Cgil. Cisl, Uil con i lavoratori della Electrolux. Senza lavoro a rischio la democrazia

ROMA – Diecimila in piazza a Pordenone dove si è svolta la manifestazione centrale del Primo Maggio.  In testa al corteo i lavoratori della  Electrolux, l’azienda simbolo della crisi in Friuli Venezia Giulia e delle tante crisi di grandi e piccole imprese sparse in tutta Italia.

Con loro   i segretari di Cgil, Cisl, Uil  per chiedere al governo di mettere il lavoro al centro delle politiche. lavoro non si crea per legge, ma attraverso  politiche industriali, lotta alle rendite e continuando con maggiore decisione sulla strada della riduzione del carico fiscale sui redditi di lavoratori e pensionati. Vertenze come quella di Electrolux, hanno affermato i segretari generali delle tre Confederazioni  sono un monito anche per un’Europa che non può essere governata sulla base di trattati fatti ai tempi della crescita, ma con nuove scelte capaci di superare una crisi che colpisce tutto il continente

Camusso:una legge non crea lavoro

 

“Smettiamola di creare leggi. Una legge non crea lavoro, una legge può anche cancellare la speranza di lavoro”. “Le leggi non ci servono- ha affermato Susanna Camusso- ci serve la certezza che le politiche ci saranno”. E’ questo il messaggio, riferisce Rassegna sindacale , che il segretario generale della Cgil ha voluto lanciare che  all’esecutivo dal palco di Piazza XX settembre. Serve “un governo a difesa dei lavoratori e del lavoro, senza lavoro, questo Paese corre un grandissimo rischio”, “mette a rischio la democrazia”.“Non si pensi che si possa continuare, come è stato fatto in questi anni, con una politica che scarica i costi sui lavoratori e sui pensionati, che non ha creato posti di lavoro e che continua a impoverire il Paese”, ha proseguito . Poi si è rivolta al presidente del Consiglio che ha annunciato la riforma della pubblica amministrazione. la riforma della Pa “Mi  pare- ha detto-che siamo ancora ai titoli e agli annunci. L’abbiamo detto ben prima che lo dicesse il governo che era necessaria una riforma. Riteniamo che non si possa fare una riforma di una macchina come quella della Pa senza coinvolgere il lavoro e valorizzandolo. Bisogna tornare all’autonomia della Pubblica amministrazione. bisogna tornare alle competenze e ai concorsi”.

Bonanni. Al premier chiediamo progetti chiari

 A Renzi  si è rivolto anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Se il premier ha seriamente voglia di occuparsi dei problemi, il sindacato è qui, disponibile”, ma chiede “progetti chiari e trasparenza.Basta, con un teatrino che fa il Paese sempre meno governabile e tra i meno democratici di Europa”.”

 Angeletti. Serve un governo che faccia le cose

“Serve un governo che le cose le faccia”, ha  sottolineagto  il leader della Uil Luigi Angeletti. “Cambiare il Paese si deve e si può ma insieme ai cittadini italiani,, quindi anche “ai sindacati”. Serve per i milioni di persone che si iscrivono ai sindacati”, “Occorre non solo umiltà- ha proseguito- ma vera conoscenza dei problemi di questo Paese. Serve il  dialogo con i cittadini, confronto” “Governare questo paese- ha affermato- è necessario”.  E sulla riforma della Pubblica amministrazione sottolinea che  “non si può fare una riforma contro i lavoratori.”  La manifestazione- riferisce Rassegna sindacale è stata  aperta dal sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti,  presente  la presidente della Regione Debora Serracchiani, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil . 

“È un grande segnale di attenzione delle segreterie nazionali – ha dichiarato il segretario della Cgil Friuli Venezia Giulia Franco Belci – nei confronti di una regione investita in pieno dalla crisi, come testimoniano la vertenza Electrolux, quella della Ideal Standard, della Ferriera, della Detroit, dei due distretti della Sedia e del Mobile. 

“I diecimila scesi in piazza oggi qui a Pordenone – queste le parole del segretario regionale della Cisl Giovanni Fania – lanciano un segnale di speranza a un Paese che deve rilanciare il lavoro attraverso le politiche industriali. Un segnale che deve essere raccolto da chi ci governa a tutti i livelli, dal Governo fino alle istituzioni regionali e locali”. “È importante –  sottolinea Giacinto Menis, leader della Uil Fvg – che le nostre confederazioni nazionali abbiano acceso un faro su questa crisi, che non mette in discussione soltanto il destino di un’azienda fondamentale per questo territorio, ma le linee di sviluppo di un Paese che non può prescindere dal suo manifatturiero, il secondo d’Europa, e quindi dalle politiche industriali. Questo a maggior ragione in un territorio come quello del Friuli Venezia Giulia, dove il 40% dei dipendenti privati è occupato nel manifatturiero”.

 

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