Sanità. Introdurre l’interruzione gravidanza volontaria

Il servizio è inesistente in alcune regioni. La Federconsumatori scrive al Ministro della Salute

 
ROMA – Il grave episodio verificatosi a Jesi nei giorni scorsi dimostra quanto sia sempre più difficile garantire il servizio di interruzione di gravidanza negli ospedali pubblici. Per questo è urgente un intervento mirato per dare piena attuazione alla legge e garantire il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e con le modalità previste dalla legge n.194/78. L’obiezione di coscienza dei medici, infatti, è  in costante crescita e riguarda  oltre l’80% dei ginecologi e oltre il 50% di anestesisti e ostetriche.
In concreto, Il diritto di obiezione dei medici  nega alle donne il diritto, garantito dalla legge, di interrompere la gravidanza. Questo rappresenta una grave lesione dei diritti delle donne costituzionalmente garantiti e soprattutto un “conflitto di diritti”, ovvero quello delle donne e quello dei medici. Conflitto che va sanato  con urgenza perché lede gravemente la libertà di scelta delle pazienti. Dove sono e cosa fanno le Regioni che, per legge, sono chiamate a garantire l’attuazione della legge 194?
Quali sono i dati aggiornati rispetto alle richieste ed alle interruzioni di gravidanza effettuate?
La grave carenza del servizio pubblico in questo senso costringe le donne ad abortire all’estero, oppure a ricorrere alla sanità privata e, nei casi peggiori, a pratiche illegali e pericolose.
Interessante il messaggio “il buon medico non obietta”, della Consulta di Bioetica Onlus, perché rimette in primo piano le esigenze della donna. Il buon medico non è colui che non pratica le interruzioni di gravidanza, ma quello che sta vicino alla sua paziente e non la lascia sola in un momento difficile.
La Federconsumatori si impegna a fare una richiesta esplicita al Ministero della Salute al fine di monitorare la dilagante violazione dei diritti garantiti dalla legge 194/78.

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