La controversa beatificazione di Wojtyla, maledetto dalle Madres de Plaza de Mayo

CITTA’ DEL VATICANO – Questa mattina alla cerimonia, chiamata in latino ‘Angelus’, che ogni domenica si svolge a Piazza San Pietro, territorio delle Sato vaticano, il capo dei cattolici, un pastore tedesco che di cognome fa Ratzinger, ma che si fa chiamare dai suoi credenti Benedetto XVI, ha ricordato agli spettatori la figura di Giovanni Paolo II, definendolo  “grande Pontefice e testimone di Cristo”.

Ratzinger, con la sua solita voce stentorea, ha cantilenato: “Cari fratelli e sorelle ieri ricorreva il sesto anniversario della morte del mio amato predecessore, il venerabile Giovanni Paolo II. A motivo della sua prossima beatificazione non ho celebrato la tradizionale Messa di suffragio per lui, ma l’ho ricordato con affetto nella preghiera, come penso tutti voi. –  Poi ha concluso –  Mentre, attraverso il cammino quaresimale, ci prepariamo alla festa di Pasqua, ci avviciniamo con gioia anche al giorno in cui potremo venerare come Beato questo grande Pontefice e Testimone di Cristo e affidarci ancora di più alla sua intercessione”.
La beatificazione dell’ex papa Wojtyla, che ha messo in fibrillazione il sindaco di Roma avverrà il prossimo primo maggio: “È una sfida organizzativa, forse la più dura di sempre per Roma” dice al settimanale Gente Alemanno a proposito della beatificazione di papa Wojtyla del 1° maggio che avverrà  in coincidenza con il tradizionale mega concerto dei sindacati in piazza San Giovanni.
“Accoglieremo nel migliore dei modi i devoti.” Ha detto, il sindaco di Roma ricordando la sua accorata devozione nel periodo dell’agonia di Wojtyla: “in tanti hanno sentito il bisogno di stargli vicino e di pregare per lui a piazza San Pietro. C’ero anch’io”.

A questa adesione di fede alemannica si è associata anche la grande presidente della Regione Lazio,
Renata Polverini: “Nella ricorrenza dell’anniversario della morte di Giovanni Paolo II rivolgiamo il nostro pensiero alla figura di Karol Wojtyla, interprete di una vita straordinaria al servizio della Chiesa e degli uomini. Papa Wojtyla continua ad essere modello di fede, di temperanza e di coraggio. Nel corso del suo lungo, intenso pontificato ha accompagnato l’Uomo alle soglie del Terzo Millennio offrendo sempre una testimonianza cristallina a difesa della persona umana con particolare predilezione verso gli ultimi, gli indifesi, i poveri, esempio per tutti, anche per i non credenti.”

Non c’è che dire, dichiarazioni degne della Polverini, alla quale vorremmo, umilmente, ricordare due cosette che … diciamo così, appannano un tantino la cristallina santità del suo “modello di fede”. Parliamo dell’amicizia di Wojtyla per i militari golpisti criminali del Sudamerica dimostrata sia per la sua ‘miracolosa’ apparizione al fianco di Pinochet sullo stesso balcone della Moneda a cui si affacciò Allende prima di essere trucidato, sia per il suo personale ed ufficiale intervento presso il governo inglese per impedire l’estradizione del macellaio cileno in Spagna, perché fosse processato per l’assassinio di alcuni cittadini spagnoli.
Per quegli atti, che offendono la memoria di migliaia di desaparecidos, le Madri della Piazza di maggio scrissero a Wojtyla una durissima lettera. La scrissero proprio a quell’uomo che, secondo il suo degno successore Ratzinger: “tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva anche quella di un’eccezionale sensibilità spirituale e umanistica”. Non la pensavano così las Madres de Plaza de Mayo quando scrissero quella lettera di cui riportiamo alcuni brani: “Ci rivolgiamo a Lei come ad un cittadino comune perché ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di Papa nel Vaticano, senza conoscere né aver sofferto in carne propria il pungolo elettrico (picana), le mutilazioni, lo stupro, si animi in nome di Gesù Cristo a chiedere clemenza per l’assassino. (…) Signor Giovanni Paolo, nessuna madre del terzo mondo che ha dato alla luce un figlio che ha amato, coperto e curato con amore e che poi è stato mutilato e ucciso dalla dittatura di Pinochet, di Videla, di Banzer o di Stroessner accetterà rassegnatamente la sua richiesta di clemenza.  Noi La incontrammo in tre occasioni, però Lei non ha impedito il massacro, non ha alzato la sua voce per le nostre migliaia di figli in quegli anni di orrore.

Adesso non ci rimangono dubbi da che parte Lei stia, però sappia che sebbene il suo potere sia immenso non arriva fino a Dio, fino a Gesù.  Molti dei nostri figli si ispirarono a Gesù Cristo, nel donarsi al popolo.
Noi, la Associazione ‘Madres de Plaza de Mayo’ supplichiamo, chiediamo a Dio in una immensa preghiera che si estenderà per il mondo, che non perdoni Lei signor Giovanni Paolo II, che denigra la Chiesa del popolo che soffre, ed in nome dei milioni di esseri umani che muoiono e continuano a morire oggi nel mondo nelle mani dei responsabili di genocidio che Lei difende e sostiene, diciamo: No lo perdone, Señor, a Juan Pablo Segundo.
Asociación Madres de Plaza de Mayo”.

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