La disoccupazione affligge l’Italia e deprime Piazza Affari

TRIESTE – Il positivo andamento dei principali mercati finanziari continua a sorprendere positivamente, soprattutto perché accompagnato, nella maggior parte dei paesi europei, da un consistente ritorno della massa intermediata; gli investitori continuano a propendere per un trading di medio periodo, attenti alla pubblicazione dei singoli dati per cogliere al volo l’opportunità di un buon posizionamento intraday.

Dopo aver registrato la delusione sulla fiducia dei consumatori  per il mese di novembre, il dato Usa sulle richieste dei disoccupati sembra confermare un quadro variegato e disomogeneo dell’economia americana che, sommato alle incertezze riguardanti il “debt ceiling” (l’innalzamento del tetto sul debito), rende molto improbabile un avvio del “tapering”, la progressiva diminuzione del QE (Quantitative Easing, modalità con cui la Fed, la banca centrale americana, inietta liquidità nel sistema finanziario ed economico al ritmo di circa 85 miliardi di dollari al mese), già a dicembre, nonostante tali incertezze stiano ormai logorando il mercato.

Orfani delle indicazioni fornite da Wall Street, chiusa ieri in occasione della festività del “Thanksgiving” (il Ringraziamento) ed oggi aperta alle contrattazioni solo per poche ore a causa del “Black Friday” (venerdì nero), tradizionalmente data d’inizio del periodo di shopping natalizio, i mercati asiatici hanno reagito con una seduta debole, con gli operatori in posizione d’attesa. Prese di beneficio dopo raggiunto i massimi dal 2007 per Tokyo (-041%) che, nonostante tutto, archivia novembre con un progresso di oltre il 9% e tre settimane consecutive di rialzi, mentre segno positivo per i listini cinesi, che continuano a beneficiare delle speculazioni circa il positivo impatto delle riforme liberiste promesse dal Governo di Pechino: Hong Kong (+0,39%) ha chiuso in rialzo, mentre Shanghai (+0,05%) è rimasta sostanzialmente invariata.

Avvio contrastato e seduta proseguita poi in maniera nervosa per i listini del Vecchio Continente, dominati dai dati macroeconomici diffusi in giornata: hanno deluso le vendite al dettaglio in Germania, ad ottobre in flessione contro le aspettative di un incremento, mentre l’inflazione (indice dei prezzi al consumo) ha registrato una crescita superiore alle stime degli analisti; stabile allo stesso livello di ottobre il tasso di disoccupazione tedesco (6,9%), mentre primo calo da febbraio 2011 del medesimo dato comunitario (12,1%), a conferma di una leggera ripresa dell’Eurozona che non si estende però al Bel Paese, stabile in termini percentuali (12,5%) ma con un picco del 41,2% (+0,7% rispetto al mese precedente) nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, il livello più alto da gennaio 2004 (serie mensili) e/o dal primo trimestre 1977 (serie trimestrali).

Nonostante i dati Istat di ottobre parlino di un miglioramento della fiducia dei consumatori e delle imprese manifatturiere, dei servizi e del commercio al dettaglio, l’inflazione italiana (+0,6%) cresce al ritmo più basso dall’ottobre 2009, a dispetto delle attese di un aumento congiunturale (cioè rispetto al mese precedente) dello 0,2% e di uno tendenziale (cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente) dello 0,8%.

Raffica di giudizi da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, i cui analisti hanno confermato sia i giudizi a lungo termine (AA-) che a breve termine (A-1+) sulla Cina, dovuti a «solide prospettive di crescita, forte posizione netta sull’estero e basso indebitamento pubblico», togliendo invece la tripla A ai Paesi Bassi, abbassati ad una valutazione di lungo termine “AA+” a causa di più deboli prospettive di crescita rispetto a quelle precedentemente stimate, quasi una conferma del fatto che gli eccessi di austerity pagano sempre meno; promozione infine per la Spagna, con un rialzo delle stime da “negativo” a “stabile” ed una conferma del merito di credito sovrano a “BBB-” (di lungo termine) e “A-3” (di breve termine), probabilmente favorito dalla crescita del PIL (dato finale) nel terzo trimestre del 2013 (+0,1%).

Complessivamente un’ultima seduta di ottava incolore per le principali Borse europee, piuttosto sottotono; eccettuata Francoforte (+0,19%), dove gli scambi hanno segnato un nuovo record dell’indice, Londra (-0,06%) ha chiuso su di una sostanziale parità migliore del calo di Parigi (-0,17%), al quale non è riuscita a sottrarsi neppure Madrid (-0,23%) nonostante l’aspettativa di consistenti rialzi alimentata dalla promozione di S&P.

Seduta particolarmente volatile per Piazza Affari (FTSE Mib -0,41%, FTSE Italia All Share -0,32%), che archivia la settimana con una sessione all’insegna di pochi spunti e volumi sottili, risentendo anche degli aggiustamenti delle strategie di portafoglio da parte degli investitori istituzionali, tipiche di fine mese, e del dato record della disoccupazione. Il listino milanese è stato penalizzato dai titoli delle banche, che hanno imboccato la strada del ribasso dopo essere finite sotto la lente di Fitch: confermati i rating di Unicredit (-1,48%), Intesa Sanpaolo (-0,56%), Ubi Banca (-1,6%) e Banco Popolare (-1,06%), con la sola Monte dei Paschi di Siena (+1,52%) in positivo all’indomani della presentazione del piano industriale, approvato dalla Commissione Europea.

Unica crescita degna di nota quella di Telecom Italia (+4,51%), beneficiata dalla promozione degli analisti della britannica HSBC e da indiscrezioni che vorrebbero l’Antitrust brasiliana sul punto di multare Telefonica (già presente nel paese sudamericano), che con la salita in Telco avrebbe violato i patti presi nel 2010.

Stabile lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che ha chiuso la seduta a 236 BP (Basis point, punti base) per un tasso sul decennale del 4,05%.

Il differenziale della Spagna nei confronti del Bund tedesco archivia invece la sessione a 242 punti base, col rendimento dei Bonos al 4,11%. 

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