Il record di Wall Street dà forza al rimbalzo di Piazza Affari

TRIESTE – Nell’ultima seduta della scorsa ottava di Borsa, svoltasi tra l’11 ed il 15 novembre, Wall Street ha aggiornato ancora i massimi storici degli indici Dow Jones  e S&P 500, che hanno così fissato i loro nuovi  picchi assoluti a 15.963 e 1.798 punti rispettivamente, mentre Piazza affari, reduce da una settimana all’insegna dell’incertezza, ha visto il FTSE Mib, il più significativo indicatore azionario di Borsa italiana, lasciare sul terreno l’1,45%, riducendo così la propria performance da inizio anno al 14,8%.

Nonostante una sorta di risveglio del settore delle utility, tale da spingere la banca d’affari Société Générale ad emettere il giudizio “Overweight” (sovrappesare) sul comparto, molto sensibile al fattore indebitamento e dunque favorito dalla discesa dello spread tra Btp e Bund tedeschi, già da alcuni mesi il mercato è caratterizzato da una sorta di “stagnazione” dei temi di fondo che, al di là di occasionali e ben individuati “market mover” capaci di produrre un minimo di volatilità nel breve termine, continua a vedere le immissioni di liquidità delle Banche Centrali protagoniste indiscusse.

Ciò premesso, l’Eurozona si conferma in fase di ripresa dopo una recessione durata un anno e mezzo, anche se dopo l’accelerazione impressa in primavera il ritmo di espansione è rallentato nel corso dell’estate a causa del progressivo indebolimento nei due maggiori paesi dell’area.

In Germania ad esempio, dove il PIL continua a crescere anche se meno delle aspettative, il progresso era dovuto esclusivamente alla domanda interna, costituita soprattutto dagli investimenti delle imprese e delle costruzioni e da un lieve aumento dei consumi privati e pubblici, mentre gli scambi con l’estero pativano la stagnazione dell’export a fronte di una crescita dell’import; in Francia invece il PIL è calato a sorpresa nonostante un incremento dei consumi privati e pubblici a seguito di una flessione degli investimenti e del contributo negativo degli scambi con l’estero.

La ripresa continua dunque, ma ad un ritmo molto lento e senza segnali di significativa accelerazione, così come si va attenuando la divergenza ciclica tra Paesi del centro e della periferia, questi ultimi facilitati dagli effetti sulle esportazioni dovuti alla svalutazione interna: in Italia il PIL è in territorio negativo per il nono trimestre consecutivo, con il valore aggiunto in aumento nell’industria ed in diminuzione nell’agricoltura e nei servizi, fattore che rimanda al trimestre corrente una modesta crescita su base congiunturale; al contrario la Spagna ha già imboccato la via dell’espansione, anch’essa dopo nove trimestri consecutivi di flessione e, seppur non sia ancora disponibile un dettaglio, sembrerebbe che si sia verificato un lieve aumento dei consumi privati a fronte di un ulteriore calo degli investimenti, con le esportazioni nette a trainare la ripresa. Tra gli altri Paesi periferici, anche il Portogallo è in crescita per il secondo trimestre consecutivo, mentre per la Grecia è disponibile solo il dato annuo, anch’esso in miglioramento coerentemente ad un’altra contrazione del PIL.

In sintesi, dopo essere uscita dalla recessione, l’Area Euro sta viaggiando a bassa velocità e senza che si intravedano segnali di significativa accelerazione, con la flessione di alcuni indici di fiducia (PMI, IFO, BNB) ad ottobre a testimoniare una “fisiologica” pausa all’interno del trend di progresso; la ripresa resta comunque molto modesta ed assolutamente non esente da rischi, primo fra tutti quello costituito dal recente apprezzamento del tasso di cambio, particolarmente insidioso a causa del basso ritmo di espansione della domanda globale.

Grande euforia oggi su tutti i principali listini asiatici. All’ottimismo degli investitori ha contribuito la conclusione dei lavori del Comitato Centrale del Partito Comunista cinese, con le speculazioni circa le prossime riforme economiche: dall’abolizione della legge sul figlio unico alla maggior liberalizzazione dei settori controllati dallo Stato, passando per l’espansione dei diritti alla terra dei contadini, la Cina si appresta a cambiare faccia in modo radicale, aprendosi a nuove ed interessanti possibilità di investimento. Una più ampia apertura verso un’economia di mercato che ha fatto volare Shanghai (+2,3%) ed Hong Kong (+2,7%), mentre Tokyo (-0,01%), reduce dalla miglior ottava dell’anno (+7,66%), ha chiuso sostanzialmente invariata una giornata di contrattazioni molto volatile, nella quale il listino aveva nuovamente raggiunto i massimi di inizio anno prima che le prese di beneficio azzerassero i guadagni.

Avvio di settimana contratto per le principali piazze del Vecchio Continente, nell’ennesima giornata priva di dati macro di particolare rilievo che, dopo un’ottava di rialzi, avrebbe potuto volgere al consolidamento delle posizioni ed alle prese di beneficio in attesa di nuovi spunti che possano spingere il mercato oltre i massimi recentemente toccati: Francoforte (+0,62%) ha terminato gli scambi segnando un nuovo record che si aggiunge rialzo di Madrid (+0,90%), alla positività di Parigi (+0,66%) ed alla crescita di Londra (+0,45%).

L’ottimismo rispetto alle informazioni che arriveranno nel corso dei prossimi giorni ed il sostegno delle banche, che hanno imboccato la strada del rialzo a fine mattina, hanno consentito a Piazza Affari (FTSE Mib +2,24%, FTSE Italia All Share +2,14%) di proseguire positivamente una seduta apertasi sotto tono ed all’insegna delle vendite, chiusa poi con un netto rimbalzo.

In forte rialzo i bancari, guidati da un Banco Popolare (+6,11%) in spolvero per la cessione del 79,62% della società Eurovita Assicurazioni ad un corrispettivo di 47 milioni di euro; molto bene anche Unicredit (+3,23%) a seguito dell’emissione di un bond senior per 500 milioni di euro da parte della controllata Bank of Austria; acquisti infine su Intesa Sanpaolo (+3,06%). Tra i titoli a maggior capitalizzazione buona prova di Telecom Italia (+1,11%) che sembra procedere verso la strada della public company e, tra gli editoriali, forte rialzo per Mondadori (+8,25%) ed ottima performance di Rcs Mediagroup (+3,05%) che, grazie alla vendita degli immobili storici a Milano, a fine anno farà scendere l’indebitamento netto sotto i 500 milioni di euro, con l’obiettivo di portare a 150 milioni di euro il margine operativo lordo a fine piano industriale; buone prove, infine, anche per Fiat (+3,38%) e Finmeccanica (+4,76%).

Dopo aver oscillato nel corso della giornata tra i 237 e i 241 Bp (Basis point, punti base), lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, ha chiuso invariato a 239 BP per un tasso del 4,07%; stabile anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, confermatosi ai 112 Bp della chiusura di venerdì per un rendimento sopra l’1,2%.

Il differenziale della Spagna nei confronti del Bund tedesco archivia la seduta a 238 punti base, col rendimento dei Bonos al 4,06%.

Condividi sui social

Articoli correlati