma operativa, senza particolari spunti di riflessione a seguito di una volatilità ai minimi e di una formale assenza di market mover (eventi macro-economici di portata tale da poter influenzare l’andamento dei mercati).

Dopo la prima estate dal 2008 a non registrare grosse crisi di mercato, settembre ha rafforzato il momento di calma vissuto dai listini, rincuorati dal momentaneo rientro della questione siriana e da una situazione dell’economia cinese meno impegnativa del previsto.

 A ben guardare ciò che ha permesso di mantenere in equilibrio  l’ago della bilancia sono stati gli interventi della Federal Reserve e della BCE (Banca Centrale Europea): Bernanke ha chiarito che la Fed sarà molto prudente nell’applicare il “tapering”, la riduzione degli stimoli previsti dal Quantitative Easing (QE), stante un mercato del lavoro non così forte come il dato sulla disoccupazione sembrerebbe lasciar desumere, così come Draghi ha ipotizzato un nuovo LTRO (Long Term Refinancing Operation, piano di rifinanziamento a lungo termine) per dare ulteriore ossigeno alle banche, confermando nel contempo l’intenzione della BCE di mantenere bassi i tassi di riferimento per un esteso periodo di tempo, in attesa di un consolidamento della ripresa economica che risulta ancora assai modesta.

Le promesse di un prolungamento degli stimoli hanno giovato ai mercati, ulteriormente supportati da molteplici indicatori macroeconomici: dall’incremento su base trimestrale del PIL (Prodotto Interno Lordo HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/PIL” \l “cite_note-pil-1” , il valore totale dei beni e dei servizi prodotti) in Francia (+0,5%) ai miglioramenti a settembre del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese nel nostro Bel Paese (rispettivamente saliti a 101,1 e 83,3 punti dai precedenti 98,4 e 82), all’indice di fiducia dell’economia dell’Eurozona, in rialzo a quota 96,9 punti dai 95,3 del mese precedente.

Non c’è rosa senza spine, così questo mese l’indice dei prezzi al consumo (dato preliminare) in Germania ha registrato una variazione nulla su base mensile (ma è crescita dell’1,4% su base annuale), così come in Italia l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio è diminuito dello 0,3%.

A guastare il clima, le preoccupazioni degli operatori per questioni legate alla polita; a livello internazionale gli occhi sono puntati sugli Stati Uniti per la questione sull’innalzamento del tetto del debito: se entro il 17 ottobre non verrà trovata una soluzione potrebbero non esserci più i soldi necessari a pagare le diverse agenzie governative (il cosi detto “government shutdown”), ultima fermata prima del default. 

Radar puntato anche sulla situazione politica italiana, dove la stabilità del Governo viene messa in seria discussione ed a dura prova dalla minaccia del Centro Destra di lasciare il Parlamento, qualora la giunta per le elezioni decidesse la decadenza di Silvio Berlusconi: oggi  il premier Enrico Letta si recherà dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per fare il punto sulla situazione.

Tensioni politiche che si riflettono soprattutto sul debito pubblico, con lo spread in rialzo oltre il premio pagato dai Bonos spagnoli, ma anche sul deludente esito dell’odierna asta di titoli di Stato e sull’ulteriore gravame del caso Telecom Italia, con l’Esecutivo che, dopo il passaggio di controllo agli spagnoli di Telefonica, sta valutando come blindare la rete.

 

 

Seduta positiva per i mercati asiatici, con le Borse cinesi a beneficiare del balzo degli utili delle aziende nel secondo trimestre, indiscutibile segnale dello stato di salute della seconda economia del mondo: Hong Kong ha chiuso a +0,7%, mentre Shanghai ha fatto segnare +0,1%.

Tokyo (-0,26%) ha invece chiuso l’ultima seduta dell’ottava in lieve calo, sulla scia delle prese di beneficio scattate dopo i rialzi di giovedì; il deprezzamento dello yen nei confronti del dollaro americano ed il dato sull’inflazione salita oltre le previsioni (la Bank of Japan aveva definito come obiettivo di lungo periodo quello del 2%) non hanno contribuito a fornire un convincente segnale sul rilancio dell’economia nipponica.

Poco mossi in apertura, i listini del Vecchio Continente hanno proseguito la seduta con il segno meno per poi chiudere in negativo; anche oggi forte ribasso di Piazza Affari (FTSE Mib -1,27%, FTSE Italia All Share -1,15%) e peggior performance in Europa, in una seduta caratterizzata dalla debolezza dei titoli bancari, sensibili all’andamento del mercato obbligazionario ed all’aria di crisi: sostanzialmente invariate Parigi e Francoforte (-0,03%), Madrid (-0,47%) e Londra (-0,81%) in calo.

A Milano forte calo dei bancari, penalizzati dal balzo dello spread: Unicredit (-1,61%) non sa beneficiare del ribadito giudizio di “Equalweight” (neutrale),  Intesa Sanpaolo (-1,5%), pur con un target price rivisto al rialzo da  Barclays, sconta il confermato “Underweight” (sottopesare) ed i rumors che vorrebbero l’ex numero uno Corrado Passera riprendersi la carica di amministratore delegato attualmente ricoperta da Enrico Cucchiani, Monte dei Paschi di Siena in ribasso dell’1,06%.

Anche Telecom Italia (-2,6%) in flessione dopo il forte rialzo di ieri, nonostante il rialzo del target price sulla società: gli analisti ritengono più probabile l’opzione della cessione di attività rispetto ad un aumento di capitale, come non credono al lancio di un’OPA sulla compagnia telefonica; tra le società a maggior capitalizzazione segnaliamo le perdite di Fiat Industrial (-1,71%), che procede nella fusione con CNH Global: il nuovo soggetto societario, che assumerà la denominazione di CNH Industrial, sarà quotato al NYSE ed a Piazza Affari a partire da lunedì 30 settembre.

Sul fronte del debito sovrano in deciso rialzo lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, salito persino al di sopra del livello della Spagna (258 Bp, Basis point, punti base) toccando quota 264 Bp, per un tasso del titolo italiano (Btp maggio 2023) al 4,42%.

In aumento anche lo spread tra corrispettivi titoli con scadenza a due anni, portatosi a 182 Bp dai 170 punti della chiusura di ieri, con un rendimento prossimo al 2%.

A seguito delle voci di un peggioramento del merito creditizio italiano che circolano sul mercato da alcuni giorni, Maria Cannata, responsabile del Tesoro per il debito italiano, ha precisato di non aver ricevuto comunicazioni relative ad un possibile taglio del rating sovrano del Bel Paese.

In conclusione, un commento sull’andamento dei collocamenti di BOT e BTP tenutisi negli ultimi due giorni.

Nell’asta BOT effettuata ieri sono stati collocati tutti i titoli in offerta, a fronte di una domanda discreta; il rapporto di copertura (ammontare di titoli richiesti su titoli offerti) di 1,45 è risultato essere in leggera diminuzione rispetto all’asta di fine agosto, con un rendimento lordo di aggiudicazione di 0,781%, in calo anch’esso rispetto allo 0,886% dello scorso mese.

Più complesso il collocamento odierno, relativo a due diverse tipologie di BTP: la prima con scadenza 2018 e cedola al 3,5%, la seconda con scadenza 2024 e cedola al 4,5%. 

L’ammontare offerto del primo si è collocato al massimo della forchetta indicata dal ministero dell’Economia e delle Finanze con un tasso di copertura di 1,43, in aumento rispetto all’1,22 dell’asta di fine agosto; il rendimento lordo è stato fissato al 3,38%.

Anche il secondo collocamento ha soddisfatto i massimi requisiti di forchetta stabiliti dal ministero, con un tasso di copertura (1,38) in flessione rispetto all’asta di fine agosto (1,52); il tasso lordo del 4,5% risulta invece superiore al 4,46% della precedente emissione.

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