Seduta piatta a Piazza Affari. Senza riforme nuovo downgrade

TRIESTE – Ennesima ottava di Borsa senza significative novità sul fronte macroeconomico, con i mercati sempre più dipendenti dalle incerte aspettative attorno al prossimo avvio del “tapering”, la progressiva diminuzione del QE (Quantitative Easing, acquisti di titoli per 85 miliardi di dollari di al mese effettuati dalla Fed a sostegno dei mercati e dell’economia), sulle quali ritorna ad allungarsi l’ombra della preoccupazione per il tetto del debito e lo “shutdown” (la chiusura degli uffici federali per mancanza di fondi).

La relativa tranquillità del momento e l’approssimarsi del nuovo anno ci consentono dunque di fare il punto sull’attuale situazione dei principali listini, con l’intento di tratteggiare le linee guida per il 2014.

Per quanto concerne gli Stati Uniti è facile prospettare un 2014 all’insegna della crescita, sostenuto da una situazione microeconomica e strutturale buona  e dal continuo miglioramento del mercato immobiliare, a sua volta favorito da tassi a lunga scadenza più elevati rispetto a quelli attuali ma ancora accessibili e convenienti; la politica monetaria dovrebbe ancora mantenersi espansiva, anche se entro la prima metà dell’anno la Fed dovrà comunque dare avvio al “tapering” del QE.

Ben diversa la situazione nel Vecchio Continente, dove la forza della valuta e le riforme strutturali attivate a macchia di leopardo non concedono molto ottimismo per le prospettive di crescita, stimata ancora in calo nel breve termine; aumenta così il rischio di deflazione, per fronteggiare il quale la Banca Centrale Europea (BCE) dovrà allestire ulteriori interventi espansivi (misure dirette a favorire la ripresa del credito) per dare sostenibilità ai recenti segnali di stabilizzazione economica.

Spostando l’attenzione sui mercati asiatici, balza all’occhio il positivo momento attraversato dal Giappone, dove le politiche fiscali e le riforme strutturali promosse dal primo ministro Shinzo Abe (la cosiddetta Abenomics) hanno prodotto,  grazie al derivante indebolimento dello yen, il risveglio dell’inflazione (in ripresa da cinque mesi), delle esportazioni (in aumento dal primo trimestre 2013) e, in misura minore, dei consumi interni; non è difficile quindi ipotizzare il proseguimento di politiche monetarie ancora fortemente espansive da parte della Bank of Japan (BoJ), senza escludere l’eventualità di un rafforzamento dell’attuale QE qualora la politica fiscale non fosse in grado di produrre i risultati attesi.

Per ultima l’analisi delle prospettive della Cina la cui crescita, superato un momentaneo rallentamento estivo, dovrebbe mantenersi attorno ai livelli attuali; le epocali riforme strutturali diffuse dal Governo in novembre (deregolamentazione di alcuni comparti, parziale liberalizzazione del settore finanziario, maggiore ruolo dei privati e degli investitori esteri nell’economia) e la conseguente transizione da una crescita basata su esportazioni ed infrastrutture ad un progresso imperniato sui consumi, costituiscono le basi per una ripresa economica sostenibile, anche se nel medio termine potrebbero comportare dei rallentamenti di assestamento; l’allineamento dell’inflazione ai parametri di crescita implica l’adozione di una politica monetaria neutrale che, come tale, opererà in funzione della liquidità del sistema bancario. 

Rimanendo in tema di politiche di crescita, significativa la conferma del giudizio sul merito di credito dell’Italia da parte degli analisti dell’agenzia Standard & Poor’s: “BBB” e “A-2” i rispettivi rating a lungo ed a breve termine, con un outlook negativo a causa di una congiuntura locale esposta a «rischi di una fragile ripresa, in un contesto di alto debito pubblico», nonostante l’economia appaia «in buone condizioni e diversificata».

Stando alle comunicazioni dell’Istat, l’aumento della produzione industriale ad ottobre (+0,5%) non è bastato a compensare la media dei primi dieci mesi, che registra invece un calo del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; invariato rispetto al trimestre passato il prodotto interno lordo (PIL, valore totale dei beni e servizi prodotti nel Paese), diminuito invece dell’1,8% nei confronti del terzo trimestre del 2012, con una variazione congiunturale (cioè su base mensile) dell’indice nazionale dei prezzi al consumo ridottasi dello 0,3% mentre quella tendenziale (cioè su base annua) è aumentata dello 0,7%, mantenendo così il dato dell’inflazione acquisita per il 2013 stabile all’1,2%. 

Seduta debole per le Borse asiatiche, indebolite dalle speculazioni sempre più insistenti di un “tapering” anticipato: la banca centrale statunitense aveva annunciato un ridimensionamento della sua politica monetaria non appena il quadro generale avesse mostrato un miglioramento convincente, così come rispecchiato dai dati macro delle ultime settimane. Tokyo (+0,4%) ha chiuso la seduta in guadagno grazie alla spinta prodotta dal deprezzamento dello yen (che ha toccato il livello più alto dal 2008) ed al dato relativo alla produzione industriale del mese di ottobre, in rialzo. Contrastate le Borse cinesi, con  Shanghai (-0,31%) in calo ed Hong Kong ( +0,12%) in recupero.  

Avvio debole per i listini europei, in una giornata nervosa caratterizzata da piccoli riposizionamenti dovuti alle perdite registrate in settimana; vendite concentrate sul comparto auto dopo che General Motors ha annunciato di voler cedere la sua quota di Peugeot: Parigi (-0,23%) sconta maggiormente tali voci, seguita da Francoforte (-0,12%) in leggero affanno; Londra (-0,08%) e Madrid (+0,01%) risultano sostanzialmente invariate.

Piazza Affari (FTSE Mib invariato, FTSE Italia All Share +0,01%), dopo aver aperto al rialzo dando l’illusione di un possibile rimbalzo, ha chiuso sulla parità una seduta mai troppo movimentata. In generale ribasso i bancari, con la sola eccezione di Mediobanca (+1,35%) che beneficia di voci secondo cui il finanziere francese Vincent Bollorè salirà all’8% del capitale; male Monte dei Paschi di Siena (-3,28%), con la Fondazione a richiedere di far slittare a maggio l’aumento di capitale; cali di Unicredit (-0,69%) ed Intesa Sanpaolo (-0,18%). Tra i titoli a maggior capitalizzazione in rosso Fiat (-0,47%) a seguito della brusca flessione del comparto, mentre tra gli energetici bene Snam (+2,75%) che, secondo il periodico Il Mondo, avrebbe allo studio la cessione di una quota di minoranza della partecipata Italgas; in negativo Enel (-0,85%), oggetto della bocciatura di Goldman Sachs, preoccupata dalla minaccia di nuovi interventi dei governi di Roma e Madrid nel settore elettrico che la potrebbero penalizzare.

Segnaliamo infine alcune modifiche che, a partire dal prossimo 23 dicembre, interesseranno il FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Milano, un paniere che racchiude le azioni delle 40 società italiane ed estere a maggiore capitalizzazione quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana: nell’ambito della revisione trimestrale della composizione degli indici, nel principale paniere di Piazza Affari farà il suo ingresso YOOX Group, mentre usciranno Diasorin e Parmalat.

In leggero aumento lo spread, la differenza di rendimento tra il Btp ed il Bund con scadenza a dieci anni, che ha chiuso la seduta a 226 BP (Basis point, punti base), per un tasso sul decennale del 4,08%; in salita anche lo spread tra il Btp e il Bund tedesco con scadenza a due anni, attestatosi a 96 Bp per un rendimento rimasto sotto l’1,2%.

Il differenziale della Spagna nei confronti del Bund tedesco archivia invece la sessione a 227 punti base, col rendimento dei Bonos al 4,09%. 

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