Ocse. Italia ancora in recessione

ROMA – Che la famosa luce alla fine del tunnel sia ormai solo negli annunci del nostro Governo è un dato che si legge nella realtà quotidiana di questo Paese. A mettere per iscritto che per l’Italia i tempi bui sono ancora ben lungi dal terminare ci ha pensato oggi l’Ocse.

L’organizzazione parigina ha infatti reso noti oggi gli aggiornamenti delle sue previsioni economiche per il 2014 ed il 2015. Nell’Interim Economic Assessment Parigi prevede un taglio molto pesante sull’andamento del nostro Paese con le previsioni di andamento del Pil nel corso del 2014 che, rispetto alle previsioni contenute nell’Economic Outlook pubblicato il 6 maggio scorso, passano dal più 0,5 per cento al meno 0,4. Un taglio di 0,9 punti percentuali che potrebbe riportare al centro della discussione politica l’incubo dei contribuenti italiani, la ‘manovrina correttiva’.

E ancora peggio andrebbe nel 2015 secondo l’Ocse che taglia la previsione di un punto percentuale tondo, passandolo da più 1,1 per cento ad un più 0,1 per cento che ha il sapore di una beffa. Il problema di queste previsioni resta però il confronto con l’andamento delle maggiori economie europee e mondiali, l’Ocse ha infatti rivisto al lieve ribasso le previsioni un po’ per tutti, ad esclusione di Gran Bretagna e Canada, ma mentre per altri ha usato la limetta per noi l’accetta.

L’Italia si conferma infatti fanalino di coda tra i Paesi del G7.

Ocse. Crescita ancora debole

Per carità, l’Ocse non dispensa fiori in giro e si dice preoccupato per l’andamento della domanda e per il rischio deflazione, soprattutto in Europa, ma l’Italia resta il Paese più vicino all’orlo del burrone.

L’Ocse vede infatti una “ripresa solida” negli Usa, prossima al trend in Giappone e Cina e in via di rafforzamento in India.  Mentre vede, per l’Europa in generale e nell’Eurozona in particolare, una crescita  che appare destinata a restare molto debole nel breve termine.  Secondo Parigi la ripresa in Eurolandia è “rimasta deludente, soprattutto nei maggiori Paesi, Germania, Francia e Italia”. 

A preoccupare maggiormente resta il calo della fiducia e dei consumi che si esplicano in un calo dell’inflazione che dura da tre anni e che ha portato il Vecchio Continente sull’orlo della deflazione. Per Parigi, infatti, un’inflazione prossima allo zero “chiaramente aumenta il rischio di una caduta nella deflazione, il che potrebbe perpetuare la stagnazione e aggravare il peso del debito”.  Come vie d’uscita l’Ocse stimola la UE alla flessibilità fiscale ed all’utilizzo dei fondi così liberati per sostenere la crescita. Per gli altri Paesi l’Ocse prevede per gli Usa un Pil a più 2,1 per cento quest’anno e più 3,1 per cento nel 2015. Per l’area euro più 0,8 per cento del Pil complessivo nel 2014 e più 1,1 per cento nel 2015.  In Germania la crescita continuerà ad essere solida, più 1,5 per cento sia quest’anno che il prossimo, e in Francia più 0,4 per cento sul 2014 e un più 1 per cento sul 2015.  Per il Giappone è previsto più 0,9 per cento quest’anno e più 1,1 per cento il prossimo, nel Regno Unito più 3,1 per cento e più 2,8 per cento. 

L’Ocse ricorda infine come una crescita moderata comporterà un mercato del lavoro altrettanto fiacco, soprattutto in Europa, ed un commercio globale ancora lento. Non può mancare, ovviamente, un minimo di ottimismo con la crescita che dovrebbe migliorare tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo.

 

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