Studenti più competenti, non fannulloni, ma a rischio precarieta’

 

ROMA – I dati del XVI rapporto AlmaLaurea su oltre 230mila neolaureati registrano una modifica dell’atteggiamento degli studenti nella scelta del percorso formativo a causa della precarietà lavorativa, il 66% dei neolaureati desidera un posto di lavoro fisso, il 76% degli studenti ha scelto di rispondere all’incertezza lavorativa rafforzando il proprio livello di competenze.

“Quando affermavamo di non essere choosy di fronte alle accuse dell’allora Ministra Fornero” – afferma Federico Del Giudice, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza -” avevamo ragione, questi dati lo dimostrano. Gli studenti hanno reagito alla crisi laureandosi più velocemente e acquisendo maggiori competenze per paura dell’incertezza occupazionale. Bisogna smettere di far ricadere sugli studenti e sulle studentesse di questo paese la responsabilità di una disoccupazione giovanile al 42,7%. Il problema deve essere cercato e risolto nel mercato del lavoro ed in questo sistema di sviluppo che da una parte, come dimostrano i dati AlmaLaurea, spinge il 76% degli studenti ad ultraprofessionalizzarsi, ma dall’altra non è in grado di dare spazio professionale ai giovani ad alta qualificazione, costretti ad emigrare o ad accondiscendere alla parcellizzazione delle competenze.” 

“Il 66% degli studenti e delle studentesse non vogliono un lavoro precario.” – Continua Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link-Coordinamento Universitario – “Oggi la precarietà nella forma dei tirocini non retribuiti e delle nuove tipologie contrattuali atipiche sembra essere diventata una prassi. Il Jobs Act di Renzi, in linea con le politiche dei Governi precedenti, continua con la strada della precarizzazione senza comprendere quanto questa nostra generazione desideri maggiore possibilità di autodeterminazione e dignità lavorativa.” 

“Non accetteremo” – conclude Danilo Lampis, coordinatore nazionale Unione degli Studenti – “riforme dell’istruzione e formazione tecnica e professionale che continuino il trend della professionalizzazione e dequalificazione tout-court della scuola pubblica. La scuola non deve insegnare un mestiere in azienda, ma competenze a 360 gradi. Nel paese con il più basso tasso di laureati in Europa insieme alla Romania, forzare sul sistema duale tedesco, quando ad oggi un laureato ha il 13% in più possibilità occupazionale, è un ossimoro: significa voler preparare una nuova classe precaria, manodopera pronta all’uso e pronta ad accontentarsi.” 

 

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