Salute. Correlazione tiroide-mente

Garofalo: “Attenzione a certi comportamenti, un milione ‘veri’ malati

ROMA – La tiroide e’ una ghiandola endocrina a forma di ‘H’, o farfalla, posizionata nella regione anteriore del collo, davanti alla trachea. Con un peso di circa 20 grammi nell’adulto, ha dimensioni modeste, malgrado ricopra un ruolo fondamentale per il nostro benessere. Intanto si e’ da poco conclusa la Settimana mondiale della tiroide, nel corso della quale sono emersi nuovi dati: più di 300 milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi della tiroide. In Italia ne soffre una persona su 5, ovvero un milione di persone; ma se si contano anche i potenziali pazienti tiroidei – fanno sapere gli esperti – arriviamo a circa 10 milioni. Per saperne di più la Dire ha intervistato l’endocrinologo Piernicola Garofalo.

– ‘Tiroide problema sociale, dal corpo alla mente’ e’ stato il tema conduttore della Settimana mondiale della tiroide 2014. Ma e’ vero che esiste una correlazione tra tiroide e mente?

“Esiste indubbiamente una correlazione tra tiroide e mente. A tale proposito abbiamo diversi riferimenti: familiari, personali, storici, letterari. L’ipertiroideo, per esempio, e’ sempre stato configurato come una persona molto attiva, vivace, pronta ad agire; l’ipotiroideo, di contro, nell’immaginario collettivo è uno letargico, con poca voglia di fare le cose, che dorme sempre. Insomma non c’e’ dubbio che, anche nella percezione collettiva, ci sia una netta distinzione tra l’ipertiroideo, esageratamente attivo, e l’ipotiroideo, straordinariamente non attivo”.

– La questione e’ ancora apertissima, ma pare che le pazienti che presentano sintomi di problemi tiroidei spesso vengano trattate con psicofarmaci. Lo conferma? 

“In effetti oggi anche i colleghi psichiatri sono molto, ma molto più adusi a riconoscere eventuali condizioni di ipofunzione o iperfunzione tiroidea, perché succede che i sintomi possano essere confusi, o comunque sovrapponibili.  L’ipotiroidismo per esempio con una sindrome depressiva apatica, mentre l’ipertiroidismo con una condizione euforica e marcatamente ansiosa, talvolta anche eccitatoria in maniera patologica. Allora a volte succede che ragazzi molto agitati, che magari non riescono a stare fermi in classe, vadano ad essere valutati dallo psichiatra. Io stesso ho avuto alcuni ragazzi che mi sono stati ‘mandati indietro’ da neuropsichiatri esperti, perché hanno scoperto che erano ipertiroidei. Questo per dire che l’ipertiroidismo da’ un’irrequietezza estrema che può essere spesso confusa, specie in alcune fasce d’eta’, con una malattia da agitazione psicomotoria globale. Lo stesso vale per le donne di mezza età che vanno poco oltre la menopausa, e che iniziano ad essere un più pacate o sonnolenti, con un aumento anche del colesterolo. Anche per loro può accadere che vengano inviate dal neuropsichiatra, dal momento che presentano una sintomatologia sfumatamente depressiva. Insomma, ancora una volta, può capitare che la malattia tiroidea venga confusa con una malattia del comportamento e che dunque si ‘vada in pasto’ ai colleghi psichiatri e alle indicazioni tipiche della farmacologia neuropsichiatrica”.

– La tiroide, oppure ‘ghiandola a forma di farfalla’ – come spesso e’ chiamata – è al centro del nostro benessere… Ma perché e’ così importante?

“Senza tiroide non si puo’ riprodurre, o meglio, la funzione tiroidea e’ indispensabile ai fini riproduttivi. La riproduzione, da un punto di vista ontologico ed evoluzionistico, rappresenta infatti il mantenimento della specie. Morale: così come senza gonadi non si possono avere figli, allo stesso modo, senza tiroide non si possono avere figli. La tiroide e’ quindi centrale nella evoluzione globale della specie. Ma c’e’ anche un altro aspetto: se manca la tiroide, e se non viene trattata, il cervello non si sviluppa correttamente. Ecco allora come la tiroide rappresenta sia il regista della mente sia il regista del corpo. Direi che forse la tiroide e’ l’unico organo che riesce a controllare contemporaneamente il corpo e la mente”.

– Quali sono i segnali delle malattie tiroidee e quali sono i suoi consigli per proteggere questa ghiandola?

“A me non piace mai dare i segnali di malattia, perché poi inevitabilmente diffondono la probabilità di sentirsi malati, quando uno ne parla, e questo non mi pare educativo. Quello che e’ importante, piuttosto, e’ conoscere le malattie tiroidee e capire perché e a chi possono capitare. Va certamente bene riconoscere la sintomatologia, ma in generale credo che occorra essere informati e, più che preoccuparsi, occuparsi dell’esistenza della tiroide. In generale tali malattie possono capitare a gruppi specifici di persone, come a chi ha una familiarita’ per gozzo, noduli, tiroiditi, ecc. Certo e’ che abbiamo un dato epidemiologico che ci inchioda: oggi in Italia, tra pazienti con noduli tiroidei, pazienti con gozzo, pazienti con tiroidite autoimmune, pazienti insomma che hanno a che fare con la tiroide, contiamo circa 10 milioni di potenziali pazienti tiroidei, che e’ un gran numero. È ovvio che gran parte di questi non richiederà terapie o controlli specifici, ma e’ un grande bacino epidemiologico su cui inevitabilmente, anche se per piccole percentuali, la malattia tiroidea può diventare eclatante o addirittura minacciosa per la vita. I malati ‘veri’ corrispondono circa al 10%, parliamo quindi di un milione di persone. In ogni caso il farmaco tipico della malattia tiroidea, la leutoxina, nel nostro Paese e’ ai primissimi posti per consumo di farmaco su base annuale. Questo da’ l’idea di quanto sia diffusa la malattia tiroidea”.

(Dire)

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