Istat: inflazione praticamente ferma

L’unica crescita che non si arresta è quella dell’economia sommersa. Un quadro devastante, che il Governo deve affrontare con urgenza

Dopo sette mesi di calo l’inflazione a settembre si conferma positiva, con una timida crescita del +0,1% (rimane comunque negativo il dato acquisito per il 2016, pari al -0,1%).  Inezie, rispetto alla grave situazione di stallo che il Paese ancora vive. Fino a quando non si daranno risposte concrete in termini di redistribuzione dei redditi e crescita dell’occupazione (specialmente quella giovanile), la ripresa, quella vera, stabile e duratura, rimane lontana.

È compito del Governo, ora, mettere da parte polemiche e campagne, per dedicarsi con decisione all’avvio di una nuova fase di sviluppo, che punti sulla ricerca, sull’innovazione, sulla modernizzazione e la creazione di infrastrutture, sulla valorizzazione dell’offerta turistica. Si tratta di operazioni prioritarie, che rimetterebbero in moto il mercato del lavoro (praticamente fermo, come si osserva dai dati recenti) e la domanda interna (che dal 2012 al 2015 ha conosciuto un calo del -10,2%, pari a circa 72,2 miliardi di Euro). È evidente, quindi, che per far ripartire l’economia bisogna intervenire su tutti quei fattori che comprimono la domanda interna, in primo luogo la crescita delle tariffe, che meriterebbero un maggiore controllo: basterebbe pensare che nel periodo 2013-2016 l’aumento della Tari è stato di 20 volte in più rispetto l’inflazione.

Dai dati odierni dell’Istat emerge che l’unico settore che non conosce crisi è quello dell’economia  sommersa e illegale, che nel 2014 vale circa 211 miliardi di Euro, pari al 13% del Pil (con un aumento, in un anno, di quasi 5 miliardi).

Un dato grave e ingiustificabile, che però torna sempre utile nel calcolo delle stime economiche del Paese, dal momento che nel 2014, nella nuova metodologia per la redazione dei conti pubblici (SEC2010), nel calcolo del Pil sono stati introdotti il “Sommerso Economico” ed alcune attività illegali.

Non si include nel calcolo tutta l’economia criminale, ma solo quelle attività illegali che consistono in uno scambio volontario tra soggetti economici, quali il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione, il contrabbando di sigarette.

Se l’economia va avanti grazie a tali attività non c’è nulla di cui rallegrarsi. Il Governo intervenga e, attraverso le risorse ricavate dal contrasto a evasione e attività illegali, stanzi i necessari investimenti per la crescita e la ripresa occupazionale.

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