La BCE inaugura una nuova era di tassi negativi, mercati euforici

TRIESTE – Di una cosa possiamo essere certi: che l’ottava di Borsa conclusasi ieri abbia coinciso con la settimana celebrativa di Mario Draghi e della Banca Centrale Europea (BCE) da lui guidata, le cui decisioni hanno messo le ali alla Borsa Italiana in un finale di settimana che ne ha sancito il consistente progresso: il FTSE Mib, il più significativo indice azionario di Milano, ha conseguito un rialzo del 3,05% tale da portare la crescita da inizio anno ad un beneaugurante 17,5%.

Come consuetudine di ogni primo giovedì del mese, il board dell’istituto di Francoforte si è dunque riunito per decidere sulle azioni concrete da intraprendere per combattere la deflazione, stimolare la ripresa ed ridurre la forza dell’euro con l’intento di far rimbalzare i prezzi nell’Eurozona, costantemente deboli ed alle prese con un’inflazione che a maggio è scesa allo 0,5% quando l’obiettivo dell’Eurotower si posiziona poco al di sotto del 2%; come se tutto questo non risultasse abbastanza impegnativo, la BCE ha anche abbassato le proprie stime di crescita per l’Europa: dall’1,2% di tre mesi fa all’attuale 1%, con un ridimensionamento (negativo) anche per il 2015 ed il 2016.

Mario Draghi ha raccolto il guanto di sfida lanciato dalla deflazione con una svolta storica che già fa parlare dell’inizio di una nuova era per la BCE, la prima banca centrale ad aver portato il tasso sui depositi da zero a negativo (-0,10%); le altre misure comprendono il ribasso di 10 punti base del tasso di rifinanziamento, sceso dallo 0,25% allo 0,15% (nuovo minimo storico), ed il taglio di 35 punti base del tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali, ora allo 0,40%; per rilanciare il credito sono state previste nuove aste di liquidità a lungo termine (LTRO, Long Term Refinancing Operation, piano di rifinanziamento a lungo termine) ed «operazioni preparatorie per acquistare gli ABS», cioè Asset Backed Securities (ABS), titoli obbligazionari emessi a seguito di processi di cartolarizzazione (cessione di attività o beni societari attraverso l’emissione ed il collocamento di bond), decisioni operative a partire dall’11 giugno 2014.

I provvedimenti presi nel corso della riunione del consiglio direttivo a Francoforte hanno fatto scattare l’immediata accelerazione dei listini, una decisa frenata dello spread ed un temporaneo indebolimento della moneta unica, ripresasi in breve tempo: il ministro francese delle Finanze Sapin ha subito definito le nuove misure «potenti e senza precedenti», mentre non ha commentato il cancelliere tedesco Angela Merkel, rispettosa dell’indipendenza dell’istituto centrale; il portavoce del Fondo Monetario Internazionale (FMI) Gerry Rice ha elogiato l’azione: «Diamo il benvenuto» alle mosse della BCE e «siamo incoraggiati dal fatto che» il presidente Mario Draghi «abbia detto che la BCE è pronta a fare di più se ce ne sarà bisogno», ha infatti affermato.

Anche Nouriel Roubini, l’economista diventato famoso al grande pubblico per aver previsto l’arrivo dell’ultima drammatica crisi finanziaria, reputa “interessanti” e correttamente indirizzate le misure adottate dalla BCE, pur ritenendo che, prima di sortire gli effetti sperati, dovranno trascorrere degli anni: per l’economia europea almeno altri tre di crescita lentissima, attorno all’1%, ancora di più per il Belpaese, dove potrebbero protrarsi sino ad un lustro. Tutti provvedimenti che secondo l’economista fungono da apripista al Quantitative Easing (acquisto di titoli sul mercato da parte della banca centrale finalizzato alla contestuale immissione di moneta nel sistema finanziario ed economico), la cui comunicazione è stato differita per non ridurne l’efficacia.

Non bisogna infatti dimenticare che se l’annuncio dello scudo anti-spread ha avuto un effetto dirompente nell’allontanare la speculazione nel dicembre 2011, nel febbraio seguente i due prestiti LTRO alle banche (a 3 anni al tasso agevolato dell’1%) non hanno invece raggiunto l’effetto sperato: anziché far confluire i soldi all’economia reale gli istituti di credito li hanno utilizzati per acquistare titoli di Stato, ricavando utili dalla differenza di rendimento piuttosto che destinarli a famiglie ed imprese. L’economia reale dell’Eurozona (in particolare quella dei Paesi del Sud) sta ancora pagando lo scotto della stretta creditizia e del contestuale peggioramento dei livelli d’affidabilità di imprese e famiglie generati dal calo della produzione industriale, con conseguente impoverimento di redditi (salari) e patrimonio (valori immobiliari).

Il messaggio che oggi Draghi vuole lanciare alle banche è quello di non preoccuparsi e di aumentare i prestiti all’economia reale per poi impacchettarli in titoli derivati, favorendo così la ripresa del mercato degli ABS che la BCE si impegna a riacquistare con un piano programmato: in questo modo gli istituti di credito avranno tutti i mezzi e le garanzie per prestare soldi a famiglie e imprese; inoltre sarà l’Eurotower stessa a fornire ben 400 miliardi di euro agli istituti finanziari tramite due nuove ed inedite maxi operazioni di rifinanziamento TLTRO (Targeted Longer-Term Refinancing Operations), prestiti a lungo termine che le banche potranno sfruttare, ma con un vincolo legato al riutilizzo di questi fondi nell’erogazione del credito all’economia reale, con scadenza protratta fino al 2018.

La Bank of England, riunitasi nello stesso giorno della BCE, non ha invece modificato la propria politica monetaria, confermando il tasso di interesse allo 0,5%, livello fissato nel marzo del 2009, e l’ammontare del programma di acquisto di titoli di stato (Quantitative Easing) a 375 miliardi di sterline.

Sul fronte macroeconomico ad aprile le esportazioni tedesche (+3%) sono cresciute oltre le aspettative facendo salire la bilancia commerciale a 17,4 miliardi di euro, dato anch’esso superiore alle attese; inferiore alle previsioni la crescita della produzione industriale, che registra un +0,2% su base mensile dal -0,6% (rivisto) di marzo: su base annua è aumentata dell’1,8%.

Serie di dati poco incoraggianti per il Belpaese: secondo l’Ufficio Studi della Confcommercio resta critico lo stato di salute delle attività commerciali e dei servizi, con i consumi a cui serviranno più di undici anni per tornare ai livelli pre-crisi; secondo l’agenzia Standard and Poor’s «le prospettive di crescita dell’economia italiana restano deboli sia in termini reali che nominali e riflettono gli incerti progressi delle riforme varate dai tre precedenti governi», un outlook negativo che spiega la conferma del rating a “BBB”.

Seduta in rialzo per i mercati asiatici, con l’indice MSCI a guadagnare lo 0,3% sull’onda lunga delle decisioni della BCE. La Borsa di Tokyo (-0,01%) ha chiuso la seduta sostanzialmente invariata, in un mercato poco mosso in cui l’indice anticipatore del Sol Levante ha segnato un calo di 0,5 punti percentuali mese su mese; negative le Borse cinesi,con Hong Kong a perdere lo 0,26% e Shanghai a registrare uno -0,54%.

Sull’altra sponda del Pacifico da segnalare invece l’imperterrita corsa di Wall Street, con lo S&P500 in rialzo dello 0,65% dopo aver fissato il nuovo massimo storico di 1.942 punti, accompagnato dal +0,59% del Dow Jones che stabilisce un nuovo record a 16.846 punti, anche se la performance migliore è appannaggio del Nasdaq, che ha guadagnato l’1,05%.

Avvio in rialzo anche sulle piazze finanziarie del Vecchio Continenteche, dopo una partenza in positivo ed un passaggio nel segno meno, al giro di boa hanno virato al rialzo, aggrappandosi alla promessa della BCE di misure straordinarie nel caso in cui si rendessero necessarie; nonostante la volatilità si coglie un certo ottimismo sull’andamento dei bilanci delle aziende, la cui possibile crescita degli utili giustifica quotazioni in rialzo: Francoforte (+0,40%) e Londra (+0,66%) in buon progresso, nuovo record 2014 di Parigi (+0,71%), prossimo ai massimi storici di giugno 2008, mentre va a Madrid (+1,73%) il miglior risultato.

A Milano apertura con il segno più grazie ad un settore bancario in spolvero, che trae duplice vantaggio dalle politiche espansive della BCE e dal calo dello spread; sfruttando anche la positiva partenza di Wall Street, Piazza Affari (FTSE Mib +1,54%, FTSE Italia All Share +1,49%) ha chiuso in rialzo l’ultima seduta della settimana.

Giornata positiva per le azioni delle banche, tra le quali spicca il forte rialzo della Popolare di Sondrio (+5,71%) che ha fissato le condizioni definitive dell’aumento di capitale; buone performance anche per Unicredit (+1,88%) ed IntesaSanpaolo (+4,06%). In netta controtendenza Monte dei Paschi di Siena (-1,95%), protagonista di uno stop per eccesso di ribasso in avvio di giornata; in vista dell’aumento di capitale da 5 miliardi che partirà lunedì la Consob ha comunicato che monitorerà attentamente l’andamento delle azioni sul mercato durante il periodo d’offerta (9-27 giugno), con particolare riferimento al rispetto delle misure in tema di vendite allo scoperto. Male anche le azioni delle società di moda che hanno pagato la deludente trimestrale pubblicata da Prada, con fatturato ed utili in calo.

Sul fronte del debito sovrano lo spread, il differenziale di rendimento tra il Btp decennale ed il Bund tedesco di pari scadenza, ha chiuso in calo a 140,5 Bp (Basis point, punti base) portando il rendimento del titolo italiano al 2,75%, mentre il differenziale a dieci anni tra i bond di Spagna e Germania ha terminato la seduta a 128 Bp, per un tasso dei Bonos iberici pari al 2,63%.

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