Salute. Epatite E, Siv: registrati almeno 30 casi autoctoni

Presidente Ruggeri: “Il virus si trasmette da animale a uomo”

 

ROMA –  – Alcuni virus possono essere trasmessi dall’animale all’uomo attraverso la filiera alimentare. In particolare c’e’ un virus, ancora poco conosciuto, che sta dando risultati singolari: si tratta del virus epatite E, che colpisce il suino di allevamento in forma asintomatica, ma che soprattutto – fanno sapere gli esperti- puo’ colpire anche l’uomo. La produzione di insaccati suini, in particolare, sembra aver causato problemi in giro per il mondo. E se la questione interessa attualmente diversi paesi europei, Francia, Olanda e Inghilterra in primis, si contano almeno 30 casi autoctoni anche in Italia. Per saperne di piu’ la Dire ha intervistato Franco Maria Ruggeri, presidente della Societa’ Italiana di Virologia e dirigente di ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanita’.

 

– Che cos’e’ il virus epatite E?

“Si tratta di un virus che da’ nell’uomo un’epatite acuta, non molto diversa dall’epatite A. L’infezione epatica che ne scaturisce e’ causata nello specifico dal virus HEV (Hepatitis E Virus). Fino a una decina di anni fa il virus dell’Epatite E veniva prevalentemente acquisito con viaggi all’estero, per lo piu’ in paesi endemici; mentre piu’ di recente c’e’ stato un numero crescente di segnalazioni di casi, non spiegabili con viaggi all’estero, sia in Europa sia in Italia. Tali virus sono apparsi molto simili geneticamente ai virus che infettano il suino”.

 

– Quali sono i sintomi?

“Dopo un periodo di incubazione asintomatico, che puo’ durare da 2 a 6 settimane, compaiono i sintomi che sono molto simili a quelli dell’epatite A. In particolare febbre, stanchezza, dolore addominale, perdita di appetito, nausea, vomito, urine scure, ittero. Nella maggior parte dei casi i sintomi sono lievi e si risolvono nel giro di poche settimane. Raramente e’ descritta come fulminante e normalmente ha una mortalita’ molto bassa, inferiore all’1% dei casi infetti. Non ha poi tendenza a cronicizzare, e solo di rado puo’ compromettere gravemente la funzionalita’ epatica”.

 

– Che tipo di soggetti colpisce?

“Prevalentemente adulti normali. Ma sono sempre piu’ considerati a rischio particolarmente elevato i soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive, come i trapiantati, i quali possono contrarre una forma di virus che va verso una cronicizzazione dell’epatite. Questa, nei casi piu’ gravi, puo’ anche trasformarsi in cirrosi e condurre il soggetto persino alla morte”.

 

– Come si guarisce dall’epatite E?

“Normalmente l’epatite E si risolve col tempo, non esiste alcun tipo di cura specifica: viene cosi’ come va via. Evidentemente nel corpo avviene una stimolazione del sistema immunitario con la produzione di anticorpi, che risolve la malattia senza lasciare segni”.

 

– Quali sono stati finora i Paesi interessati al virus? Esistono dati in merito? “

 

Trattandosi di un virus a possibile trasmissione zoonotica e alimentare si va su un terreno minato. Per questo non esistono ancora molti dati in merito, anche se diversi sono stati gli studi scientifici pubblicati su riviste quotate sia di veterinaria sia di virologia umana. Questi studi in particolare sono stati condotti in Francia, in cui un numero molto basso di casi sporadici e focolai epidemici sono stati riferiti al consumo di salsiccia di fegato fresca. Prodotto tipico, questo, del sud della Francia e della Corsica. Quanto ai Paesi maggiormente interessati ad affrontare la problematica, ci sono Olanda (dove il problema nei soggetti trapiantati e’ emerso per primo pochi anni fa), Inghilterra, Francia e Spagna”.

 

– E in Italia?

“È verosimile che si tratti di un problema che possa emergere anche nel nostro Paese. In realta’ nell’ultimo decennio ricercatori di Roma e Milano hanno dimostrato che su un totale di circa 150 casi confermati di epatite E in tutt’Italia, almeno 34 non erano ascrivibili a viaggi in paesi endemici, come quelli Asiatici. Nonostante la diagnostica virologica sia ancora complicata, in almeno 7 di questi casi sono stati identificati virus HEV di genotipo 3, simili a quelli che circolano nei suini, mentre in 4 era presente virus di genotipo 4. Del resto, una vasta diffusione di HEV g3 anche negli allevamenti suini Europei e Italiani e’ stata ampiamente dimostrata. Anche nel nostro Paese, quindi, esiste un potenziale rischio legato alla trasmissione zoonotica ed eventualmente al consumo di carne fresca, come appunto salsicce di fegato. Questo rischio non e’ ancora emerso in modo evidente, ma dobbiamo controllarlo ed e’ per questo che ci stiamo lavorando”. 

 

– Esistono altre varianti dello stesso virus?

“Ce ne sono diverse, anche se la principale e’ quella riscontrata in Europa e in Italia. In questo caso parliamo esattamente del genotipo 3, che infetta largamente, come gia’ detto, sia il suino in modo asintomatico che l’uomo sporadicamente, anche attraverso piccoli focolai verosimilmente legati ad una fonte comune. In Europa, e recentemente anche nel Lazio, sono descritti anche rari casi di genotipo 4, che pure infetta sia il suino che l’uomo. Quanto ai genotipi 1 e 2, che invece interessano solo l’uomo e sono piu’ aggressivi, questi si trovano in altre aeree del mondo, come in Africa del centro-nord e nei paesi asiatici”. (DIRE)

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