Popolo Viola. “L’8 novembre in piazza per chiedere le dimissioni del Premier”

ROMA – Il Popolo Viola torna in piazza perchè non è più disposto ad accettare la vergognosa situazione che come un uragano si sta abbattendo nel panorama politico nazionale.

Insomma “Siamo alla frutta” – come recita il loro comunicato -, il nostro Paese è piombato in una situazione politica, sociale, economica e culturale non più sopportabile. Anche un bambino si accorgerebbe che l’Italia è allo sbando: ad una crisi economica sempre più pressante si aggiunge una crisi democratica che è diventata palese.”
E poi: “Il Presidente del Consiglio forza le istituzioni, trasferisce l’impunità di cui pensa di godere a minorenni che dovrebbero essere affidate ai servizi di recupero e racconta frottole alla Questura (“la ragazza è la nipote di Mubarak”).”

“Che la situazione italiana sia arrivata ai suoi livelli più bassi se ne sono accorti – finalmente! – anche i suoi ex alleati politici ed il maggiore partito di opposizione”  -continua il comunicato del Popolo Viola –  . E’ arrivato il momento di fermare questa spirale di degrado e malcostume in cui il Premier ci ha trascinati, e manifestare tutti insieme, cittadini, forze politiche e movimenti della società civile, il nostro dissenso e la nostra indignazione. Perché tutto questo non è più tollerabile. Tutti insieme ribadiamo a gran voce: BERLUSCONI DIMISSIONI!”
Per questo motivo il movimento viola chaima a raccolta tutti coloro che hanno  a cuore il futuro democratico del  Paese. L’appuntamento promosso dal Popolo Viola è fissato per lunedì 8 novembre, dalle ore 15, alla riapertura delle Camere,  davanti a Montecitorio e in altri luoghi simbolici di tante altre città italiane. L’intenzione come ci conferma un loro portavoce è quello di  manifestare il dissenso e pretendere che “se Berlusconi non capisce che è venuto il momento di mettere la parola FINE al suo inadeguato ruolo di Capo del Governo che siano le forze democratiche presenti in Parlamento a sfiduciarlo per restituire il Paese alla normalità costituzionale.”

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