Immigrazione. Proteste in un Paese sempre più incattivito

ROMA – “Contro i rifugiati monta la protesta di un Paese sempre più incattivito e chiuso in se stesso, incapace di vivere ‘l’altro da sé’ come una risorsa anziché un nemico da allontanare”.

Lo scrive in una nota l’Arci dopo le proteste contro l’arrivo di rifugiati inscenate a Quinto, in provincia di Treviso, e a Casale San Nicola a Roma. “Il veleno della propaganda razzista – continua la nota – che in questi anni ha scavato a fondo in un’opinione pubblica sempre più disorientata, sta dando i suoi perfidi frutti. Un razzismo che si esprime in forme diverse, sottili, che non ha bisogno di essere urlato e che per questo è tanto più pericoloso”. A Quinto i residenti hanno “addirittura scelto di dormire nel prato antistante pur di non ‘contaminarsi’ con i giovani africani, mentre i militanti di Forza Nuova davano fuoco agli oggetti assemblati in un magazzino per l’arredamento delle abitazioni destinate ai rifugiati”, spiega l’Arci. Nella Capitale, intanto, “Casapound organizza i blocchi stradali per impedire l’accesso dei richiedenti asilo nel quartiere cantando l’inno italiano. Tornano in mente tempi bui della nostra storia”. 

Secondo l’Arci “è passata l’idea dell’invasione, l’idea di un Paese in perenne emergenza. Il tutto per giustificare, politicamente e moralmente, l’incapacità di gestire qualche migliaio di persone in fuga per la sopravvivenza”. Occorre quindi “un grande lavoro culturale, che non può che partire da un’operazione di verità e di conoscenza: verità sui numeri, sui motivi dei flussi migratori, conoscenza di queste persone, delle loro storie, della vita che sono state costrette a condurre”. In autunno, all’apertura delle scuole, l’Arci lancerà “una campagna per la verità, contro i pregiudizi e le discriminazioni, rivolta soprattutto ai giovani ma anche a quanti frequentano le nostre basi   associative”, conclude.

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