Cattivissimo me. Un film di cui ci si innamora

ROMA – Con i minions così soffici, paffuti, gialli, dediti all’azione e dalla voce incomprensibile. Con Agnes, le sue guance morbide, le parole sussurrate che ti stringono il cuore, e le premurose sorelline che gli corrono appresso.

Con Gru, il cattivo che vorresti avere come vicino di casa, con i suoi trucchetti, la sua macchina che invidierebbe anche Batman, i suoi piani malefici, e il volere inconscio di essere un buon padre. “Cattivissimo me” oltrepassa il muro di facciata (sembrava un film confezionato per i minions, e basta), per mostrarci come dietro questo muro ci sia qualcosa di concreto per cui valga la pena esistere ed assimilare fantasia sotto forma di cartoni animati. Infatti non ci sono solo le missioni di Gru contro l’alterego giovanile Vector, o gli stacchi-intermezzi con quegli omini gialli che sin dal trailer catturano l’attenzione verso di se;  Chris Renaud e Pierre Coffin, bravvisimi, badando al sodo, si spingono oltre, soprattutto verso direzioni sociali attuali, parlando di affidamento, adozione & raccomandazioni. Confezionano un’opera completa e leggera che arrivi al punto, non annoiando mai nei vari raccordi narrativo-visivi. Momenti memorabili, dalla scena del Luna Park, all’assalto di casa Vector; squali tenaci a prova di vetro antiproiettile, la statua della libertà rubata (ma è solo quella di Las Vegas), una piramide gonfiabile nel caldo Egitto, il racconto della buonanotte e la favola dei tre gattini. Una sequela interminabile di sequenze che non vogliono smetterla di ronzarti nella testa. Per bambini. Per adulti. Per chi ha voglia di sentirsi cattivo dentro (va molto di moda ultimamente), e poi riscoprire che in realtà la cattiveria è una minima parte di ingestibili segreti che portiamo dentro di noi. Cattivissimi noi, difatti, forse è giunto il giorno di svelare quei segreti.