Ilva di Taranto. Gnudi nuovo commissario

Mancano i fondi a rischio il piano ambientale e le bonifiche

TARANTO – Da domani Piero Gnudi sarà il nuovo commissario dell’Ilva. Gnudi, 76 anni, bolognese, ex ministro dell’esecutivo Monti ed ex presidente Enel, è stato nominato venerdì scorso dal Governo al posto di Enrico Bondi. Il nuovo commissario dovrà innanzi tutto fronteggiare  la  grave crisi finanziaria in cui versa l’azienda. Le casse dell’Ilva sono infatti vuote e la garanzia del pagamento degli stipendi di maggio ai 15mila dipendenti della società, di cui 11mila solo a Taranto,  non significa certo che la situazione sia tranquilla e stabile. L’Ilva è  inoltre in arretrato con i pagamenti ai fornitori, sono infatti circa 200 le imprese pugliesi in credito di un arretrato che si aggira attorno ai 46 milioni. 

Ma non è tutto. La realtà più problematica da affrontare sarà quella relativa al piano ambientale. I costi di attuazione del piano si aggirano attorno a 1,8 miliardi e al momento non esistono garanzie in ordine ai finanziamenti per poterlo concretizzare.

Insomma la grave crisi di liquidità in cui versa l’Ilva resta un fronte aperto e si rifletterà inevitabilmente sulla prosecuzione del risanamento degli impianti, prescritto dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale), tant’è che l’azienda ha dovuto anche fermare l’ordine dei quattro nuovi filtri a manica previsti nel reparto dell’agglomerato, in sostituzione degli attuali elettrofiltri allo scopo di abbattere ulteriormente le emissioni di diossina. Attualmente sono circa 60  le imprese e 800 i dipendenti coinvolti per i lavori di bonifica, che rischiano ora di subire uno stop. 

Ma sono anche altri i problemi che dovranno essere affrontati in tempi brevi. In particolare quelli per la bonifica all’esterno della fabbrica, ovvero nella zona del rione Tamburi di Taranto e nel vicino comune di Statte. Stavolta  il fermo dei lavori non è però dovuto alla carenza di risorse economiche, ma al pensionamento di Alfio Pini, comandante generale del Corpo dei Vigili del Fuoco, nominato commissario della cabina di regia dal Governo Monti a gennaio 2013.  Dunque un fermo dovuto alla mancanza di coordinamento per i diversi interventi da effettuarsi.  E’ inoltre di venerdì la segnalazione da parte della Regione Puglia al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, relativa al congelamento dell’uso di 60 milioni di euro trasferiti dalla Regione per l’ambientalizzazione delle aree urbane più colpite dall’inquinamento, dovuto proprio a questo “svuotamento della cabina di regia”. Proprio oggi la Uil di Taranto ha chiesto la proroga dell’incarico a Pini.  “L’attività di coordinamento dalla cabina di regia – dice la Uil – è stata a dir poco esemplare. Un confronto democratico che, dopo le diffidenze iniziali, si è trasformato in un’utile azione di conoscenza sullo stato di avanzamento delle iniziative che si andavano assumendo. Inoltre – aggiunge la Uil – la positività dei risultati ottenuti ci ha spinto a proporre di estendere il ‘modello’ relazionale adottato dal commissario Pini anche a realtà che trattano problematiche non dissimili: l’ambito sanitario ad esempio”. Per la Uil di Taranto “si è quindi creato un patrimonio di esperienze e di conoscenze che potrebbero utilmente giovarsi di una continuità di azione da noi reputata necessaria”. 

Denunciate malattie alla tiroide e morti per tumore nel reparto carpenteria

Intanto in attesa che Gnudi possa compiere le prime mosse per cercare di venire a capo di tutte le criticità finora emerse, rimane sempre  preoccupante il dilagare di alcune frequenti patologie tra i lavoratori di alcuni reparti.  I  sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm  effettueranno domani un sopralluogo nel reparto carpenteria dell’impianto. Qui sono stati infatti segnalati casi gravi di malattie alla tiroide, ma anche decessi per tumore, l’ultimo si è verificato nelle scorse settimane, vittima Nicola Darcante, operio tarantino. Il reparto della carpenteria è attualmente anche oggetto di un’indagine della Procura di Taranto che ha acquisito le relazioni fatte dallo Spesal, il Servizio Asl. Un recente rapporto dell’ex commissario Ilva, Enrico Bondi è stato inoltre motivo di scontro con il direttore generale dell’Arpa Puglia Giorgio Assennato. “Destituita di fondamento – ha scritto il direttore generale – è l’affermazione contenuta nel rapporto del dottor Bondi secondo cui Arpa avrebbe escluso ogni nesso causale tra esposizione lavorativa e incidenza di tumori nei lavoratori del reparto”. E ancora: “Le conclusioni del commissario Bondi, che escludono il nesso causale tra esposizione dei lavoratori e incidenza dei tumori, essendo basate su evidenze non documentate, devono considerarsi puramente autoreferenziali”. Nella relazione del 20 maggio scorso Bondi aveva scritto che, per quanto riguarda la «mansione di carpentiere e vetroresinatore e il carcinoma tiroideo presso l’area carpenteria, si è immediatamente provveduto ad effettuare – con gli enti sociali competenti, con il Politecnico di Torino e con ditte terze specializzate – i monitoraggi ambientali presso l’area oggetto”. Secondo Assennato, “è necessaria la programmazione e la realizzazione di un rigoroso e serio studio epidemiologico, condotto in modo trasparente da ricercatori indipendenti e qualificati. Tale studio richiederebbe tempi adeguati, certamente non inferiori ad un anno”.

Insomma la situazione dell’Ilva tra mancanza di scelte strategiche, di un reale piano industriale, pressione finanziaria, crisi di liquidità, rimane ‘pericolosamente’ grave e avvitata su stessa. Da qui forse la cautela e le perplessità espresse da parte del sub commissario Edo Ronchi (nominato un anno fa) nel continuare il suo mandato, e a cui è stato invece richiesto esplicitamente di non mollare e restare a coadiuvare l’operato di Gnudi. 

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